Vita Chiesa
Bari, il diario di un congressista
Nella giornata dedicata alla famiglia, la colonna della Chiesa e della società, il padiglione 71 (il più grande, capace di 7000 sedie, ma tanti sono in piedi o seduti a terra) ospita la festa. Un complesso, cantanti, presentatori, intrattenitori, testimoni, un cardinale (Tettamanzi, di Milano, che parla a braccio e si vede che è commosso lui stesso). Ma soprattutto famiglie, complete di figli.
L’orientamento del vescovo sembra essere ampiamente condiviso dai presenti. In una sorta mini inchiesta effettuata in loco, tra il folto pubblico, sono solo pochi coloro che pendono per il voto del 12 giugno. Chi va a votare lo fa per esercitare un diritto ma si esprimeranno con 3 no e un sì. Inoltre sono assai pochi coloro orientati a mantenere la legge 194 tale e quale. Io non solo non andrò a votare. Sono una biologa e conosco perfettamente il problema – fa sapere Laura de Gara, 41 anni, ricercatrice all’Università di Bari – per questo dico che ci vorrebbe più coraggio e porre il problema della legge 194. Si dovrebbe arrivare a modifiche restrittive. L’aborto è un crimine e questa normativa purtroppo non aiuta di certo a comprenderlo. La scelta della donna deve essere più responsabile e andrebbe fatta a monte.
Seduti in un angolo, sui sacchi a pelo arrotolati, una comitiva di sei ragazzi dai 18 ai 27 anni arrivati al Congresso da San Severo, in provincia di Lecce. Si dimostrano antiaboristi convinti. Ovviamente non andranno a votare il 12 giugno, proprio per far saltare il quorum e al contempo chiedono al mondo politico cattolico di avere il coraggio di portare avanti, in prospettiva, l’abrogazione della legge sull’aborto.
Angela, 26 anni, unica ragazza del gruppo aggiunge: non può essere un diritto della donna decidere se sopprimere o meno una vita. Esistono tanti metodi per non rimanere incinta. Poco più in là, però, due signore 40enni di Bari, Elisa e Lucia non solo annunciano che andranno a votare perché è nostro diritto ma si dicono contrarie ad una eventuale abrogazione della legge 194. Personalmente non la condividiamo ma non possiamo togliere questa possibilità alla donna che si trova costretta a prendere questa terribile decisione.
Andrà a votare anche Valentina, 20 anni, studentessa di ostetricia a Lecce (Ogni giorni mi trovo davanti coppie sterili che vorrebbero avere un figlio) ma poi aggiunge: sulla legge 194 non ho dubbi: va abrogata tout cour. Alimenta, infatti, una mentalità poco responsabile. Come si fa a sopprimere un feto di 3 mesi? Quella è vita, mica un ammasso di cellule. Antiaboristi convinti, favorevoli all’abrogazione della 194 e all’astensione al referendum una coppia di signori di Bari, Orazio e Maria Cristina Piccilli: quel giorno andremo in barca, al mare. Quanto all’aborto, sarebbe auspicabile che ci fosse il buon senso di tutelare davvero la vita, vale a dire abrogare quella legge.
Quante divisioni ha il Vaticano? Se vuoi proprio ragionare a numeri, basta guardare il palco. Attorno al presidente dei Vescovi italiani (i movimenti sono nella Chiesa), i rappresentanti dell’Azione Cattolica, di Comunione e Liberazione, dei Neocatecumenali, della Consulta delle Aggregazioni, del Movimento dei Focolari, del Rinnovamento dello Spirito, della Comunità di s. Egidio, dell’Agesci. Alcuni milioni di aderenti, a tenersi bassi. Quello che conta è la qualità, la storia, la conversione, il cammino, la vicenda quotidiana di chi uomo o donna, giovane o adulto, laico o consacrato ritrova appieno il proprio posto nella Chiesa, da soggetto e non più solo destinatario di precetti.
Tanto per stare nella parafrasi delle divisioni, basta pensare alla varietà dei movimenti, alla loro diversità di metodo, di approccio, di stile, di iniziative, di linguaggio e ti vengono in mente i diversi reparti e armi di un esercito. A voi provare ad immaginare chi sono i commandos d’assalto, chi gli sminatori, e poi le truppe di terra, di aria, di mare. Anche i reparti per l’approvvigionamento sono essenziali. Io pensavo ai contemplativi. E se mi passa l’arduo accostamento, il cibo è lo stesso per tutti: il pane consacrato.
Inevitabili i richiami all’attualità. D’altra parte questa è gente che lavora, che consuma, che si ammala, che vota o che decide di non andare a votare. Tra due settimane i referendum. E mai questa volta movimenti e associazioni tutti concordi nella scelta astensionista. Tornano i cattolici obbedienti? Sì, se per obbedienti intendiamo responsabili, partecipi, coerenti. Gli sia concesso. Non si tratta di questioni seconde, ma prime perché toccano le cose ultime, la vita e la morte.
Ad ognuno almeno lo spazio di una perla.
«Il cammino di comunione è condizione per prendere la parola nella Chiesa. Dimmi che domenica vivi e ti dirò che cristiano sei». (Paola Bignardi).
«Che il Mistero diventi compagno. Dal grido di Leopardi per la sua donna, all’incontro con Cristo come incontro con la bellezza che salva il mondo dalla disperazione. A chi gli apre la porta Egli non toglie nulla e tutto dona (Benedetto 16°). Cristo continua a mendicare (nel cuore di ogni uomo, magari sotto un cumulo di macerie) attraverso l’unica forma adeguata alla natura corporale dell’uomo, la nostra libertà per compierla, cioè per attrarla in modo da salvarla». (don Julian Carron).
