Vita Chiesa

Cei, bando per adeguamento liturgico delle cattedrali, in linea col Concilio

Oggi si svolge a Roma una giornata di formazione promossa per illustrare il «Bando nazionale per l’adeguamento liturgico delle cattedrali» pubblicato dall’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto e l’Ufficio liturgico nazionale, in applicazione delle disposizioni concernenti la concessione di contributi finanziari della Cei per i beni culturali e l’edilizia di culto – approvate nell’Assemblea generale dei vescovi (21-24 maggio 2018) – e del loro regolamento applicativo (Consiglio episcopale permanente del 23 maggio 2018).

Nel suo videosaluto, mons. Russo, trattenuto nelle Marche da un incontro con il sottosegretario Crimi, osserva che l’incontro odierno «costituisce la tappa di un percorso che ci vede attivi da tempo, segno di una coscienza che su queste questioni non si può improvvisare né prendere scorciatoie». «Quanto avvenuto fino ad oggi – riconosce il segretario generale della Cei – non sempre è stato all’altezza delle aspettative. Abbiamo ereditato una ricchezza straordinaria: la maggior parte cattedrali ha grande valore storico e artistico ma gli adeguamenti realizzati sono spesso poco soddisfacenti». Di qui il monito ad «operare in conformità con la riforma liturgica scaturita dal Concilio Vaticano II» e l’invito a «fare sempre più un lavoro di Chiesa dove i diversi attori in campo sono coinvolti con uno stile sinodale e la comunità è cosciente di quanto si va a fare».

«Adeguare una cattedrale non è una mera questione di immagine, è un atto di fedeltà al Concilio e un atto di tradizione e di fede, di amore», afferma don Don Franco Magnani, direttore dell’Ufficio liturgico nazionale della Cei, introducendo i lavori della giornata di formazione. «A 50 anni dalla chiusura del Concilio riprendiamo con fiducia la grande sfida dell’adeguamento liturgico delle chiese, ma non partiamo da zero», osserva citando una Nota dei vescovi del 1996. Importante, avverte, qualificare la formazione della committenza. «Adeguare una cattedrale – insiste – è un atto di fedeltà al Concilio e un atto di tradizione e di fede, di amore. Si tratta di consentire che avvenga in maniera bella, buona e vera l’incontro fecondo dello sposo con la sposa». «Nel n. 23 della Sacrosanctum Concilium troviamo un manifesto di alto livello per il nostro lavoro di adeguamento, una sfida da far tremare i polsi» per la quale «siamo chiamati a fare un gesto di ‘sana tradizione’». No a «mero funzionalismo». «Lo spazio architettonico è parte integrante del rito, consente una sinergia dinamica dei molteplici codici in azione. Siamo chiamati – conclude – a intervenire su un nuovo hardware sul quale far funzionare il software della riforma liturgica. Il bando intende rendere possibile questa sfida».

Progettare una chiesa ex novo «costituisce un’impresa affascinante e assai impegnativa», ma progettare «l’adeguamento liturgico di una chiesa già esistente, o addirittura di una cattedrale, costituisce un’impresa ancora più affascinante e impegnativa» e costituisce «un progetto culturale di ampia portata, richiede la partecipazione attiva di varie competenze, il pastore, il liturgista, l’architetto, l’artista, lo storico dell’arte e dell’architettura, lo storico della Chiesa». Così mons. Claudio Maniago, vescovo di Castellaneta (Taranto) e presidente della Commissione episcopale per la liturgia della Cei, intervenuto alla giornata di formazione per illustrare il «Bando nazionale per l’adeguamento liturgico delle cattedrali» in corso a Roma. L’adeguamento di una cattedrale è necessario, spiega, per «consentire alla Chiesa di riunirsi attorno all’altare e all’ambone per pregare e celebrare come comunità, gerarchicamente strutturata, esattamente come vuole la riforma liturgica». Fondamentale «muoversi in modo consapevole nel contesto attuale» affinché l’edificio di culto sia espressione coerente della Chiesa delineata dal Concilio e auspicata da Papa Francesco. In uscita, quindi «in dialogo con la cultura e le altre confessioni religiose; «povera e per i poveri» e quindi con un progetto «essenziale, solido e senza sprechi».

Si tratta di «dare evidenza e primato alle celebrazioni dei sacramenti; insomma una chiesa «come spazio in cui la Chiesa si riunisce attorno all’altare e all’ambone a celebrare la santa Eucaristia». In essa, avverte mons. Maniago, si devono immediatamente e chiaramente individuare i suoi simboli fondamentali: il fonte battesimale, l’altare, l’ambone. La chiesa deve essere inoltre accessibile a tutti, illuminata, sicura. Soddisfacente dal punto di vista climatico. Particolare cura dovrà essere posta alle dimensioni acustica e luminosa. Per quanto riguarda la cattedrale, essa è distinta dalla presenza della cattedra episcopale, «icona della Chiesa fondata sugli apostoli» e «icona visibile» della Chiesa locale. Per questo la cattedrale «rappresenta un modello esemplare sia nell’organizzazione dello spazio rituale che nella celebrazione della liturgia, è un microcosmo della fede di un popolo». In essa «vivono una unicità e una esemplarità di cui non possiamo non tenere conto».

«Il contributo assegnabile» per l’adeguamento liturgico delle cattedrali «può arrivare fino al 75% della spesa massima ammissibile di 400mila euro». A parlare è don Valerio Pennasso, direttore dell’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto della Cei. Don Pennasso ha presentato il bando e il regolamento e spiegato che «il bando è unico, a due livelli: diocesano e nazionale». Si parte con la candidatura diocesana a livello regionale per una prima verifica dell’adeguatezza agli indicatori del bando nazionale, cui seguirà la valutazione di ammissibilità ai bandi diocesani da parte di Ufficio liturgico nazionale, Ufficio nazionale Bce, Commissione arte sacra diocesana, Giuria del bando. Il 7 maggio 2019 è l’ultimo termine per la presentazione delle manifestazioni di interesse/formazione all’indirizzo concorsi.bce@chiesacattolica.it. in modo da poter selezionare entro il 29 maggio quelle che saranno effettivamente coinvolte nel progetto e per le quali verranno avviate le procedure per i bandi diocesani. «L’adeguamento liturgico – chiosa Pennasso – può essere un’occasione per elaborare e attuare un progetto pastorale dell’intera comunità diocesana; è un progetto culturale di valore storico, artistico e liturgico; costituisce una celebrazione esemplare per tutta la diocesi».