Vita Chiesa

Bianchi a Pistoia: «Vengo per ascoltare»

«Se il nostro cuore non è proteso nell’ascolto di Lui, noi siamo professionisti della religiosità, burocrati del sacro, ma non siamo apostoli, non siamo evangelicamente pastori». C’è anche questo passaggio nell’omelia di Mansueto Bianchi in occasione della Messa di ingresso nella sua nuova diocesi: Pistoia. Un passaggio rivolto a quella comunità che dopo i 25 anni di mons. Simone Scatizzi è da sabato scorso guidata dal vescovo Mansueto. «Non mi stancherò di chiederti di essere tenda – ha proseguito – tenda piantata sul monte, dinanzi all’Altare e al Tabernacolo; tenda piantata lungo le strade, negli slarghi dell’umana vicenda».

«Ed ora che cosa dovrò fare?», si è chiesto Mansueto Bianchi in uno spazio grande ma troppo stretto per contenere la folla. «Credo che ti offenderei, Chiesa di Pistoia, se venissi avendo già scritto la pagina del nostro incontro, la canzone del nostro viaggio», ha proseguito svelando la sua risposta alla domanda iniziale: «mi porrò in ascolto: in ascolto del Signore, della mia Chiesa, in ascolto della città».

Ad ascoltare lui si sono ritrovati in molti: ben 15 vescovi guidati dal cardinale Ennio Antonelli e dal nunzio apostolico in Italia Paolo Romeo; un lungo elenco di autorità pubbliche (sindaci, iniziando dal pistoiese Renzo Berti, i presidenti delle province di Pistoia e Prato, il ministro Vannino Chiti con parlamentari, consiglieri e l’assessore regionale Agostino Fragai); delegazioni di Volterra (Bianchi è stato vescovo per 6 anni, «il tempo di un appena» ha commentato con delicate parole di affetto) e di Lucca (la sua città di origine, «la meno toscana fra le terre toscane, la più Chiesa fra le Chiese toscane»). E c’era la gente di Pistoia: una comunità che Bianchi si è detto interessato «non a coprire con le mie parole, non a sopraffare con la mia voce, ma ad ascoltare e a capire: capire ciò che dici e ciò che taci, le sintonie e le distonie che ti attraversano, per cosa ti senti amara e ferita, cosa invece ti fa danzare al passo dell’attesa e della speranza».

Quanto al terzo ascolto, quello alla città («in un rapporto senza integralismi e fondamentalismi ma anche senza timidezze e camaleontismi»), il nuovo vescovo ha citato Giorgio La Pira e ha promesso di voler essere in sintonia con Pistoia e il suo territorio. Desidero – ha detto – «capire i pistoiesi, nelle loro attese e nelle loro fatiche, condividere i loro sogni e aiutarli a diventare progetti, amare con loro la vita e non avere paura di faticare insieme per umanizzarla e impreziosirla di dignità, stare accanto alle amarezze e alle delusioni perché nessuno resti schiacciato dalle difficoltà o gelato dall’indifferenza».Mauro Banchini