«Sono il responsabile della prima comunità neocatecumenale sorta a Roma nel 1968. Oggi Kiko non c’è perché in contemporanea incontra 500 famiglie missionarie nei Paesi più scristianizzati, per portare Gesù Eucaristia. Il cammino c’è per aiutare a riscoprire le cose preziose che stanno sotto. Ecco perché le parrocchie devono riaprire i cammini di iniziazione cristiana perché le persone devono iniziare di nuovo, da capo». (Giampiero Donnini).
«Tutto quello che costruisce comunione e porta alla missione è essenziale. Le frontiere sulle quali stanno le aggregazioni sono tante e difficili. Iniziative comuni per sostenere lo sforzo di ognuno. Ognuno mette a servizio il proprio dono a vantaggio del tutto che è la Chiesa, da amare, perciò, prima e più del proprio movimento di appartenenza. L’Eucaristia è al centro, fin da subito. Chi conosce il movimento inizia a frequentare la Messa quotidiana. L’Eucaristia è il sacramento dell’unità perché trasforma ognuno in Gesù e fa l’unità degli uomini tra loro». (Antonietta Giorleo).
«Christifideles laici: uomini e donne fedeli a Cristo. E’ una parola dello Spirito oggi. Anche la domenica ci è data in modo particolare, anche se mancano tanti cristiani a questo cuore della Chiesa. Ogni domenica, ogni Messa, come se fosse l’ultima che ci è consentita. Nell’Eucaristia Dio è a portata di voce: posso dargli del tu! Eucaristia, scuola di bellezza e casa di guarigione. Lì nacque il laicato catolico. Lì rinasce sempre perché lì il Signore dona lo Spirito». (Salvatore Martinez).
«La polifonia dei movimenti ha dietro un cammino di comunione, fin dalla Pentecoste 1998 con Papa Giovanni Paolo II: lì ci fu l’acoglienza e il riconoscimento di tutti i movimenti. L’Eucaristia salva il mondo, lo sostiene. Se il mondo non è crollato, se l’uomo non è giunto all’odio assoluto, è per l’Eucaristia. Tornino i cristiani ad agitarsi per il tempo della domenica!» (Andrea Riccardi)
«Noi dell’Agesci scommettiamo sui ragazzi, sulla scelta educativa e formativa. 30.000 adulti per 150.000 ragazzi. Affiancarli uno ad uno perché trovino il loro spazio, la loro vocazione». (Chiara Saligni).
Avevamo iniziato col paragone militare delle divisioni e delle truppe. Immagine del tutto inadeguata. Vengono in mente altre figure. I giardinieri, i coltivatori, i panettieri, i medici, gli artisti ogni campo dove si esprime l’arte di fare qualcosa per l’altro. Qualcosa di vero, di concreto.
Una cosa è certa. Quel pane nelle nostre mani e negli occhi lucidi di tanti, è uno scossone. Certamente una cosa la provoca: la nostalgia di Dio.
Dio nessuno l’ha mai visto. E’ parola Sua. Solo il Figlio lo ha rivelato. Ora, nel tempo della Chiesa e nei giorni degli uomini, anche il Figlio è velato nei segni. Eppure quello squarcio si apre ancora una volta alla nostalgia di Dio.
Durante la processione per le strade di Bari si alternano preghiere e canti, silenzi e riflessioni, testimonianze e volti. Così riascolti le parole di Ignazio, già Vescovo di Antichi, condannato a morte nel circo di Roma, nell’anno 107. Ma anche quelle di Pier Giuliano Eymard, il fondatore della Congregazione del Santo Sacramento. Era il 1800. Un secolo dopo, nel 1916, Charles de Foucault che serviva i nomadi nel deserto, viene ucciso da un tuareg. Nel 1941 Massimiliano Maria Kolbe scambia ad Auschwitz la sua vita con quella di un compagno di prigionia. E ancora suor Elia di Bari, Oscar Romero, Teresa di Calcutta, Pier Giorgio Trassati, Francois Van Thuan cardinale vietnamita Ognuno uno squarcio nel velo. E più intravedi, più cresce la nostalgia. Di Dio.
Pietro Citati: «il disagio esistenziale è come un gas diffuso in ogni angolo dell’occidente».
Soren Kierkegaard: «La nave-società è in mano al cuoco di bordo. Le parole del megafono non trasmettono più la rotta, ma cosa si mangerà domani».
Gustave Flaubert: «Mi sembra di attraversare una solitudine senza fine, per andare non so dove».
Mario Soldati: «Il mondo soffre per aver perduto la religione. Tutta la poesia di oggi è rimpianto di una religione perduta».
Norberto Bobbio: «Siamo circondati dal mistero. La mia intelligenza è umiliata senza aver trovato una risposta alla domanda ultima».
E, su tutti, Friedrich Nietzsche, il lucido-folle della «morte di Dio»: «Dov’è andato Dio? Noi lo abbiamo ucciso. Che cosa abbiamo fatto, sciogliendo la terra dalla catena del suo sole? Non precipitiamo continuamente? Non si è fatto più freddo? Non viene continuamente la notte? Non bisogna accendere lanterne di mattina?».
Domande terribili. Inevitabili. Serie. Ruvide. Umane. Fin troppo umane. Ma non solo domande. Anche appello, invocazione. Atto penitenziale. Signore, pietà! Cristo, pietà! Signore, pietà! Se iniziamo chiedendo perdono, siamo all’inizio giusto dell’Eucaristia. Ma anche della pastorale rinnovata e progettuale, perché innanzitutto bisogna intercettare le domande. Si dice così nei salotti buoni della cultura. Ma anche agli incroci della Bari vecchia, troppo simile alle zone degradate di ogni città. Le domande giuste. Domande di perdono.
Il nostro speciale sul Congresso eucaristico nazionale di Bari