Vita Chiesa

Card. Betori, pensare con serietà la morte aiuta a svelare il senso profondo della vita

«Pensare con serietà la morte costituisce oggi un dovere imperioso per i credenti e per la loro testimonianza». Ne è convinto il cardinale arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori. Nell’omelia della celebrazione per la commemorazione di tutti i fedeli defunti, questa sera in cattedrale, il porporato fa notare che la cultura dominante «cerca di nascondere la morte alla coscienza», o confinandola «nelle asettiche unità di rianimazione e terapia intensiva, tenendo lontani gli stessi familiari», o cercando di «annullare la consistenza materiale della permanenza della morte nel tempo, come accade nella pratica, ahimè sempre più diffusa, della cremazione con dispersione delle ceneri».

Nonostante ciò, «la morte torna con prepotenza a interrogare tutti coloro che coltivano un minimo di senso umano della vita» perché «ci accompagna ogni giorno e soprattutto ci attende, tutti». Dall’arcivescovo l’invito a «evitare la dispersione come pure la conservazione delle ceneri nelle case private, espressioni questi due gesti, rispettivamente, il primo di una perdita del valore della persona umana, divenuta parte di una natura da cui non si distingue, il secondo di una privatizzazione estrema dei rapporti, fino alla negazione della dimensione sociale della persona».

La riflessione sulla morte, conclude, è «strettamente legata al ribadire che in questa storia e non fuori di essa è accaduto un fatto che ha ribaltato il potere della morte sull’uomo». «Un uomo, il Figlio di Dio fatto uomo, ha vinto la morte, non ne è stato inghiottito; anzi con la sua croce egli ha fatto della morte un trofeo del suo trionfo». Per questo, «un buon progetto per l’umanità passa attraverso un ritorno ai fondamenti della fede, colta nella sua verità storica e nella sua correlata capacità di svelare il senso profondo della vita».