Vita Chiesa

«Cristiani uniti, per essere testimoni credibili»

Il primo mese dell’anno è anche il mese dell’incontro tra i cristiani e del dialogo tra le religioni. Si inizia giovedì 17 gennaio, con la giornata per il dialogo ebraico cristiano, e si prosegue con la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, dal 18 al 25. In molte città si aggiunge anche, al termine, una giornata per il dialogo islamico-cristiano.

Nel suo recente discorso alla Curia romana, prima di Natale, il Papa ha proposto alcune riflessioni molto interessanti sul dialogo tra le religioni: riflessioni che possono valere anche per il confronto ecumenico tra le varie denominazioni cristiane. Partiamo proprio dalle parole di Benedetto XVI per approfondire l’argomento insieme a don Mauro Lucchesi, responsabile della Commissione per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Conferenza episcopale toscana.

Il dialogo tra le religioni, dice il Papa, deve essere non tanto un confronto sui grandi temi della fede, quanto piuttosto «un dialogo della vita», il cui tema principale è la «responsabilità comune per la giustizia e per la pace». Questo può essere il punto di partenza anche per costruire l’ecumenismo e il dialogo a livello locale?

«Il dialogo sulla vita e il dialogo teologico nel cammino ecumenico vanno di pari passo. Nei primi passi del cammino ecumenico, i nascenti movimenti studenteschi di metà ottocento si muovevano nella convinzione che la dottrina divide mentre il servizio all’uomo unisce. Certamente questo era dettato dall’esperienza di un rapporto polemico sperimentato in Europa tra cattolici e protestanti. Ma quando il cammino ecumenico del secolo scorso si è strutturato ha avvertito ben presto la necessità di unire al servizio all’uomo (v. Vita e Azione) anche lo studio delle diverse teologie (v. Fede e Costituzione) che avevano avuto molta importanza nella separazione. Negli anni recenti proprio il servizio all’uomo trova le chiese divise, a motivo delle diverse visioni antropologiche ed etiche e le questioni teologiche vanno avanti lentamente, come è naturale che sia, dal momento che costituiscono il nocciolo che ha giustificato le separazioni. Certamente le due dimensioni non possono essere separate, anche perché l’unità dei cristiani si fonda e richiede e si manifesta nell’unità della fede. Questo a livello generale. A livello locale il punto di incontro passa sempre e soprattutto a livello dell’accoglienza, è il dialogo della vita che viene sperimentato in ogni diocesi, ad esempio con l’accoglienza e la concessione di spazi celebrativi alle diverse comunità di immigrati. Ed è proprio il dialogo della vita che si sperimenta in ogni casa dove una badante, spesso ortodossa, convive con una persona cattolica e arriva a pregare con essa e diventa stimolo al cammino ecumenico soprattutto con i matrimoni misti».

Il Papa ricorda che il dialogo «non ha di mira la conversione, bensì la comprensione. In questo si distingue dall’evangelizzazione, dalla missione». E aggiunge che attraverso il dialogo ci si mette «in cammino verso una più grande condivisione, che si fonda sull’unità della verità» e che «il cristiano ha la grande fiducia di fondo, anzi, la grande certezza di fondo di poter prendere tranquillamente il largo nel vasto mare della verità, senza dover temere per la sua identità di cristiano». Come si concretizza, nella vita delle singole diocesi, questa prospettiva?

«Il papa – nel discorso citato – si riferisce a criteri generali, in parte precisandoli, del dialogo tra religioni. Se rimaniamo nell’ambito ecumenico vediamo che c’è un legame vitale dell’ecumenismo con la missione e l’evangelizzazione, ovviamente non da intendere come azioni di una chiesa verso l’altra (anche se nel passato avvenne) ma di azioni delle chiese insieme verso il mondo intero. Infatti, secondo il vangelo di Giovanni, Gesù chiede al Padre che i suoi discepoli siano uno «perché il mondo creda». La consapevolezza che la divisione tra chiese indebolisce l’annuncio del vangelo perché rende poco credibile chi lo proclama è all’origine del movimento ecumenico in senso stretto ed è convinzione espressa continuamente dalla chiesa cattolica che anche recentemente ha ne ha fatto oggetto di riflessione nella riunione plenaria del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani. Ovviamente non si tratta di fare un’alleanza contro la secolarizzazione – come talvolta viene proposto – è una questione di verità: la divisione è una condizione di peccato che rende meno credibili e più deboli le azioni di tutte le chiese».

Nel dialogo, dice ancora Benedetto XVI, «ambedue le parti possono trovare purificazione e arricchimento». L’esperienza conferma questa affermazione?

«Certamente. Se il dialogo è sincero, cioè accogliente, senza pregiudizi e senza pretesa di proselitismo, i dialoganti si arricchiscono e questo perché il dialogo ecumenico avviene nella consapevolezza che l’unità non si raggiunge attraverso accordi tra chiese, ma quanto più si segue il Cristo. Una visione antica paragona l’incontro dei cristiani ai raggi di una ruota: più sono vicini al centro, più sono vicini. Il documento conciliare sull’ecumenismo esprime la convinzione che la ricerca dell’unità è questione di conversione e in questo spirito è possibile una purificazione della memoria, una rilettura degli eventi storici capace di vincere i pregiudizi. Ogni chiesa è chiamata a rinnovarsi anzitutto domandandosi quanto la sua dimensione confessionale è espressione della Chiesa Una e quanto è tradizione umana; inoltre deve costantemente verificare se è fedele a Cristo. Su questa strada il dialogo ecumenico porta a riconoscere nelle altre chiese la presenza dei doni dello Spirito e da ciò scaturisce quello scambio dei doni che costituisce la ricchezza della Chiesa».

