Vita Chiesa

Cei, mons Galantino: «Chiesa non è potere parallelo né alternativo a governo»

Leggi elettorali «fatte» dalla magistratura. «Quando un vescovo parla, anche con passione – ha puntualizzato mons. Galantino ai giornalisti – non lo fa perché vuole essere alternativo a questo o a quel governo, lo fa perché vuole dare un contributo al bene del Paese». Interpellato, durante la conferenza stampa, sul responso della Consulta in merito all’Italicum, Galantino ha affermato: «Non entro nei particolari tecnici di ciò che ha fatto la magistratura, mi limito a ricordare che abbiamo due leggi elettorali che sono entrambe fatte dalla magistratura». «Mi auguro che la politica – ha proseguito il segretario generale della Cei – di fronte a questi fatti non salti subito per decidere quando votare, ma avvii una riflessione seria sul perché ciò avviene». «Se la magistratura interviene – ha ipotizzato Galantino – con molta probabilità vuol dire che la politica non ha fatto bene il suo mestiere». Di qui la necessità che i politici, «pagati per fare certe cose», si chiedano il motivo per cui «altri lo fanno al loro posto». «Non è un Paese normale – ha incalzato Galantino – quello in cui ogni decisione debba essere presa con un organismo che decida se tu sei o non sei legittimato a fare questo», ad esempio «a fare il sindaco o la sindaca».

Risposte concreta ai bisogni della gente. A una domanda sulle eventuali preferenze dei vescovi sulla data delle elezioni, Galantino ha risposto: «Io non sono un parlamentare, e non sta a noi decidere se le elezioni si svolgeranno ad aprile, a giugno o l’anno prossimo: è una valutazione di carattere strettamente politico, e devono farla i politici». «Guai – ha ammonito però Galantino – se strumenti nati per migliorare la vita nazionale vengono strumentalizzati per altro». «Le elezioni possono anche essere un diversivo», ha osservato il segretario generale della Cei, «un’occasione per ‘contare’ e per capire chi deve contare. Rimandare le elezioni significa troppo spesso rimandare i problemi, far finta che non esistono». L’auspicio della Chiesa italiana è che «le elezioni, in qualunque data avvengano, siano una risposta concreta per dire alla gente: rispondiamo ai vostri bisogni, non ai nostri progetti».

Pedofilia nella Chiesa. «L’atteggiamento della Chiesa italiana non mi sembra sia così reticente come qualcuno vuole continuare a far credere», ha detto monsignor Nunzio Galantino, rispondendo ad una domanda. «L’attenzione è veramente molto alta su questi temi, grazie anche al lavoro dei media», ha aggiunto don Ivan Maffeis, direttore dell’Ufficio Cei per le comunicazioni sociali. «Non solo i vescovi sono attenti, ma spesso non c’è reticenza né voglia di nascondere», ha assicurato Galantino, smentendo la tesi diffusa che la pedofilia sia una piaga da attribuire solo alla Chiesa. «Se la pedofilia fosse legata solo a settori del clero, mi riterrei fortunato», il commento del segretario generale della Cei, che ha fatto notare come la piaga degli abusi «tocchi molti altri ambiti: docenti, allenatori, il cosiddetto turismo sessuale». «Si parla tanto di linee-guida per la Chiesa italiana, ma cosa ha fatto la scuola?», si è chiesto ad esempio Galantino, esortando i presenti a chiedersi se «quello che sta facendo la Chiesa lo stanno facendo anche altri», per «condannare e ridurre» i casi di pedofilia.

Un sussidio per motivare di più i sacerdoti. «La gravità di certi comportamenti non va nascosta e nessuno la può nascondere, ma non possiamo permetterci il lusso di ignorare tutto quello che di buono e coerente fanno tanti sacerdoti, religiosi e vescovi», ha detto ancora Galantino, illustrando ai giornalisti il comunicato finale del Consiglio episcopale permanente. Al centro dei lavori, in preparazione alla prossima Assemblea generale di maggio, il Sussidio che raccoglie due anni di lavoro sul versante della formazione permanente del clero, «per aiutare i preti a rimotivarsi in maniera più forte – ha spiegato il segretario generale della Cei -, in una società che non concede niente a nessuno, e chiede che i sacerdoti, i vescovi vivano una vita testimoniale, credibile». Quanto ai «drammatici e deprecabili episodi di cronaca che hanno toccato l’Italia negli ultimi tempi»,  «nessuno nasconde niente», ha assicurato Galantino: «Se, però, da una parte non si può e non si deve ignorare il male, è un passaggio assolutamente indebito quello di leggere in negativo tutto quello che esiste, semplicemente perché non è vero».

