Vita Chiesa

BETORI: SENTENZA TAR, TENTATIVO DI COMPRIMERE LIBERTA’ RELIGIOSA

Il cattolicesimo italiano sta uscendo dai recinti nei quali si vorrebbe ridurlo. Così l’arcivescovo di Firenze mons. Giuseppe Betori durante la Messa celebrata stamani nella festività dell’Assunzione della Beata Vergine Maria. “Nel cielo Maria – ha detto l’arcivescovo – porta la sua creaturalità, come già lo fu per Gesù e come lo sarà per noi, se saremo a lui fedeli. Così le cose di questo mondo non scompaiono ma vengono assunte nella dimensione soprannaturale che le svela compiutamente. In quanto destinate all’eterno, le cose di questo mondo non sono indifferenti per il cristiano, che al contrario si trova impegnato a garantirle sempre nella loro verità, proprio perché sa che esse hanno un destino eterno. Non deve pertanto meravigliare se i cristiani si trovano a difendere le radici profonde delle realtà umane, quando esse sono minacciate, in prima fila a custodirne consistenza e integrità. Ne va della loro pertinenza al mondo oltre che della loro visione di fede, perché le cose della terra stanno ad essi a cuore non meno delle cose del cielo, dal momento che esse da quel cielo hanno origine, lì sono destinate, e in quell’orizzonte vanno quindi comprese”. Betori è così tornato sulla sentenza del Tar che negherebbe agli insegnanti di religione di prendere parte agli scrutini. “Questo esige – ha continuato Betori – che non ci siano diserzioni nella difesa delle strutture essenziali del creato – specie nella difesa del centro del creato che è l’uomo –, secondo un progetto che non è a discrezione di qualcuno, essendo invece iscritto nella sostanza vera delle cose: il che vale per la vita umana, dal concepimento al suo naturale declino, ma anche per la famiglia perno della comunità, come per la dignità di ogni persona in tutte le sue fondamentali espressioni e nel riconoscimento dei suoi diritti primari compreso quello alla libertà culturale e religiosa. È cronaca di questi giorni, in ambito educativo, il tentativo di voler comprimere ancora una volta gli spazi di questa libertà in nome di un’astratta laicità, che di fatto nega l’esperienza vitale delle persone e il suo pluralismo. Laicità è, proprio al contrario, riconoscere come tutti possano concorrere alla crescita dell’umano, secondo le prospettive del sentire della gente, senza creare ostacoli artificiali e favorendo l’apporto di tutti invece di negare quello di qualcuno. In questo uno spazio specifico e un valore riconosciuto vanno attribuiti all’esperienza religiosa e alla conoscenza del cattolicesimo in rapporto alla storia della nostra civiltà”. “Su questo fronte di impegno nella storia degli uomini il cattolicesimo italiano sta con determinazione uscendo da quei troppo angusti recinti in cui si vorrebbe talora ridurlo e in alcuni dei quali magari si era egli stesso inconsapevolmente ritirato: fuori dai complessi culturali che inducono fatalmente all’irrilevanza pubblica; fuori dai ghetti di appartenenze aggregative troppo autocentrate; fuori da quell’autoreferenzialità ecclesiale che tarpa le ali alla missione. Un cattolicesimo così – ha concluso Betori -, incrocia naturalmente anche i non credenti: dove è in gioco la sostanza dell’umano si sente il bisogno di stringere legami chiari con quanti hanno a cuore il destino della nostra civiltà”.