Vita Chiesa

Chiara Corbella Petrillo, al via la beatificazione. Card. De Donatis: «La sua vita suscita un desiderio di cambiamento in tante persone»

Non è un giorno qualunque il 21 settembre. Proprio oggi, infatti, Chiara Corbella avrebbe festeggiato i dieci anni di matrimonio con il marito Enrico Petrillo. Ma la sua vita si è interrotta il 13 giugno 2012, appena un anno dopo aver dato alla luce Francesco. Di lei resta una memoria viva e una testimonianza di fede che, ha ricordato questa mattina il cardinale vicario Angelo De Donatis aprendo l’inchiesta diocesana della causa di beatificazione e canonizzazione, «ha prodotto e continua a produrre frutti di conversione in molte persone, che vengono spinte dalla sua storia a interrogarsi sul senso della vita». Accanto al cardinale che ha presieduto il rito, tenuto eccezionalmente nella basilica di San Giovanni in Laterano, erano presenti il postulatore padre Romano Gambalunga nonché i membri del Tribunale diocesano che istruiranno l’inchiesta: il delegato episcopale, mons. Giuseppe D’Alonzo, il promotore di giustizia, don Giorgio Ciucci, il notaio attuario, Marcello Terramani, e il notaio aggiunto Giancarlo Bracchi.

È il cardinale De Donatis a ripercorrere la vita di Chiara di fronte a centinaia di persone raccolte nella basilica. Nata a Roma il 9 gennaio 1984 in una famiglia che le insegna ad avvicinarsi alla fede sin da bambina, incontra nell’estate del 2002 a Medjugorje un ragazzo romano di ventitré anni in pellegrinaggio con la sua comunità di preghiera del Rinnovamento Carismatico. È Enrico Petrillo, il futuro marito, con il quale Chiara instaura un rapporto per certi versi ordinario, puntellato da litigi, rotture e pacificazioni fino al matrimonio celebrato ad Assisi il 21 settembre 2008.

Tornati dal viaggio di nozze, Chiara scopre di essere incinta. Le ecografie mostrano, però, una grave malformazione ma Chiara ed Enrico scelgono di portare avanti la gravidanza e la piccola Maria Grazia Letizia, che nasce il 10 giugno 2009, muore dopo poco più di mezz’ora. Qualche mese dopo Chiara è nuovamente incinta. Ma anche a questo bambino, cui verrà dato il nome di Davide Giovanni, viene diagnosticata una grave malformazione viscerale alle pelvi con assenza degli arti inferiori e anche lui morirà poco dopo essere nato, il 24 giugno 2010.

Fra le patologie dei due bambini non c’è legame e il il 30 maggio 2011 nasce Francesco, perfettamente sano. Durante la gravidanza, però, Chiara scopre di avere una lesione alla lingua che le viene asportata. Per la seconda fase della cura del carcinoma, è necessario che il figlio sia nato. Chiara sceglie di rimandare le cure per non far male al bambino che porta in grembo e soltanto dopo il parto comincia chemioterapia e radioterapia: il tumore si estenderà comunque a linfonodi, polmoni, fegato e persino all’occhio destro, che Chiara coprirà con una benda per limitare le difficoltà visive.

Le ultime settimane di vita le trascorre insieme a suo marito in disparte e lontano dalla città, nella casa di famiglia vicino al mare. Chiara muore a mezzogiorno del 13 giugno 2012, dopo aver salutato tutti, parenti ed amici, uno a uno.

«Chiara viene percepita come una di noi e la sua vita affascina suscitando un desiderio di cambiamento e coinvolgendo tante persone», ha detto il card. De Donatis durante il rito: «Ascoltando le persone che l’hanno conosciuta, ci si rende conto che la testimonianza cristiana di Chiara è un faro di luce, che fa quasi toccare con mano la vicinanza amorevole di Dio che è Padre e aiuta a scoprire la bellezza della Chiesa, che nella fraternità dei suoi figli e nella cura dei suoi pastori si mostra madre. Conoscendo la sua vita vediamo che Maria nella Chiesa, per opera dello Spirito, continua a generare figli di Dio, insegnando loro come custodire la parola del Padre, come comprendere il senso degli avvenimenti alla luce di questa parola, come lasciare nelle mani di Gesù la propria vita seguendone le orme, per giungere dove lui ci attende, nell’Amore».

«Aprendo oggi la fase diocesana del suo processo di beatificazione e canonizzazione, ci auspichiamo che al termine dell’iter canonico possa divenire un modello di santità, approvato dalla Chiesa, per tutti i fedeli cristiani e soprattutto per coloro che in questa giovane donna sposata e madre di tre figli trovino incoraggiamento e sostegno nel servizio all’amore coniugale e alla vita», ha concluso il cardinale.