Vita Chiesa

Card. Bassetti: «Non ho paura del dialogo ma del pressapochismo»

«Per me essere un improvvisatore significa essere il contrario di un calcolatore», ha precisato, in apertura della sua prima conferenza stampa da presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, che ieri – nella sua prima dichiarazione pubblica, sempre di fronte ai media – si era definito, in termini pastorali, «un improvvisatore». «Nelle cose – ha spiegato il porporato – mi sento più spinto dall’istinto del cuore che dall’intuito della ragione. Se ne vedo la necessità, sento il sogno di buttarmi, anche alla scuola del Vangelo: il Signore, infatti, raccomanda sempre di cogliere i segni dei tempi. Dio non ci parla sempre con una rivelazione diretta, parla attraverso il sole e la tempesta, il prato fiorito e la terra. Basta saperli cogliere, questi segni, e di conseguenza intervenire e agire». «Essere un improvvisatore non vuol dire che io faccia cose senza pensare – ha puntualizzato – ma vuol dire che sono più colto dalle ragioni del cuore che da quelle dell’intelletto». Quanto al fatto che la sua elezione a presidente della Cei sia avvenuta al «tramonto» della sua vita, Bassetti ha commentato: «Il tramonto è una cosa bellissima, è il preludio ad un nuovo giorno». Poi ha scherzato sulla sua elezione: «Ero particolarmente confidente sulla mia giovane età e pensavo: ‘Vediamo un po’ chi sarà eletto…’. Mi era giunta qualche voce ma non gli ho dato retta. Invece, l’interesse su di me si è sempre più accentuato, tanto che sono stato eletto alla prima votazione. Mi sembra di essere un piccolo Davide dentro l’armatura di Saul, che doveva andare contro il gigante Golia, e con le cinque pietre del torrente ha fatto la sua battaglia. Da principio ero come sgomento, poi ho visto l’affetto dei vescovi, e altrettanto affetto da parte del Santo Padre, e allora mi sono sentito incoraggiato dai miei fratelli: insieme potremo ancora fare qualcosa di bello».

Dialogo con la Politica con la P maiuscola. «La Chiesa post-conciliare dialoga con tutti, ma sul piano politico vorrei fare una distinzione tra la politica con la ‘p’ minuscola – la politica dei partiti, di tutti i partiti, che io rispetto – e la politica con la ‘P’ maiuscola, che riguarda il bene comune e il bene di tutti. La Chiesa vuole impegnarsi fino in fondo su questo secondo aspetto». Il neo presidente della Cei, card. Gualtiero Bassetti, ha risposto così, ad una domanda su un eventuale «dialogo istituzionale» con il Movimento Cinque Stelle. Ad una domanda sulla Chiesa come «voce spesso inascoltata», di cui ha parlato il suo predecessore nella prolusione dell’Assemblea che si chiude oggi, Bassetti ha detto che «Bagnasco ha perfettamente ragione, spesso più che la nostra voce il nostro grido è stato inascoltato». «Ma noi continueremo, continueremo questo grido – ha assicurato – perché non possiamo rimanere inerti di fronte ai problemi fondamentali della famiglia e dei giovani».

«Chi è profugo va accolto». A specifica domanda il card. Gualtiero Bassetti ha sottolineato che quello sulle migrazioni «è un discorso molto complesso», all’interno del quale è da sempre presente «un impegno grande, dall’Antico e dal Nuovo Testamento e lungo tutto il magistero della Chiesa»: «quello dell’accoglienza dello straniero, dell’orfano, della vedova». «Capisco che l’Italia fa parte di un complesso più grande che è l’Europa, e che l’Europa fa parte di un complesso ancora più grande che è il mondo, capisco che siamo impreparati ad affrontare un problema epocale», ha proseguito il cardinale. In questo contesto, «c’è un impegno della Chiesa nell’accoglienza, ma anche nelle regole necessarie per l’accoglienza», ha fatto notare Bassetti, elogiando l’iniziativa «Liberi di partire, liberi di restare», promossa dalla Cei e per la quale sono già stati predisposti 30 milioni di euro. «Abbiamo assistito anche in questi giorni a cose che i nostri occhi non avrebbero voluto vedere», la denuncia del cardinale, secondo il quale «il Mediterraneo continua ad essere una tomba per tanti nostri fratelli». «La gente non deve essere costretta a partire, dobbiamo promuovere una mentalità affinché si creino le condizioni che permettano ai migranti di poter restare» a casa loro, ha concluso riferendosi ancora all’iniziativa dei vescovi italiani.

«I bambini non si toccano, i bambini sono sacri, la pedofilia è un crimine grande», ha esclamato il card. Bassetti, rispondendo ad una domanda sulla lotta agli abusi su minori. «La Chiesa ha fatto e sta facendo tutto il possibile per eliminare il problema», ha assicurato: «Se c’è qualche smagliatura è un problema di qualcuno, ma noi siamo molto vigili e molto attenti». «È una situazione preoccupante, ma la Cei non sta partendo da zero», ha ricordato il cardinale: «Il magistero di Benedetto XVI è stato di una chiarezza totale e la Congregazione per la Dottrina della Fede ha dato disposizioni molto precise, in base alle quali noi vescovi siamo subito tenuti a metterci in contatto, per esaminare i casi e ricevere direttive. La Congregazione si è assunta l’impegno di dare i criteri su come intervenire nei singoli casi», ha precisato il porporato, interpellato riguardo alla mancanza di «linee guida», in Italia. «La pedofilia è un male, ma non va generalizzato: è diffuso purtroppo anche nelle famiglie», ha aggiunto.

