Vita Chiesa

Cile, attacchi incendiari a chiese contro visita Papa. Arcidiocesi Santiago: «Contraddetto spirito che anima visita»

Prosegue la nota: «Con umiltà e serenità chiediamo a quanti hanno realizzato questi atti – che sappiamo non rappresentare assolutamente il sentimento della grandissima maggioranza della popolazione – di riflettere sulla necessità che esistano rispetto e tolleranza tra tutti, per costruire una patria di fratelli». Secondo l’arcidiocesi, «il Cile ha bisogno di maggior dialogo». Da qui l’invito «a tutti i cattolici e ai credenti delle diverse religioni e agli uomini e donne di buona volontà a rinnovare la loro gioia e a partecipare alle celebrazioni della prossima settimana, assieme al Santo Padre, che ci porta un messaggio di speranza e amore tra tutti».

«Nessun attacco terroristico, piuttosto atti di vandalismo compiuti per attirare l’attenzione». E’ la prima precisazione che padre Felipe Herrera, portavoce della Commissione nazionale della visita di papa Francesco in Cile, fa al Sir parlando degli attacchi che nella notte hanno preso di mira almeno 4 chiese cattoliche in diverse zone di Santiago del Cile, per protestare contro la visita di Papa Francesco nel Paese, prevista dal 15 al 18 gennaio. In tre degli attacchi, le chiese hanno subito danni, soprattutto alle porte e alle facciate, mentre il quarto è stato neutralizzato dalla polizia. «Non è purtroppo una sorpresa per noi qui in Cile che accadano queste cose», racconta padre Herrera. «Sono opera di piccoli gruppi che agiscono, non soltanto contro la Chiesa ma in occasioni di altri eventi importanti organizzati da ambasciate o istituzioni pubbliche. Proteste violente. Lanciano bottiglie incendiarie o panni imbevuti di benzina per appiccare il fuoco. Poi lasciano messaggi dicendo cose brutte. Agiscono nella notte e in questo caso hanno preso di mira chiese piccole e povere, frequentate da gente povera».

Perché lo fanno? «Per attirare l’attenzione», risponde il sacerdote che cura la comunicazione per la visita di papa Francesco in Cile. «Sono comunque segno di uno scontento sociale altissimo. Dicono che la Chiesa sia complice. Sono gruppi anti-sistema». La Chiesa locale non è preoccupata per la riuscita della visita del papa in Cile. «Non c’è nessuna preoccupazione – conferma padre Herrera – quanto piuttosto un dolore profondo. Vorrei allora sottolineare due cose. La prima è che la strada della violenza non è mai quella giusta. Il Motto scelto per questa visita papale è «Vi do la mia Pace». Questi atti di violenza ci mostrano quanto il Cile abbia bisogno di questa pace e di giustizia. La seconda cosa è che il piano di sicurezza qui in Cile per l’arrivo di papa Francesco è grandissimo e non soltanto per papa Francesco. Sappiamo benissimo che il Papa è più preoccupato della sicurezza della gente che della sua sicurezza personale. Quindi quello che vogliamo dare è un messaggio di calma, di tranquillità. Non è un cosa nuova. Siamo abituati purtroppo a questo tipo di manifestazioni ma la gente sta attendendo con gioia il papa».