Vita Chiesa

Così le famiglie illumineranno il Sinodo dei vescovi

Una «Lettera a chi crede nella famiglia»: ad inviarla per chiedere di partecipare alla Veglia di preghiera per il Sinodo, organizzata dalla Chiesa italiana il 3 ottobre prossimo, alla vigilia della fase conclusiva, è l’Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia della Cei. L’obiettivo è chiamare a raccolta il «popolo cattolico» – e non solo – per rispondere all’invito fatto dal Papa nella lettera inviata alle famiglie alla vigilia della prima fase del Sinodo: «Vi chiedo di pregare intensamente lo Spirito Santo, affinché illumini i Padri Sinodali e li guidi nel loro impegnativo compito». Per aderire all’iniziativa – un anno dopo l’analogo appuntamento promosso dalla Cei nella stessa piazza – basta convergere il 3 ottobre in piazza san Pietro, dalle 18 alle 19.30, oppure accendere una piccola luce sulla finestra della propria casa. Sul territorio, intanto, si stanno preparando per settembre incontri di preghiera «nello stile di Emmaus», tra associazioni e carismi differenti. «Le famiglie illuminano il Sinodo», lo slogan per partecipare con la preghiera, il 3 ottobre, all’esito di un’assise che si annuncia già storica per la Chiesa. A fare da sfondo, le catechesi di Papa Francesco sulla vita concreta e i «miracoli» delle famiglie, ma anche la recente profezia sulla famiglia pronunciata durante il viaggio in Ecuador: «Il vino migliore deve ancora venire». Basta una piccola luce, per illuminare il buio che c’è.

Il cielo è chiamato a toccare la terra. «Stiamo attraversando un momento di grazia speciale: per la Chiesa italiana, ma anche per tutto il mondo». Ne è convinto don Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio Cei per la pastorale della famiglia: «Dopo la doppia consultazione popolare, che ha notevolmente arricchito tutta la riflessione sinodale, e dopo la prima fase del Sinodo siamo giunti al capolinea, al momento decisivo dell’Assemblea. In questo momento, la richiesta di preghiera del Papa diventa ancora più forte, decisiva per accompagnare la luce speciale dello Spirito: è come se il cuore si allargasse fino agli estremi confini della terra, per portare linfa di nuova grazia alla vita delle famiglie. Il cielo è chiamato a toccare la terra, tornando al principio della Creazione – una coppia di sposi – per aiutarci a confrontarci con la Chiesa e con la società».

Fiaccole e finestre accese. Fiaccole accese in piazza; finestre accese nelle case delle famiglie; gruppi ecclesiali che pregano insieme, molti anche con l’adorazione notturna. Come lo scorso anno. «È questo lo specchio della bellezza della famiglia in Italia», dice Gentili: «Queste fiaccole, lungo quest’anno, hanno continuato ad essere accese e ora tornano ad accendersi, il 3 ottobre». Cosa alimenta questa luce così speciale? «La consapevolezza che non esiste una famiglia perfetta, come ci ricorda continuamente il Papa. Esiste la fatica che le famiglie fanno continuamente per coniugare il Vangelo con la mancanza di lavoro, con la precarietà economica, con un lavoro che fagocita tutto il tempo e talora oscura le relazioni familiari. Con la fatica di accogliere il terzo e il quarto figlio in una società che manca di autentiche politiche a favore della natalità e che non vede la famiglia come un dono prezioso. La fatica delle coppie di sposi a restare insieme o tornare insieme dopo la lacerazione degli affetti che sta incrinando sempre di più la famiglia e le famiglie. La fatica delle famiglie che quotidianamente incarnano il Vangelo, che sperimentano nella propria storia molte cadute ma anche la capacità di rialzarsi per forza della grazia: questo significa scoprire che il matrimonio è realmente un sacramento, un evento di grazia, e mostrare la forza di guarigione che scaturisce da esso». Una cosa, per il direttore dell’Ufficio Cei, è sicura: «Il matrimonio non è per pochi o per i migliori: è per coloro che chiedono l’amore per sempre, implorandolo come dono del cielo. Come accompagnare questo ‘amore per sempre’ è la vera sfida, per il Sinodo».

Associazioni e movimenti che pregano insieme. Il Sinodo, e la sua preparazione, è anche un momento di «comunione ecclesiale concreta». Quello del 25 giugno scorso, in cui il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, ha incontrato i responsabili nazionali dei movimenti, delle associazioni e dei nuovi movimenti – oltre 130 – per Gentili è stato «un incontro storico»: è da loro, infatti, che «è venuta la proposta di dar vita a incontri di preghiera a settembre, sul territorio, tra associazioni e movimenti differenti, che insieme si mettono a pregare per le decisioni del Sinodo. Una ‘mensa familiare’, una sorta di antipasto al gustoso piatto che arriverà al momento della celebrazione finale dell’assise sinodale». Perché «la preghiera non è soltanto un dialogo con Dio, ma un modo in cui ci si relaziona, ci si sente in comunione con il passo dell’altro, per aiutarsi a vicenda e ricreare lo spirito della comunità delle origini, condividendo fatiche e gioie al di là di ogni appartenenza». Il 3 ottobre, la «comunione ecclesiale concreta» avrà la sua espressione più corale. «Abbiamo una grande necessità di far vedere la bellezza della famiglia che è in Italia, in unità», ha detto il 25 giugno Galantino: «La nostra vera forza è rimanere ancorati alla realtà con la consapevolezza che la realtà è superiore all’idea: e la realtà è la famiglia».

«Il vino migliore deve ancora venire». Don Gentili spiega la profezia ecuadoregna di Papa Francesco così: «Ormai la famiglia è diventata un autentico soggetto, non solo destinatario, della pastorale familiare: sempre più, verso di essa, stanno convergendo anche altri settori pastorali. Con il Sinodo, il Papa ci chiede di fare della famiglia più di un’attenzione: ci chiede di renderla una modalità con cui far rinascere l’intera Chiesa. Da questo Sinodo può rinascere non solo la famiglia, ma la Chiesa intera».