Vita Chiesa

CEI, NOTA CONSIGLIO PERMANENTE SU FAMIGLIA E INIZIATIVE LEGISLATIVE SU UNIONI DI FATTO

“La legalizzazione delle unioni di fatto” è “inaccettabile sul piano di principio, pericolosa sul piano sociale ed educativo”; avrebbe effetti deleteri sulla famiglia perché toglierebbe “al patto matrimoniale la sua unicità, che sola giustifica i diritti che sono propri dei coniugi e che appartengono soltanto a loro”. E’ quanto si legge nella Nota del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana, diffusa oggi. “Un problema ancor più grave – sottolineano i vescovi – sarebbe rappresentato dalla legalizzazione delle unioni di persone dello stesso sesso, perché, in questo caso, si negherebbe la differenza sessuale, che è insuperabile”.

“Queste riflessioni – si legge ancora nella Nota del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana, diffusa oggi – non pregiudicano il riconoscimento della dignità di ogni persona; a tutti confermiamo il nostro rispetto e la nostra sollecitudine pastorale”. Con riferimento, tuttavia, alla “presentazione di alcuni disegni di legge che intendono legalizzare le unioni di fatto”, i presuli ricordano che “il diritto non esiste allo scopo di dare forma giuridica a qualsiasi tipo di convivenza o di fornire riconoscimenti ideologici: ha invece il fine di garantire risposte pubbliche a esigenze sociali che vanno al di là della dimensione privata dell’esistenza”. “Siamo consapevoli”, proseguono i vescovi, dell’esistenza di “situazioni concrete nelle quali possono essere utili garanzie e tutele giuridiche per la persona che convive. A questa attenzione non siamo per principio contrari. Siamo però convinti che questo obiettivo sia perseguibile nell’ambito dei diritti individuali, senza ipotizzare una nuova figura giuridica che sarebbe alternativa al matrimonio e alla famiglia e produrrebbe più guasti di quelli che vorrebbe sanare”.

“Non abbiamo interessi politici da affermare; solo sentiamo il dovere di dare il nostro contributo al bene comune” e “siamo convinti, insieme con moltissimi altri, anche non credenti, del valore rappresentato dalla famiglia per la crescita delle persone e della società intera” affermano ancora i vescovi nella Nota. “Poter avere la sicurezza dell’affetto dei genitori, essere introdotti da loro nel mondo complesso della società, è un patrimonio incalcolabile di sicurezza e di fiducia nella vita. E questo patrimonio è garantito dalla famiglia fondata sul matrimonio” e “aperta alla vita” che la Costituzione italiana tutela perché “risorsa insostituibile anche per la società”. Per questo, si legge nella Nota, la Chiesa “da sempre chiede che il legislatore promuova e difenda” la famiglia, e al riguardo i vescovi desiderano rivolgere “una parola impegnativa” specialmente “ai cattolici che operano in ambito politico”. Ad essi, richiamando l’insegnamento del Papa nella Sacramentum Caritatis, i vescovi rammentano: “Sarebbe incoerente quel cristiano che sostenesse la legalizzazione delle unioni di fatto”.

In particolare, i vescovi ricordano l’affermazione della Congregazione per la Dottrina della Fede, secondo cui, “nel caso di un progetto di legge favorevole al riconoscimento legale delle unioni omosessuali, il parlamentare cattolico ha il dovere morale di esprimere chiaramente e pubblicamente il suo disaccordo e votare contro” tale progetto. Il cristiano “è tenuto a formare la propria coscienza confrontandosi seriamente con l’insegnamento del Magistero” precisa ancora la Nota; pertanto, come ribadisce la Congregazione, “non può appellarsi al principio del pluralismo e dell’autonomia dei laici in politica, favorendo soluzioni che compromettano o che attenuino la salvaguardia delle esigenze etiche fondamentali per il bene comune della società”. “Comprendiamo la fatica e le tensioni sperimentate dai cattolici impegnati in politica in un contesto culturale” in cui “la visione autenticamente umana della persona è contestata in modo radicale” osservano i vescovi, “ma è anche per questo che i cristiani sono chiamati a impegnarsi in politica”. Di qui l’invito conclusivo “alla coscienza di tutti e in particolare a quanti hanno la responsabilità di fare le leggi, affinché si interroghino sulle scelte coerenti da compiere e sulle conseguenze future delle loro decisioni”.SirCei, Nota su famiglia e iniziative legislative su unioni di fatto