Fine vita, tener più conto del medico. A proposito del dibattito sul fine vita il presidente dei vescovi ha precisato che «la legislazione deve tenere molto più conto del medico, che è vicino, che assiste il malato, e che dovrebbe essere molto più considerato». «Noi, forse, in qualcosa stiamo già mancando», il mea-culpa a proposito dei malati terminali: «Non diamo a queste persone l’assistenza, la vicinanza, l’amicizia, l’affetto di cui avrebbero bisogno».» Conosco famiglie con malati terminali o con la sla – la testimonianza personale – che li sostengono con il loro sorriso». «Finché le persone hanno la percezione di essere un valore per l’altro, è sempre più difficile che arrivi a togliersi la vita, che è un atto estremo».

Non tutte le coppie irregolari sono in peccato mortale. «L’Amoris Laetitia è un capolavoro e, quindi, anche una sintesi su tutta la dottrina della Chiesa sul matrimonio e la famiglia». Ne è convinto il presidente della Cei, che ha risposto in questi termini a un’altra domanda dei giornalisti,. «C’è un passaggio che va capito» del documento di Papa Francesco, la tesi del cardinale, per fugare ogni dubbio: «Non bisogna fare questa omologazione: che ogni situazione irregolare è peccato mortale». «Nel Catechismo della Chiesa Cattolica – ha ricordato Bassetti – ci sono sette, otto, dieci condizioni che vanno realizzare tutte in concomitanza, prima di arrivare alla situazione di peccato mortale». «Il Papa non parla di ammissione o no al sacramento, parla di discernimento», ha puntualizzato il presidente della Cei. E discernimento significa «verificare qual è la reale situazione di una persona e di una coppia, iniziare un cammino anche penitenziale se necessario e poi vedere come stanno le cose». «L’Amoris Laetitia va presentata come il Papa l’ha scritta», ha detto Bassetti: «Chi fa osservazioni sbaglia, perché non  è un documento qualsiasi, e dunque opinabile, ma un documento del magistero». «Leggete e capite», l’invito.

Family day e teoria gender. «Questi problemi li affronteremo e riapprofondiremo nuovamente, perché il tema fondamentale nostro rimane quello dei giovani e della famiglia», ha annunciato ai giornalisti il card. Gualtiero Bassetti, rispondendo ad una domanda sulla terza edizione del «Family Day», annunciata in autunno, e sulla teoria del «gender». «I principi dell’etica cristiana sono quelli evangelici e rispettano la dignità della persona», ha ricordato Bassetti: «La dottrina della Chiesa è molto chiara, e la Chiesa continuerà a proporre la sua dottrina». «La Chiesa, però, dialoga anche col mondo», ha precisato il cardinale, che ha rivelato: «Io non ho paura del dialogo, ho paura del pressappochismo, di chi nel dialogo non ha un’identità per poter dialogare. Quando si ha un’idea chiara dei principi, si può anche accogliere e valutare il parere dell’altro».

La Chiesa riparte dai poveri. «Il Papa ci chiede di stare attenti a cos’è che produce gli ingranaggi che danno vita alla ‘cultura dello scarto’». Così il card. Bassetti ha risposto ad una domanda su quali «cambiamenti» ci si possa aspettare, in una Chiesa che riparte dai più poveri. «Mi sembra che, nel suo magistero, Papa Francesco abbia fatto un passo in più, anche rispetto ai magisteri precedenti», ha affermato Bassetti: «Tutti i documenti della Chiesa, anche quelli del magistero, parlavano dei poveri, che venivano chiamati ‘ultimi’, ma Papa Francesco ha coniugato una parola – scarto – che è un termine che ci fa riflettere». «Questa è una società che emargina e produce gli scarti, e la parola ‘scarto’ significa spazzatura», ha ammonito Bassetti. «Dappertutto, anche nel Giro d’Italia, esiste l’ultimo – ha fatto notare – ma lo scarto non è più considerato una persona: è un’altra cosa, è spazzatura».

A Barbiana «ci sarò con il cuore». Ad una domanda su una sua eventuale presenza, il 20 giugno prossimo, con il Papa a Barbiana il presidente della Cei ha risposto così. «Avevo anche progettato un ritiro finale per i preti di Perugia – ha rivelato ai giornalisti – ma quando ho saputo che ci andava il Papa, ho lasciato la prelazione al Santo Padre: ci sarò con il cuore, don Milani l’ho anche conosciuto bene». «Devo tanto la mia formazione di fede, ma anche umanistica, alla Chiesa di Firenze – ha detto il cardinale – per tutti gli uomini che la Provvidenza ha fatto crescere a Firenze nel secolo scorso e che sono stati i nostri maestri». A cominciare da Giorgio La Pira, «che veniva a visitarci in seminario», e da Giuseppe Dossetti, che «declinava i bisogni dell’umanità in due parole: l’uomo ha bisogno del pane e della grazia», dove «pane vuol dire casa, lavoro, ospedale, scuola, tutti i beni necessari alla vita dell’uomo, ma con la dimensione trascendente, perché l’uomo non è fatto solo di materia ma anche di spirito». Una tradizione, quella di La Pira e Dossetti, che per Bassetti «è continuata con il cardinale Silvano Piovanelli, che è stato il mio maestro». Intensi anche i rapporti con l’ebraismo, come quelli con il rabbino Belgrado, conosciuto quando era giovanissimo, durante l’alluvione di Firenze del 1966: «Quando ho visto che l’acqua cresceva – mi ha raccontato – mi sono chiesto se prima dovevo salvare la Torah o i miei figli. Ho avuto un istinto primario e ho salvato i rotoli della Torah, e Dio mi ha illuminato e mi ha anche dato la forza per salvare i miei figli». «Non dimenticherò mai la testimonianza di questo uomo religioso, che mi ha dato un esempio di vita e di fede», ha commentato il cardinale.