Vita Chiesa

Card. Parolin ad Assisi: «Riscopriamo la famiglia»

«Il Natale è la festa della speranza e della voglia di ricominciare sapendo che non siamo soli in questo cammino, anche se a volte faticoso – ha aggiunto il cardinale -. Dobbiamo riscoprire la famiglia e questo è l’impegno della Chiesa. Rispondere alle sfide sulla famiglia perché è fondamentale per la società e per la Chiesa. Senza famiglia non c’è presente e non c’è futuro. Riscopriamo la famiglia, viviamo la famiglia». Nella sua omelia per la solennità dell’Immacolata Concezione nella basilica di san Francesco d’Assisi, il cardinale Parolin ha sottolineato che «il nostro è un tempo nel quale il progresso tecnico-scientifico ha portato tanti benefici alla vita umana, ma si accompagna a una incertezza di valori morali che mette a rischio la dignità della persona». Facendo riferimento alla festa dell’Immacolata, il porporato ha evidenziato che «l’Immacolata Concezione canta il trionfo della divina misericordia e indica il sogno di Dio per l’umanità, voluto per ciascuno di noi».

«La festa odierna non esalta solo Maria, ma anche la nostra vocazione. Guardando a Lei, sentiamo il desiderio di una bellezza autentica, che coinvolga tutta la nostra vita. Maria, la tutta bella, ci dice che è possibile rendere più bella la nostra vita e il nostro mondo e che il Signore desidera abitare con noi, diventare l’Emmanuele, il Dio con noi», ha spiegato il cardinale. In questo cammino inaugurato da Maria «troviamo anche Francesco», che «ci invita a spogliarci della mondanità, per rivestirci di Cristo». Il porporato ha ricordato a questo proposito le parole di Papa Francesco ad Assisi, quando visitò la «Sala della spogliazione»: «La spogliazione di San Francesco ci dice semplicemente quello che insegna il Vangelo: seguire Gesù vuol dire metterlo al primo posto, spogliarci delle tante cose che abbiamo e che soffocano il nostro cuore, rinunciare a noi stessi, prendere la croce e portarla con Gesù. Spogliarsi dell’io orgoglioso e distaccarsi dalla brama di avere, dal denaro, che è un idolo che possiede». Di qui l’invito di guardare a san Francesco, che si spogliò delle vanità del mondo e si rivestì delle stigmate di Cristo, che accolse il Vangelo ‘sine glossa’, riparando così la Chiesa che rischiava di andare in rovina».