Vita Chiesa

COMMENTI, Bromuri: Papa e Islam, scossone e mano tesa

di Elio BromuriSe vi è ancora qualcuno, e credo che vi sia, che aspetta al varco papa Ratzinger per verificare l’ipotesi di un papa intenzionato a chiudere una stagione di aperture ecumeniche ritenute “eccessive”, dopo questa visita a Colonia, dovrà mettere da parte ogni attesa. Nel discorso ai rappresentanti di alcune comunità islamiche presenti in Germania, formate soprattutto da immigrati turchi (2 milioni e mezzo), i “nuovi tedeschi”, ha ribadito concetti che difficilmente potranno essere cancellati dai programmi della Chiesa cattolica.

Egli ha affermato che “il dialogo interreligioso e interculturale fra cristiani e musulmani non può ridursi ad una scelta stagionale. Esso è infatti una necessità vitale, da cui dipende in gran parte il nostro futuro”. Un proposito e una proposta che scaturisce dalla necessità storica di vincere insieme il terrorismo, e dall’insegnamento del Concilio Vaticano II.

Benedetto XVI ha ripercorso in brevi passaggi la storia dell’orientamento della Chiesa riferendosi all’insegnamento conciliare che il Concilio ha formulato quarant’anni fa, contenuto in maniera paradigmatica nel documento Nostra aetate, (Dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane) e citando il discorso fatto da Giovanni Paolo II nello stadio di Casablanca ai giovani musulmani nel 1985.

Il Papa si muove, quindi, nel solco di un cammino già iniziato, riproposto con chiarezza dopo l’11 settembre 2001 e gli altri atti terroristici che hanno seminato stragi in questi anni. Il terrorismo, motivato religiosamente, ha innescato sospetti, dubbi e incertezze sulla possibilità di continuare un dialogo. E proprio da questa consapevolezza Benedetto XVI prende le mosse affrontando a viso aperto la questione, offrendo la mano ai suoi interlocutori per combattere “insieme” il “dilagante fenomeno del terrorismo”.

E’ la politica dei “gesti concreti” che indica un nuovo tipo di relazione espressa con l’appellativo iniziale e poi ripetuto (tre volte) di “cari amici musulmani”. E’ così che Benedetto intende “costruire ponti” e propone ai suoi interlocutori di agire in modo da estirpare dal cuore attraverso l’educazione e l’insegnamento “il sentimento di rancore e contrastare ogni forma di intolleranza”.

Si devono smantellare le basi del fanatismo che hanno radici nella mentalità e nella memoria del passato nel quale si sono accumulati fatti atroci commessi da ambo le parti di cui dovremmo riempirci di vergogna. La strada maestra per l’educazione della mente è la parola che viene detta e ripetuta ed è responsabilità dei maestri scegliere la parola vera senza cedere alle pressioni e ai condizionamenti che provengono dall’esterno, seguendo il criterio del rispetto della persona umana, della libertà religiosa, e della “voce sommessa ma chiara della coscienza”.

Se non si segue questa strada si rischia di piombare nella più oscura barbarie. Un discorso diretto, semplice e apparentemente persino ovvio sia per i cristiani che per la cultura moderna. Non così per i musulmani, che sono provocati con amichevole confidenza a confrontarsi con una concezione dell’uomo e della storia che superi la radicale divisione del mondo fedeli – infedeli, amici – nemici, terra di pace – terra di guerra. Non per nulla Fouad Allam, sociologo musulmano, parla di “un salutare scossone” per il mondo islamico, aggiungendo però che è anche una mano tesa che fa percepire a tutti gli islamici non coinvolti né direttamente né indirettamente con il terrorismo né con le posizioni fondamentaliste di non essere soli, aiutandoli a superare pertanto il complesso dell’accerchiamento. Una operazione religiosa e culturale di ricerca sincera di incontro tra le due fedi che rappresentano insieme circa la metà dell’intera popolazione mondiale: la volontà di camminare nella direzione opposta a quella prefigurata da Huntington.

Nella proposta di Benedetto XVI è inclusa la consapevolezza della possibilità (“Il compito è arduo, ma non impossibile” ha detto) di convivere tra diversi. La possibilità cioè che la diversità di opinione non sia considerata una bestemmia e la diversità di comportamento un delitto. Benedetto, con il tono sereno e calmo, con parole di affetto paterno congeda i musulmani, presenti nel vescovado di Colonia augurando che “il Dio compassionevole e misericordioso vi protegga, vi benedica e vi illumini” e prospettando loro e a noi una rivoluzione culturale.