Vita Chiesa

Comitato Onu su minori: P. Lombardi, documento con «limiti gravi»

Innanzitutto, spiega padre Lombardi, «non è il caso di parlare di scontro ‘fra l’Onu e il Vaticano’. Le Nazioni Unite sono una realtà molto importante per l’umanità di oggi. La Santa Sede ha sempre dato un forte supporto morale all’Organizzazione delle Nazioni Unite come luogo d’incontro fra tutte le nazioni, per favorire la pace nel mondo e la crescita della comunità dei popoli nell’armonia e nel reciproco rispetto e vicendevole arricchimento». E, d’altro canto, «le Nazioni Unite, nelle loro più alte istanze, apprezzano e desiderano il sostegno della Santa Sede e il dialogo positivo con essa. E altrettanto desidera la Santa Sede, per il bene della famiglia umana». Padre Lombardi, poi, ricorda, che tra le Convenzioni internazionali promosse dalle Nazioni Unite «la Santa Sede/Stato della Città del Vaticano ha aderito a quelle che ritiene più importanti alla luce della sua attività e della sua missione. Fra queste, con tempestività, la Santa Sede ha aderito – fra i primi al mondo – a quella per i diritti dei bambini».

Entrando nello specifico del documento del Comitato Onu sui minori, padre Lombardi precisa che «l’adesione della Santa Sede alla Convenzione è stata motivata da un impegno storico della Chiesa universale e della Santa Sede per il bene dei bambini». Perciò «la Santa Sede – come ha detto mons. Parolin – continuerà ad impegnarsi per attuare la Convenzione e per mantenere un dialogo aperto, costruttivo e impegnato con gli organi in essa previsti. Prenderà le sue ulteriori posizioni e ne darà conto, e così via, senza pretendere di sottrarsi a un dialogo autentico, alle procedure previste, con apertura alle critiche giustificate, ma lo farà con coraggio e decisione, senza timidezza». Allo stesso tempo, ha ammesso il direttore della sala stampa vaticana, «non si può non rilevare che le ultime raccomandazioni pubblicate dal Comitato appaiono presentare – a giudizio di chi ha ben seguito il processo che le ha precedute – limiti gravi». Innanzitutto, «non hanno tenuto conto adeguato delle risposte, sia scritte, sia orali, date dai rappresentanti della Santa Sede. Chi ha letto e ascoltato queste risposte non ne trova riflessi proporzionati nel documento del Comitato, tanto da far pensare che esso fosse praticamente già scritto o perlomeno nettamente impostato prima dell’audizione».

In particolare, per padre Lombardi, «sembra grave la non comprensione della natura specifica della Santa Sede. È vero che si tratta di una realtà diversa dagli altri Stati e questo rende meno facile comprenderne ruolo e responsabilità. Ma ciò è stato spiegato molte volte dettagliatamente nei vent’anni e più di adesione alla Convenzione e in particolare nelle recenti risposte scritte. Non si è capaci di capire o non si vuole capire? In ambedue i casi si ha diritto a stupirsi». Inoltre, «il modo di presentare le obiezioni e l’insistenza su diversi casi particolari sembrano insinuare che si sia data molta maggiore attenzione a Ong ben note, pregiudizialmente contrarie alla Chiesa cattolica e alla Santa Sede, che non alle posizioni della Santa Sede stessa, firmataria della Convenzione, che pure è stata disponibile a un dialogo approfondito con il Comitato». È «tipico» di tali organizzazioni «non voler riconoscere quanto è stato fatto dalla Santa Sede e nella Chiesa in questi anni recenti, nel riconoscere errori, nel rinnovare le normative, nello sviluppare misure formative e preventive».

Padre Lombardi evidenzia che «le osservazioni del Comitato in più direzioni sembrano andare oltre le sue competenze e interferire nelle stesse posizioni dottrinali e morali della Chiesa cattolica, dando indicazioni che coinvolgono valutazioni morali della contraccezione e dello stesso aborto, o l’educazione nelle famiglie o la visione della sessualità umana, alla luce di una propria visione ideologica della stessa sessualità». Infine, «non si può non osservare che il tono, lo sviluppo e la pubblicità data dal Comitato al suo documento sono assolutamente anomali rispetto al suo normale procedere in rapporto con gli altri Stati parte aderenti alla Convenzione». Insomma, «se certamente la Santa Sede è stata oggetto di un’iniziativa e di un’attenzione mediatica a nostro avviso ingiustamente nociva, bisogna pur riconoscere che a sua volta il Comitato stesso si è attirato molte critiche gravi e fondate. Senza volere attribuire ‘alle Nazioni Unite’ quanto avvenuto, bisogna pur dire che nell’opinione comune le Nazioni Unite portano a loro volta le conseguenze negative di quanto compiuto, aldilà delle sue competenze, da un Comitato che ad esse si appella». Di qui l’invito: «Cerchiamo di ritrovare il piano corretto dell’impegno per il bene dei bambini. Anche attraverso lo strumento della Convenzione. La Santa Sede non farà mancare le sue risposte attente ed argomentate».