Vita Chiesa

Cardinale Tagle: appello ai leader sui migranti forzati «no ai muri, incontrate chi soffre»

Il tema dei profughi che vengono respinti dai Paesi europei è stato toccato più volte nella sua relazione: «Respingere i profughi, ci ha detto il Papa è un atto di guerra, un altro capitolo di quella guerra mondiale – ha ricordato -. Troppo spesso le risposte concentrano la propria attenzione nella costruzione di muri e barriere piuttosto che mettere mano con coraggio alle cause di quei fenomeni che si vogliono combattere, mentre è più facile combattere e isolare gli effetti». «I muri esteriori – ha precisato – scaturiscono dai muri interiori di pensiero e atteggiamenti che vengono dalla paura, da un timore della realtà della sofferenza del mondo. Noi abbiamo paura di vedere le conseguenze delle nostre decisioni sbagliate, però non vogliamo vedere la verità e per proteggere noi stessi la risposta è costruire muri nel cuore e nella mente, che diventano muri esteriori».

«Controllare i poveri ci illude di controllare la povertà, tenerli a distanza ci fa credere che non ci siano, oppure che siano abbastanza lontani da non minacciare i nostri privilegi», ha detto ancora il Cardinale. «Se si allontanano i poveri – ha precisato poi ai giornalisti – si nasconde il vero motivo e si cerca di costruire un mondo piccolo per noi stessi. Si rimane nella nostra ‘comfort zone’ senza vedere che la realtà è fatta di tanti fratelli e sorelle che non hanno la possibilità di vivere una vita dignitosa come esseri umani». In questo modo, ha affermato, «gli esclusi diventano scarto, da spremere ancora un po’ per estrarre quel poco di ricchezza che ancora rimane: da parte di trafficanti senza scrupoli, datori di lavoro disonesti e, più recentemente, anche alcuni Paesi cosiddetti sviluppati, nei quali si propone di confiscare i pochi beni di chi scappa dalla guerra in conto contributo per le spese dell’accoglienza».

«Non so la ragione di questa opposizione però suggerisco di tenere sempre aperta la comunicazione con queste famiglie di rifugiati». Così il cardinale Luis Antonio Tagle ha risposto ai giornalisti che riferivano di critiche a Papa Francesco per aver portato in Vaticano, dopo la sua visita a Lesbo, solo profughi musulmani. L’arcivescovo di Manila ha raccontato con molta commozione due episodi di incontro diretto con i siriani. A Idomeni ho incontrato un ragazzo musulmano che viaggiava da solo – ha detto -. Gli ho chiesto in inglese da dove veniva. Ha risposto: ‘Dalla Siria’. E i genitori? ‘In Siria’. Perché viaggi da solo? ‘I miei genitori mi hanno detto: vai, vai’. Gli ho dato un pacchetto di pane e lui mi ha domandato. ‘Sei musulmano?’ E io: ‘No, sono cristiano’. E lui con tenerezza mi ha guardato». Nel campo profughi in Libano che accoglie i siriani il card. Tagle ha invece visto un anziano musulmano «che parlava vivacemente, quasi danzando. Ma io non capivo l’arabo. Ho chiesto ad un sacerdote libanese di tradurre il suo messaggio. Era un ringraziamento alla Chiesa, ai cristiani, alla Caritas. Ci ha detto: ‘Voi siete l’unica comunità che si ricorda di noi’».