Vita Chiesa

Cei, card. Bagnasco: famiglia e occupazione le priorità, no a «situazioni paramatrimoniali»

No alla «bolla» che «vuole cambiare le categorie dell’umano». Oggi c’è una «specie di bolla», un «clima che tutti respiriamo e che vuole cambiare le categorie elementari dell’umano, categorie che non sono confessionali e che – nella loro sostanza – appartengono all’umanità intera». È l’analisi del cardinale Angelo Bagnasco, che nella prolusione di apertura del Consiglio permanente della Cei, in corso a Genova, ha affermato che oggi si vuole «ridefinire i fondamenti non solo del vivere insieme, ma anche del vivere con se stessi, del pensarsi come persone, come libertà e amore, come famiglia e società, come vita e morte nel loro naturale intreccio». «Questo clima, aggressivo nei confronti di chi la pensa diversamente, esalta a gran voce democrazia e libertà, ma a condizione che nessuno esca dalle righe stabilite, come se esistesse un diritto di cittadinanza condizionata», ha denunciato il presidente della Cei, facendo notare come «le leve di questo clima vengono da lontano, sono le ricchezze esorbitanti di alcuni, che esercitano il loro spropositato potere per cambiare il modo di pensare della gente, spinti solo da un’insaziabile avidità di profitto».

Di qui l’attualità del recente Convegno ecclesiale di Firenze, dove, «in un clima di sinodalità e di gioia fraterna, ci siamo chiesti come aiutare l’uomo moderno a ritrovare il suo volto, volto a volte deturpato. Ancora una volta, abbiamo constatato che, sotto la superficie che schiuma, la vita brulica silenziosa e umile. Abbiamo onorato questa vita fatta di famiglia, lavoro, fierezza di guadagnarsi il pane, di onestà senza prezzo, di amore fino al sacrificio, di eroismi senza notizia. Abbiamo onorato un’umanità vera e solida, segnata da immense nostalgie e possibilità». Come ha insegnato il Papa nel suo discorso, «i tratti dell’umano – umiltà, disinteresse, beatitudine – se li apriamo nella loro ricchezza sono criteri di universale umanità, di cui la comunità cristiana è chiamata ad essere profezia serena e inquieta».

Primi ad applicare le norme anti pedofilia. «Ogni volta che si accerta un caso di pedofilia si rinnova in noi il dolore e la vicinanza alle vittime e ai familiari; insieme ribadiamo la condanna dei colpevoli, mentre cresce la preoccupazione per lo scandalo delle anime», ha assicurato il presidente della Cei ricordando che «i vescovi italiani sono stati tra i primi a mettere in essere con rigore le indicazioni della Santa Sede in ordine all’accertamento degli addebiti e all’erogazione delle pene, e hanno rafforzato le strutture di recupero nonché i criteri di prevenzione. Fermo restando tutto questo, riconosciamo e condividiamo la generosità del nostro clero, che si spende ogni giorno accanto a tutti e a ciascuno con disinteresse e trasparenza». «Vogliamo aprire il cuore ai nostri amati sacerdoti», che «sono ogni giorno vicini alle loro comunità con discrezione e dedizione», le parole di Bagnasco: «A loro siamo profondamente grati, in attesa della prossima assemblea di maggio nella quale ritorneremo a confrontarci sulla vita e la formazione permanente del clero. Uniti nel vincolo sacramentale, vescovi e preti, sono in ascolto e dialogo con tutti, consapevoli che il mistero di ognuno è il pascolo di Dio, e che spesso solo lo sguardo può tradurre il nostro pensiero, può riscattare la debolezza delle nostre labbra».

«La prossimità della Chiesa al popolo è quotidiana», ha sottolineato il cardinale: «È la vita e la missione di noi vescovi insieme al nostro clero. Da sempre cerchiamo di fare, senza chiasso, il nostro dovere di solidarietà evangelica, attraverso innumerevoli interventi e organizzazioni, per rispondere a bisogni antichi e nuovi». «Non vogliamo sbandierare nulla né ricevere medaglie», ha puntualizzato: «Desideriamo solo di avere la grazia di poter continuare – e se possibile intensificare – l’aiuto a quanti – sono moltitudini – bussano fiduciosi alla porta delle parrocchie». «Qualche ombra, che a volte dolorosamente si constata, non deve oscurare né screditare l’operato limpido e generoso di moltissimi operatori – sacerdoti, consacrati e laici – che servono con gratuità e sacrificio di energie, tempo, denaro», il tributo del presidente della Cei.

