Vita Chiesa

CONVEGNO CHIESE DEL SUD, CARD. BAGNASCO: NON ESISTE FATALITÀ SOCIALE

“Dio è il grande sì all’uomo, alla sua libertà, alla vita, all’amore. La Chiesa ripete questo sì alla sete d’infinito e di pienezza che strugge il cuore di ogni uomo come un sottile e felice tormento. La Chiesa ama l’umanità con il cuore di Cristo, non nutre altri interessi”. Lo ha detto stamattina il card. Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, nella celebrazione eucaristica nel duomo di Napoli, in occasione del convegno “Chiesa nel Sud, Chiese del Sud”, che si concluderà oggi. Alla messa hanno partecipato i vescovi delle cinque regioni ecclesiastiche del Meridione, che seguono il convegno con 350 delegati diocesani. Ma, si è chiesto il porporato, “per chi non è credente o lo è in forma diversa esiste un riferimento per l’agire morale? Esiste un criterio oggettivo in cui tutti si possano ragionevolmente ritrovare? Oppure ognuno deve fare inesorabilmente riferimento solo a se stesso, nella sua invalicabile soggettività? Deve fare appello solo alle sue individuali opinioni?”. Secondo il cardinale, “l’uomo, basta che apra gli occhi dell’intelligenza e del cuore, scorge in sé, nel suo essere uomo, nella sua stessa natura, un codice di comportamento fondamentale che gli permette non solo l’agire morale personale, ma anche una convivenza dignitosa e una società umana”. Nel Meridione e in Italia, in generale, c’è, ha detto il card. Bagnasco, “un popolo dal cuore buono che conosce la generosità, l’altruismo, che ha il senso dell’amicizia e delle radici, che respira e spesso vive una religiosità diffusa, un cristianesimo praticato; gente che ama la sua terra anche se non di rado è costretta a lasciarla per cercare altrove occupazione e futuro; gente che purtroppo è segnata anche da ferite antiche e nuove” che i vescovi del Sud e i delegati vogliono “chiamare per nome”. Il Vangelo, ha quindi sottolineato il porporato, è “sorgente di cultura rinnovata, di un modo di sentire e di concepire la sacralità della vita, la dignità di ogni persona, la bellezza del vivere insieme nell’armonia e nella pace, nell’operosità che nasce dal mettere a frutto i talenti di intelligenza e di cuore che il Signore ha dato a ciascuno per il bene di tutti, Ma da protagonisti!”, con “consapevolezza e responsabilità”. Si tratta, ha avvertito il card. Bagnasco, “non solo di crescere nella coscienza delle proprie possibilità, e sono molte, ma anche della possibilità di farcela se, insieme, si reagisce ai mali che ovunque, dove l’uomo vive, si annidano ed esplodono. Insieme, disposti a guardare ad un interesse più alto di ogni particolarismo”.“Insieme – ha aggiunto il card. Bagnasco -, sapendo che nessuna autorità centrale o periferica, pur doverosa e necessaria, può sostituire il protagonismo che localmente e in rete si può sprigionare”. Basta che “ognuno prenda coscienza di ciò che è questa parte del nostro Paese e d ciò che può essere per il bene proprio e di tutti”. Non si tratta, ha chiarito il porporato, “di creare un’altra Italia, ma di costruire l’unico Paese con la partecipazione di ricchezze diverse, convergenti e complementari, così da sentire la gioia e la sofferenza di una parte come la gioia o la sofferenza di tutti”. In questo contesto l’apporto della Chiesa e delle Chiese nel Sud “viene da una rinnovata evangelizzazione”, dalla “presenza puntuale e capillare delle parrocchie, delle associazioni e gruppi, dei movimenti cattolici”, dei consacrati, dei volontari laici, delle innumerevoli istituzioni educative e caritative. “Sì – ha sottolineato il cardinale – il cristianesimo non è una religione civile, ma la ricaduta pubblica del vangelo è inevitabile perché la fede riguarda la persona nella sua interessa e la coscienza cristiana non può essere messa tra parentesi ma quando sono in gioco i valori portanti della persona, della famiglia, della vita, dell’educazione”.“Da un’evangelizzazione più incisiva – ha evidenziato il card. Bagnasco – scaturisce una cultura capace di aderire alla realtà con i suoi problemi e le sue sfide. Non esiste fatalità sociale. È un problema di uomini e d cultura. Su questo fronte la Chiesa, forte solo del Vangelo, ha qualcosa di importante da dire e da offrire al mondo, perché in Cristo Gesù l’uomo, mentre scopre il vero volto di Dio, scopre anche se stesso”. E “sapere se stesso” è, per il porporato, è “la premessa di una società umana. Dall’evangelizzazione nasce dunque un’educazione integrale, premessa di una cultura capace di trasformare la società”. “È questa la sfida che ci attende come Chiesa e come Chiese – ha concluso il presidente della Cei -, una sfida grande, ma esaltante”.Sir