Vita Chiesa

CARD. BERTONE: DIRITTI UMANI HANNO RADICE COMUNE NELLA LEGGE NATURALE

“Oggi, di fronte ad un preoccupante quadro globale che è anzitutto il riflesso di strutture economiche non rispondenti al valore dell’uomo, i diritti basilari sembrano dipendere da anonimi meccanismi senza controllo e da una visione che si rinchiude nel pragmatismo del momento”. Lo ha detto il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, intervenuto questo pomeriggio in Vaticano al Congresso celebrativo del 60° Anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. “È l’universalità della persona” ha aggiunto, richiamando il discorso di Benedetto XVI all’Onu lo scorso 18 aprile, il criterio “che fornisce ai diritti umani la caratteristica di essere universali, così da evitare applicazioni parziali o visioni relative”. La loro mancata tutela “che spesso si evidenzia nell’atteggiamento di tante istituzioni e funzioni dell’autorità – ha osservato – , è il frutto della disgregazione dell’unità della persona intorno alla quale si pensa di proclamare diritti diversi, di costruire ampi spazi di libertà che però rimangono privi di ogni fondamento antropologico”. Ribadendo la non gerarchia e l’indivisibilità di questi diritti, Bertone ha sottolineato la “attenzione particolare” riservata dalla Chiesa ai diritti alla vita e alla libertà religiosa contemplati nella Dichiarazione. Per quanto riguarda la libertà religiosa, “oggetto di quel diritto – ha spiegato Bertone – non è il contenuto intrinseco di una determinata fede religiosa, ma l’immunità da ogni coercizione, quasi una zona di sicurezza in grado di garantire l’inviolabilità di uno spazio umano in cui il singolo credente e la comunità in cui egli esprime la propria fede sono liberi di agire, senza pressioni esterne”. Per il segretario di Stato, “quando viene meno il riconoscimento del diritto alla vita” e di quello “alla libertà religiosa anche il rispetto per gli altri diritti vacilla”. Dopo aver ripercorso gli interventi all’Assemblea generale dell’Onu di Paolo VI (1965), Giovanni Paolo II (1995) e Benedetto XVI, il cardinale ha osservato che la Dichiarazione fa discendere “l’esatta natura” dei diritti umani “dalla dignità che è comune ad ogni essere umano” e ha precisato che “difendere i diritti fondamentali significa non confonderli con semplici e spesso limitati bisogni contingenti”. “Anche una volta riconosciuti e perfino fissati in una eventuale convenzione, i diritti umani hanno sempre bisogno di essere difesi”, e “rispettare e rinvigorire i diritti fondamentali sarà un modo concreto attraverso cui contrastare le forme, differenti e diffuse, di abbandono dei cardini di ordine morale nei rapporti sociali, dalla dimensione interpersonale sino a quella delle relazioni internazionali”.Per il segretario di Stato “è sempre più difficile prevedere una tutela dei diritti, efficace e universale, senza un collegamento a quella legge naturale che feconda i diritti medesimi ed è l’antitesi di quel degrado che in tante nostre società” mette in discussione “l’etica della vita e della procreazione, del matrimonio e della vita familiare, come pure dell’educazione e della formazione delle giovani generazioni, introducendo unicamente una visione individualistica su cui arbitrariamente costruire nuovi diritti non meglio precisati nel contenuto e nella logica giuridica”. I diritti, ha ammonito, “non possono essere dei contenitori che secondo i momenti storici, culturali e politici si riempiono di significati e di elementi diversi”; la loro “radice comune” è insita nella legge naturale che, ha rammentato Benedetto XVI all’Onu, “è inscritta nel cuore dell’uomo”. La Dichiarazione del 1948, nella quale “la Chiesa ha visto un segno dei tempi”, “è un punto di arrivo – ha concluso Bertone -. Essa deve essere però anche sempre un nuovo punto di partenza” in quanto “chiamata non solo a difendere la libertà e le sue regole, ma anche ad impedire che esse possano degenerare nella negazione del primato dell’essere umano”.Sir