A riprova della fiducia della nostra gente verso il nostro clero, il segretario generale ha affermato: «Basta pensare a quanta gente, quando va a firmare per l’otto per mille, firma a favore della Chiesa cattolica». Entrando nel dettaglio delle proposte di formazione dei sacerdoti, Galantino ha garantito che i vescovi sentono forte la «grande responsabilità» soprattutto «nella selezione dei candidati al sacerdozio», sulla scia di quanto chiede il Papa: «Quando un prete esce da un seminario non deve andare in cerca di un vescovo misericordioso, dando luogo a una sorta di  nomadismo vocazionale». Si tratta, invece, di «un problema da affrontare con grande realismo, e con tanta sofferenza, perché quando avviene un fatto del genere la Chiesa viene messa sotto accusa. Con molta sofferenza, ma anche con molto orgoglio, dico: questi preti non rappresentano la Chiesa».

C’è lo «ius soli», ma anche lo «ius culturae». Mons. Galantino ha ricordato che tra le proposte dei vescovi in questi giorni figurano anche quelle di affidare a case famiglia i minori non accompagnati e riconoscere la cittadinanza per quanti hanno conseguito nel nostro Paese il primo ciclo scolastico. «È importante che ai ragazzi che frequentano da noi il primo ciclo scolastico venga riconosciuta la cittadinanza», ha rimarcato Galantino, stigmatizzando chi legge in maniera «strabica» la posizione della Chiesa su questi temi. «Ripartire dalla legalità è un atto di intelligenza politica – ha spiegato – che non va confuso con una proposta per allargare l’irregolarità e creare insicurezza per i migranti e per il territorio». Al contrario, riconoscere la cittadinanza ai ragazzi immigrati che frequentano le nostre scuole «vuol dire cominciare a ridurre la platea dei cosiddetti irregolari: gli immigrati non sono tutti irregolari o clandestini, non è il colore della pelle a fare ‘un irregolare’ e dell’irregolare un delinquente». Ci sono «fatti che sono sotto gli occhi di tutti», ha fatto notare il segretario generale della Cei citando la presenza tra di noi, ad esempio, di ragazzi africani in grado di parlare con perfetto accento romanesco: «Una politica attenta non può non far legge su queste cose, perché questo riduce la platea dei cosiddetti clandestini o immigrati: ormai siamo un popolo multicolore».

«Nella Chiesa non ci sono autocandidature», ha garantito ai giornalisti mons. Nunzio Galantino. Interpellato riguardo alla prossima Assemblea generale di maggio, in cui i vescovi dovranno eleggere la terna da sottoporre al Papa per l’elezione del nuovo presidente della Cei, Galantino ha fatto notare che si tratta di una «prima volta» per tale procedura, visto che finora la nomina del nuovo presidente dei vescovi italiani spettava direttamente al Papa. «Non sono previste autocandidature, né un programma intorno a cui radunare i cosiddetti grandi elettori», ha puntualizzato Galantino: «Il presidente della Cei non è il presidente del governo, che ha un programma, che poi bisogna votare. Il compito del presidente della Cei è di coordinare quello che i vescovi – insieme – decidono di fare». «Qualcuno ha paragonato l’elezione del presidente della Cei a quella del presidente degli Stati Uniti», ha scherzato mons. Galantino, esortando invece i giornalisti a «ridimensionare» la questione.