«Costruire ponti», ma anche «dare una risposta chiara davanti alle minacce che emergono all’interno del dibattito pubblico». Sta in questo doppio compito, per il cardinale Angelo Bagnasco, il «contributo specifico dei credenti alla costruzione della società comune», perché «i credenti sono cittadini», come ha ricordato Papa Francesco al Convegno di Firenze. «Ormai è sotto gli occhi di tutti, e oggetto di frequenti analisi culturali, il fatto che la potenza dell’uomo sulla natura e su se stesso è entrata nella sua fase critica», l’analisi del presidente della Cei: «Mentre l’uomo moderno aveva davanti a sé la sfida di conquistare potere sulle forze della natura, oggi l’uomo postmoderno ha il problema di dominare il suo potere perché il potere non distrugga l’uomo stesso».

«Solo una forte coscienza morale può dominare il potere e può impedire che l’uomo cada in sua balia», ha ammonito il cardinale a proposito del «primo campo di dialogo per creare ponti». «Nella sensibilità media, c’è ancora qualcosa che si concepisca intangibile?», si è chiesto il presidente della Cei, secondo il quale «esiste un secondo fenomeno che interpella tutti: è il progressivo sgretolamento del tessuto sociale». Per Bagnasco, «le nostre comunità cristiane hanno anche questo compito: nei quartieri anonimi della nostre città essere delle piccole luci di riferimento, dei luoghi di accoglienza, dei punti di riferimento dove, prima di fare, ricevere o dare, ognuno possa sentirsi se stesso, possa incontrare una comunità di ideali, uno spazio di relazioni benevole, respirare un orizzonte alto e ampio. Sì, bisogna ritessere i rapporti umani perché ognuno si senta a casa anche oltre il suo tetto. E i rapporti umani si creano non con il collante degli interessi individuali e delle convenienze, ma della gratuità, di cui Gesù è sorgente e criterio». «Allarghiamo lo sguardo poiché nessun Paese vive isolato», il terzo invito: «Il Medio Oriente, come le vicine coste africane, vivono confusione, tumulto e violenze: emblematici, al riguardo, i sanguinosi attentati di ieri in Turchia e in Costa d’Avorio. Gli interrogativi che si affacciano non sono immotivati: suggeriscono – anche alla luce delle responsabilità passate – non avventure sconsiderate, ma prudente ponderazione. Assicuriamo la nostra preghiera perché tutte le parti in causa, a cominciare dai più fragili ed esposti, possano trovare strade di giustizia, sicurezza e pace».

La famiglia è «il perno della rete sociale, il più grande capitale di impresa e di solidarietà, un tesoro da non indebolire e disperdere con omologazioni infondate, trattando nello stesso modo realtà diverse». A ribadirlo è il cardinale Angelo Bagnasco, che nella prolusione di apertura del Consiglio permanente della Cei ha messo in rilievo le contraddizioni del dibattito in atto su questo tema, per cui «da una parte si rivendicano le differenze sul piano culturale e, dall’altra, le si negano sul piano normativo, creando di fatto delle situazioni paramatrimoniali». «La famiglia si fonda sul matrimonio», ripete il presidente della Cei sulla scorta della dichiarazione congiunta firmata da Papa Francesco e dal Patriarca Kirill: «Ci rammarichiamo che altre forme di convivenza siano ormai poste allo stesso livello di questa unione, mentre il concetto di paternità e di maternità, come vocazione particolare dell’uomo e della donna nel matrimonio, viene estromesso dalla coscienza pubblica». Sul piano generale, «la situazione appare complessa, spesso anche litigiosa e distratta»: «È l’ora di una grande responsabilità, perché i germogli possano diventare presto raccolto abbondante, perché l’occupazione, la famiglia e lo stato sociale siano a portata di tutti, specialmente dei giovani che hanno diritto di farsi la propria famiglia. I beni materiali sono certamente necessari per vivere con dignità, ma esiste un patrimonio invisibile che non ha prezzo e che non si può comprare: è la fiducia, la speranza».

