Vita Chiesa

Concilio pan-ortodosso: metropolita Gennadios Zervos, «È tempo di dimostrare unità»

La data è stata fissata, i temi sono stati individuati, la macchina organizzativa è partita ma più si avvicina l’inizio del Santo e Grande Concilio della Chiesa ortodossa (previsto nell’isola greca di Creta il 19 giugno), più il cammino si fa difficile. E’ la sfida più ardita del Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I. E’ stato lui a convocare i capi di 13 Chiese Ortodosse e convincerli della necessità di indire un sinodo.  Sono più di 50 anni che si sta lavorando per realizzare un simile evento. Era anche il sogno del Patriarca Athenagoras. L’ultima volta che le Chiese d’Oriente si sono ritrovate insieme risale a 11 secoli fa, e cioè al secondo Concilio di Nicea (787 d.C.). Il grande annuncio è stato dato  a gennaio scorso, dopo l’incontro dei Patriarchi a Chambesy in Svizzera. Ora però, alla vigilia dell’evento, tutto sembra di nuovo essere messo in discussione.

Dopo la Chiesa ortodossa Bulgara, anche il Patriarcato greco-ortodosso di Antiochia ha dichiarato di non partecipare e nei mesi scorsi diverse Chiese ortodosse locali avevano sollevato problemi sia in merito ai documenti preconciliari pubblicati che sulle procedure organizzative. Anche i monaci del Monte Athos hanno espresso criticità ed il Patriarcato di Mosca non nasconde perplessità. Sua Eminenza Zervos Gennadios, arcivescovo metropolita dell’arcidiocesi ortodossa d’Italia e di Malta del Patriarcato ecumenico, segue l’iter con grande partecipazione e ripete quanto il Patriarcato ecumenico ha affermato nei giorni scorsi e cioè che il processo conciliare è avviato e deve andare avanti.

Eminenza, perché il Patriarca Bartolomeo è così determinato ad andare avanti?

«Il Patriarca ecumenico è protagonista di questo grande avvenimento storico della Chiesa ortodossa che si fa dopo 11 secoli. E’ tempo, è ora di dimostrare al mondo l’unità della nostra Chiesa che è un dono di Dio ed una benedizione per la storia di oggi. Viviamo giorni tragici e una profondissima crisi. Dire che la Chiesa è una, santa, cattolica e apostolica, è dare un messaggio di amore e di speranza. Di fronte all’umanità di oggi, non è possibile rimanere in silenzio e chiusi ciascuno nella propria chiesa locale. Dobbiamo lavorare tutti  insieme, come una Chiesa. L’unità è un dono di cui ci chiede conto il mondo. Ma deve essere dimostrata, conosciuta e riconosciuta dagli altri, non soltanto affermata in teoria o declamata dai professori all’università. Deve tradursi in prassi, in vita».

Lei veramente crede che si farà questo Sinodo?

«Tutti hanno firmato. Tutti erano d’accordo di fare questo Sinodo quando sono stati invitati da Sua Santità il Patriarca Bartolomeo a gennaio. Tutti hanno detto sì. Tutti i Sinodi, anche quando la Chiesa era indivisa, hanno dovuto affrontare problemi, eppure sono stati sempre fatti. E’ successo anche che alcune volte il Papa non andava ed inviava suoi rappresentanti ma il Sinodo è sempre stato fatto. Fin dai primi tempi, anche con i problemi e anche se non erano tutti. Non è una cosa che succede solo adesso».

Come superare allora le difficoltà?

«Credo che noi dobbiamo avere una prospettiva diversa e vedere dal di sopra tutto quello che succede oggi. Il nostro unico interesse è per l’uomo. L’uomo per cui è nato Cristo, è morto crocifisso e risorto per la sua salvezza. Come possiamo rimanere in silenzio: l’uomo è al centro della nostra esistenza come cristianesimo e come Chiesa. E’ una vita che dobbiamo dare, vita di amore, di pace, di speranza, di unità. Se non siamo noi come Chiesa a darla, chi potrà farlo? E’ vero: ci sono difficoltà e problemi ma dobbiamo ora lasciare tutto da parte e guardare all’uomo e alla sua storia. L’unica speranza per risolvere i problemi e la crisi, è Cristo. Non c’è altra risposta. L’Europa deve ritornare alle radici cristiane. Quello che diceva il papa: svegliatevi, è una grande verità. Dobbiamo svegliarci».

Come cattolici come possiamo sostenere questo processo?

«L’unica arma che abbiamo è la preghiera. Noi dobbiamo pregare, non c’è altra cosa da fare. Dobbiamo pregare perché Dio illumini i cuori e lo Spirito Santo scenda in questo gioioso giorno della fondazione della Chiesa di Cristo che è la Pentecoste, perché aiuti questa unità pan ortodossa».

Papa Francesco è al corrente dei lavori sinodali?

«Da quello che ho sentito, il papa è forse il primo a seguire tutto e a pregare per questo grande sinodo. Noi sappiamo la profonda amicizia che lega questi due grandi leader spirituali del mondo cristiano. Sappiamo la fraterna relazione che esiste tra queste due grandi personalità. Il Papa prega più di tutti e segue, vuole il buon successo del nostro Santo  Sinodo».