«Non si combatte il populismo facendo altro populismo», ha poi osservato monsignor Galantino. Durante i lavori, ha reso noto ai giornalisti, i vescovi hanno lanciato l’allarme su povertà e politiche familiari, deplorando in particolare «il ritardo di attenzione nell’agenda politica nei confronti delle famiglie, che sono il primo motore della ripresa economica». Qualche vescovo, ha informato Galantino, «si è anche chiesto come negli stessi giorni si siano trovati 20 miliardi per le banche e pochi giorni dopo si siano ancora una volta rimandati i provvedimenti a favore delle famiglie». «Continuare a ritardare» tali aiuti, per il segretario generale della Cei, «significa ritardare le condizioni per cui questo Paese possa essere un po’ più pacificato». Tra le «preoccupazioni» dei vescovi, inoltre, i giovani e il Meridione. «Per fortuna è stato ripristinato il ministero per il Mezzogiorno», il commento di Galantino, per il quale «sembrava che quest’ultimo fosse scomparso con l’ultimo terremoto». «O il Mezzogiorno viene recuperato all’interno di una politica italiana integrata, o non andiamo da nessuna parte», il grido d’allarme della Chiesa italiana. I vescovi, inoltre, durante il Cep hanno accolto con molto favore la decisione del Papa di dedicare il prossimo Sinodo ai giovani: «Vogliamo metterci in ascolto dei suggerimenti che i giovani possono darci», ha detto Galantino. «Liberi dai nostri schemi e dai nostri pregiudizi, sono in grado di vedere meglio di noi le strade per il futuro», ha concluso.

No al ddl sul fine vita. «Una legge che attribuisca tutto il potere solo e unicamente all’autodeterminazione della persona non può essere accettata». È netto il parere di monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, sul ddl sul fine-vita, citato dal cardinale Bagnasco nella prolusione di apertura del Consiglio episcopale permanente, di cui oggi si è tenuta la conferenza stampa finale. È attualmente all’esame della Commissione affari sociali, presieduta dall’onorevole Marazziti, un disegno di legge. Al riguardo, il segretario generale della Cei ha ricordato che «una legge che smonta l’alleanza tra paziente e medico, e tra paziente, medico e familiari, finisce per essere solo il trionfo dell’individualismo». In materia di eutanasia, l’auspicio dei vescovi è «che non si arrivi a parlare di fronte a un caso particolare, ma si avvii una riflessione seria, affinché non se ne faccia ancora una volta un tema ‘per poterci contare’».

Preoccupazione per la scuola cattolica. «La preoccupazione c’è ed è costante: si chiudono migliaia di scuole cattoliche ogni anno, soprattutto nel Nord Est, ma anche a Roma». Il Segretario generale della Cei, ha risposto così a una domanda sulla chiusura di molte scuole cattoliche a causa di difficoltà economiche. Durante la conferenza stampa di chiusura del Consiglio episcopale permanente, Galantino ha precisato: «Non si tratta di andare dal governo con il cappello in mano affinché ci aiuti a non far chiudere le scuole cattoliche: il problema è di natura culturale». La legge Berlinguer del 2000, ha ricordato infatti il segretario generale della Cei, «parla di scuole pubbliche statali e paritarie». «Bisogna augurarsi che il governo ponga questo tema sul piano culturale», l’auspicio di Galantino in merito alla parità scolastica: «Una famiglia deve avere libertà di scegliere dove mandare il proprio figlio a scuola, e non pagare due volte le tasse».

Trump e la lotta al terrorismo. «Non penso che il terrorismo si vinca con altro terrorismo». Monsignor Nunzio Galantino ha risposto in questi termini commentando un’affermazione del presidente americano Donald Trump – «Contro il terrorismo la tortura funziona benissimo» -, oggetto di una delle domande della conferenza stampa di chiusura del Consiglio episcopale permanente. «Qualsiasi risposta a questa affermazione sembra persino banale», ha osservato Galantino: «Che la tortura annulli l’incidenza negativa, anzi negativissima, del terrorismo mi sembra abbastanza discutibile». «Daesh ha ucciso tanti bambini perché li riteneva spie, e li ha torturati per questo», ha ricordato il vescovo, secondo il quale «il ricorso alla tortura non risolve i problemi: c’è bisogno di una politica integrata».