Vita Chiesa

Betlemme,  sotto quel Muro, simbolo di divisione

small>dall’inviato Riccardo Bigi

«Dove c’è odio, che io porti amore; dove c’è l’offesa il perdono»: Benedetto XVI si presenta con le parole di San Francesco al campo profughi di Aida, a pochi chilometri da Betlemme. Uno dei momenti più delicati di questa visita del Papa in Terra Santa: il Papa incontra le famiglie (tra di loro anche i bambini di due detenuti in Israele) e non fa mancare parole chiare. «Voi ora vivete in condizioni precarie e difficili, con limitate opportunità di occupazione. È comprensibile che vi sentiate spesso frustrati» dice alle famiglie che vivono nel campo, il più grande della zona (oltre tremila persone). Un riferimento diretto, poi, al muro che separa da Israele i territori sottoposti all’Autorità Palestinese, e che sovrasta il campo. Un muro che il Papa indica come il segno del «punto morto a cui sembrano essere giunti i contatti tra Israeliani e Palestinesi». «In un mondo in cui le frontiere vengono sempre più aperte – prosegue – è tragico vedere che vengono tuttora eretti dei muri. Quanto aspiriamo a vedere i frutti del ben più difficile compito di edificare la pace!»

C’è grande entusiasmo, qui a Betlemme, ogni volta che il Papa parla. Durante la Messa, nella piazza della Mangiatoia, davanti a me la cinquantina di fedeli che è riuscita ad arrivare da Ghaza, superando i controlli alle frontiere, sventola una grande bandiera mentre Benedetto XVI li saluta, assicurando loro di pregare perché l’embargo finisca: «Vi chiedo di portare alle vostre famiglie e comunità il mio caloroso abbraccio, le mie condoglianze per le perdite, le avversità e le sofferenze che avete dovuto sopportare».  Poco prima, al presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen venuto ad accoglierlo, il Papa ha spiegato con chiarezza la propria posizione: «La Santa Sede appoggia il diritto del Suo popolo ad una sovrana patria Palestinese nella terra dei vostri antenati, sicura e in pace con i suoi vicini, entro confini internazionalmente riconosciuti». Allo stesso tempo si è rivolto ai giovani palestinesi, chiedendo di «resistere ad ogni tentazione di ricorrere ad atti di violenza o di terrorismo».

In mezzo a questa intensa giornata, il motivo vero di questo pellegrinaggio del Papa a Betlemme: la preghiera nella grotta della Natività. E poi, l’incontro con i bambini e il personale del «Caritas Baby Hospital» di Betlemme. Sullo sfondo dei vari momenti, l’invocazione alle comunità cristiane che vivono in queste terre: «Siate un ponte di dialogo e di collaborazione costruttiva nell’edificare una cultura di pace che superi l’attuale stallo della paura, dell’aggressione e della frustrazione».

Restano da vivere, quando andiamo in stampa, gli ultimi appuntamenti di questo viaggio: soprattutto le visite alla grotta dell’Annunciazione, a Nazareth, e al Santo Sepolcro di Gerusalemme. Intanto, rimane nel cuore l’immagine di un Papa pellegrino venuto a portare, in una Terra Santa.