Vita Chiesa

Card. Betori, omaggio a Maria: «Aiutaci ad aprirci agli altri senza porre confini»

«Ne abbiamo bisogno – ha proseguito il Cardinale – , perché tu sai quanti problemi la attraversano, quante sofferenze segnano la vita di uomini e donne tra noi, quante attese dimorano nel cuore di chi vi abita (…). Si tratta di fragilità e ferite materiali e spirituali, in larga parte condivisi con i cittadini del nostro Paese, attraversato da una profonda crisi economica e soprattutto morale, che rendono precario il cammino verso il futuro».

Da qui la supplica a Maria: «Fa’ che questa città sia accogliente verso la presenza di Dio, della sua parola di verità, della sua azione di salvezza, come una presenza amica dell’uomo e garante della sua dignità. Nella verità di Dio che è l’amore sta anche la radice di quella condivisione che sola può permettere a tutti di uscire dalla crisi. Occorre andare oltre noi stessi, aprire la nostra esistenza agli altri, senza porre confini, percorrendo le periferie esistenziali e sociali a cui ci invia il nostro Papa».

«Ti preghiamo, o Madre, vieni in soccorso ai tuoi figli di Firenze, che a te accorrono – ha detto ancora il cardinale Betori – per trovare nell’abbraccio grande della cupola della loro cattedrale, a te dedicata, quella unità di intenti di cui la città ha bisogno perché sia difesa ed esaltata la dignità di ogni persona umana e sia ricercato sempre e da tutti il bene comune».

Nell’omelia in cattedrale l’Arcivescovo aveva anche sottolineato come «l’efficientismo, che domina la cultura diffusa, rischia di penetrare anche nella Chiesa e può farci perdere la verità del primato della persona». Il cardinale aveva anche rilevato che «non viviamo soltanto in un mondo massificato, in cui occorre combattere per salvaguardare, anche nel cammino spirituale, la dignità e il primato della persona. Viviamo anche in un mondo di cui l’uomo ritiene di essere un artefice senza responsabilità e senza limiti. Le culture che fanno riferimento all’autonomia umana senza riferimenti oggettivi, come pure i progressi tecnologici che mostrano la crescente efficacia dell’agire umano, rischiano di convincerci che non solo tutto ci è possibile, ma anche che tutto ciò che esiste sia, nella radice, frutto del caso e, nella storia, frutto della nostra operosità: l’uomo artefice di se stesso. Non c’è spazio per il dono e la gratuità in questa cultura, né nei rapporti tra gli uomini né tantomeno nel rapporto con Dio».