Vita Chiesa

BENEDETTO XVI: UDIENZA, «IL CRISTIANESIMO NON È LA VIA DELLA COMODITÀ»

“Il cristianesimo non è la via della comodità, è piuttosto una scalata esigente, illuminata però dalla luce di Cristo e dalla sua grande speranza”. Lo ha detto il Papa, nella catechesi dell’udienza generale di oggi,dedicata alla centralità del mistero della Resurrezione di Cristo come “chiave di volta della cristologia paolina”. “La teologia della croce non è una teoria, è la realtà della vita cristiana”, ha puntualizzato Benedetto XVI, secondo il quale “vivere nella fede in Gesù Cristo, vivere la verità e l’amore implica rinunce ogni giorno, implica sofferenze”. In questa prospettiva, “il credente si trova collocato tra due poli: da un lato, la risurrezione che in qualche modo è già avvenuta e garantita; dall’altro, l’urgenza di inserirsi in quel processo che conduce tutti e tutto verso la pienezza”. Un processo, per il Papa, ben descritto nella Lettera ai Romani: “come tutta la creazione geme e soffre quasi le doglie del parto, così anche noi gemiamo nell’attesa della redenzione del nostro corpo”. Il “vero credente”, in altre parole – grazie alla resurrezione di Cristo,su cui si fonda “la speranza di potere un giorno entrare anche noi con Cristo nella vera nostra patria che sta nei cieli” – si inserisce in quel processo grazie al quale il primo Adamo, terrestre e soggetto alla corruzione e alla morte, va trasformandosi nell’ultimo Adamo, quello celeste e incorruttibile”. “Ai cristiani non è risparmiata la sofferenza”, ha detto a braccio il Papa citando sant’Agostino, perché” vivere la fede esprime il coraggio di affrontare la vita, di affrontare la storia più in profondità: solo così,osando la sofferenza, troviamo la vita nella sua profondità, la sua bellezza, la sua grande promessa”. Per il credente, ha spiegato infatti Benedetto XVI sempre fuori testo, è “importante il cuore che crede il Cristo, ma non basta portare nel cuore la fede: dobbiamo testimomiarla con la vita, e rendere così presente la verità della Resurrezione di Cristo nella storia”. “In questa speranza – le parole con cui il Santo Padre ha concluso la catechesi dell’udienza generale di oggi, di fronte a circa 13 mila fedeli – andiamo con speranza e con gioia”.Dalla predicazione di san Paolo “emerge innanzitutto il fatto della risurrezione, senza il quale la vita cristiana sarebbe semplicemente assurda”. Così il Papa, nell’udienza generale di oggi, ha spiegato la dottrina paolina della giustificazione, in base alla quale “noi siamo giustificati da Cristo morto e risorto”, ha aggiunto il Pontefice a braccio. “L’intero insegnamento dell’apostolo Paolo – le parole di Benedetto XVI – parte dal e arriva sempre al mistero di colui che il Padre ha resuscitato da morte”. In San Paolo “la risurrezione è un dato fondamentale, quasi un assioma previo”, ma “l’originalità della sua cristologia non va mai a discapito della fedeltà alla tradizione”. In questa prospettiva, ha detto il Pontefice fuori testo, san Paolo è “un modello per tutti i tempi del fare teologia”: il teologo, infatti, “non crea nuove visioni del mondo e della vita, è a servizio della verità trasmessa, del fatto reale della Croce e della Risurrezione di Cristo. Il suo compito è farci capire oggi, dietro alle parole, la realtà del Dio con noi e così la realtà della vera vita”.Per San Paolo, ha proseguito il Papa durante la catechesi dell’udienza di oggi, “la novità della risurrezione consiste nel fatto che Gesù viene costituito Figlio di Dio con potenza”. Con la resurrezione, in altre parole, “comincia l’annuncio del Vangelo di Cristo a tutti i popoli, comincia il Regno di Cristo, questo nuovo regno che non conosce altro potere che quello della verità e dell’amore”. La resurrezione, secondo il Papa, “svela definitivamente qual è l’autentica identità e la straordinaria statura del Crocifisso. Una dignità incomparabile e altissima: Gesù è Dio”. Per san Paolo,in sintesi, “la segreta identità di Gesù, più ancora che nell’incarnazione, si rivela nel mistero della risurrezione”. Proprio l’”essere testimone della Resurrezione”, ha ricordato il Papa a braccio, è stato il motivo dell’arresto di san Paolo a Gerusalemme: “Mentre sta davanti al sinedrio come accusato – le parole di Benedetto XVI – ed è in gioco la morte o la vita, Paolo dice: ‘Io sono chiamato in giudizio a motivo della speranza nella Risurrezione dei morti’”. L’espressione “figlio di Dio”, in san Paolo, illustra “l’intimo rapporto di Gesù con Dio, un rapporto che si rivela pienamente nell’evento pasquale. Si può dire – ha concluso il Papa – che Gesù è risuscitato per essere il signore dei morti e dei vivi, per essere la nostra giustificazione”.Sir