Ancora una volta, Bagnasco lancia l’allarme per l’inverno demografico, rilevato dai dati Istat: «Quelli del 2015 sono i dati peggiori dall’Unità d’Italia: lo scorso anno, a fronte di 653.000 decessi, le nascite sono state 488.000, mentre 100.000 italiani hanno lasciato il Paese. È il sintomo di una crisi più profonda di quella economica». «La famiglia, grembo della vita, e l’occupazione, sono le cose concrete a cui il popolo guarda con preoccupazione crescente», l’analisi del presidente della Cei: «Ed è su queste emergenze che la gente vuole vedere la politica impegnata giorno e notte per misure urgenti e concrete. Sono questi i veri passi con cui presentarsi in Europa a testa alta!».

Bambini non sono «cose», no a eutanasia. «Mentre riaffermiamo con tantissima gente che avere dei figli è un desiderio bello e legittimo, così è diritto dei bambini non diventare oggetto di diritto per nessuno, poiché non sono cose da produrre», ha detto ancora il cardinale Angelo Bagnasco, che ha fatto notare come oggi «la deriva individualista, radicale e liberista, non intende fermarsi». «Tanto più che certi cosiddetti diritti risultano essere solo per i ricchi alle spalle dei più poveri, specialmente delle donne e dei loro corpi», ha denunciato il cardinale pur senza mai nominare la maternità surrogata. «Fa parte di un umanesimo umano il fatto che l’amore non giustifica tutto, che i bambini hanno diritto a un padre e una madre, come anche recentemente il Tribunale dell’Aia ha affermato», il riferimento indiretto al dibattito sulle unioni civili. A questo riguardo, secondo il presidente della Cei, «è necessario semplificare e accelerare le procedure di adozione, perché possano avere risposta le migliaia di richieste a fronte di alcune centinaia di bambini dichiarati adottabili». «Fa parte dell’umanesimo pure la constatazione che la vita nessuno se la può dare e quindi togliere; che mai, in nessuna sua fase, può essere manipolata e distrutta; che sempre deve essere rispettata e mai può essere soppressa anche quando l’intenzione appare buona; che l’accanimento terapeutico è una cosa, mentre l’eutanasia e il suicidio assistito sono tutt’altro», l’ammonimento del cardinale: «Fa parte dell’umanesimo la convinzione che «la famiglia è la pietra angolare della costruzione di una grande nazione», che «la prima natura da custodire, affinché porti frutto, è la nostra stessa umanità», ha proseguito citando il Papa.

«Raccapricciante» il «delitto per curiosità». «Come società siamo talmente accecati di fronte ai segni della decomposizione culturale da continuare a mettere energie, tempo, risorse in tutt’altro?». È la domanda provocatoria che ha fatto da sfondo alla parte finale della prolusione del cardinale Angelo Bagnasco, che ha menzionato «l’ennesimo segno del profondo disagio educativo che serpeggia e miete vittime: il recente, raccapricciante delitto perpetrato per curiosità – non dunque per una qualche causa passionale, economica, antagonista, pur assurda e inammissibile – ma per curiosità, per vederne l’effetto!». «Emerge un inquietante, assoluto vuoto interiore, una disperata noia di vivere che esige un insaziabile bisogno di sensazioni forti, per cui la tortura e il delitto sono pensati, voluti e vissuti per se stessi», la denuncia del presidente della Cei: «Siamo preoccupati che non si sia aperto un serio, corale dibattito pubblico; che si continui a mostrare colpevole superficialità o vile rassegnazione di fronte alla cultura dello ‘sballo’ con droghe, alcool, azzardo, fino al disprezzo totale della vita propria e altrui». «È certamente necessario chiedersi quale mondo lasceremo ai nostri giovani, ma è altrettanto urgente chiederci quali uomini lasceremo al nostro mondo!», ha esclamato il cardinale: «Quale tipo di educazione la società offre alle giovani generazioni? In questione ci sono loro ma anche, e molto, noi adulti. Non solo la famiglia e la scuola, ma la società intera: quali valori, quali ideali, quali capacità di raziocinio, di governo delle proprie emozioni, quale idea di libertà e di amore, quale valore delle regole e della legalità stiamo presentando?». Non è mancato un appello per il «sostegno strutturale alle scuole paritarie», sulla scia dell’«esempio virtuoso» di altri Paesi europei.