La Toscana è da sempre terra in cui ecumenismo e dialogo interreligioso appaiono particolarmente fecondi. Quali sono le ragioni storiche?

«Penso che questo sia dovuto alla storia delle singole città, basta pensare a Livorno che ha visto sempre una presenza, ancora oggi testimoniata dagli edifici ecclesiali, oppure alle politiche di Lucca che nel XVI° secolo vide il senato e molte famiglie nobili aderire alla Riforma ma che non permise mai all’inquisizione romana di entrare nel territorio della repubblica. Pensiamo anche all’influenza dei traffici – ad esempio Pisa repubblica marinara – che hanno lasciato tracce nell’arte, con molte presenze di icone bizantine sparse per tutta la regione. Va aggiunto il fenomeno dell’immigrazione che portò molti russi in regione, presenza testimoniata dalla chiesa russa costruita nei primi anni del ’900. Ci sono state delle figure spirituali che hanno pensato il dialogo in termini completamente nuovi aprendo delle strade che abbiamo cominciato a percorrere: penso, soprattutto, a Francesco d’Assisi, alla sua esperienza al Santuario de La Verna, di preghiera, di accoglienza e di ascolto, che rappresenta una tradizione che si è venuta rinnovando in questi anni. Nei primi anni del post-concilio mons. Giuliano Agresti e mons. Alberto Ablondi sono stati dei protagonisti, non solo in Toscana, della scoperta e della promozione della dimensione ecumenica della testimonianza cristiana. A mons. Ablondi si deve l’intuizione di proporre una giornata nazionale dedicata all’approfondimento della conoscenza del popolo ebraico: dal 1990 la CEI ha istituito questa giornata che si celebra il 17 gennaio. La richiesta di mons. Ablondi nasceva anche dal rapporto di amicizia che egli aveva costruito con la comunità ebraica di Livorno. Non dobbiamo dimenticare che il vescovo ortodosso romeno Siluan ha trovato casa in Toscana quando ha iniziato la sua attività pastorale per le tante comunità ortodosse romene in Italia».

Oggi come prosegue questa tradizione?

«Nel presente la Toscana ha luoghi di condivisione di esperienze, di preghiera, di approfondimento teologico-spirituale, che ne fanno una realtà unica; penso all’Istituto Sophia a Loppiano, alla cittadella della pace di Rondine (Arezzo), alla comunità monastica di Camaldoli, al centro interreligioso di Agliati, all’Eremo delle Stinche a Panzano, alla Fondazione Giovanni Paolo II; poi c’è la recente esperienza fiorentina del dialogo tra cristiani, ebrei e musulmani. Molte di queste esperienze sono nate grazie a una figura carismatica. Tra i molti della Toscana del XX secolo va ricordato il padre olivetano Vittorino Aldinucci a Firenze e don Luigi Mori a Siena. L’elenco di questi luoghi e di queste figure è molto lungo e meriterebbe di essere approfondito proprio per un recupero della memoria storica del dialogo in Toscana. Qualcosa è stato fatto nei primi anni di questo secolo, ma molto deve essere ancora fatto proprio per far conoscere la peculiarità della Toscana e per aiutare l’Italia a vivere questa nuova stagione ecumenica e interreligiosa».

Il fenomeno della migrazione dei popoli ci interpella sempre di più anche dal punto di vista dell’incontro tra chiese: diocesi e parrocchie sono attrezzate per rispondere?

«Nelle nostre realtà c’era una presenza di altri cristiani molto limitata fino a pochissimi anni fa e quindi non c’era neanche una preparazione adeguata all’incontro; inoltre pesava l’eredità di una posizione polemica verso “gli eretici” tipica anche della nostra chiesa prima del Concilio. Ma poi la vita ha favorito l’incontro e questa conoscenza diretta ha vinto le precomprensioni da parte di tutte le chiese. È necessario perciò favorire sempre più incontri, conoscenza, collaborazione ed è possibile a tutti i livelli! Se c’è una cosa che nuoce all’ecumenismo è la superficialità che semplificando questioni importanti non rispetta la verità delle cose e non riconoscendo il dramma della divisione non ne soffre il cammino di superamento. Proprio per aiutare le parrocchie cattoliche la Commissione regionale per l’ecumenismo della Conferenza episcopale toscana (composta dai delegati delle diocesi) sta elaborando delle schede di conoscenza e orientamento per i rapporti e la collaborazione con i cristiani delle chiese presenti nel nostro territorio».

Dal 18 al 25 gennaio la settimana ecumenica

Dal 18 al 25 gennaio si celebra in tutto il mondo la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che quest’anno ha per titolo «Quel che il Signore esige da noi». Il tema è l’impegno comune per la giustizia e la pace, per la costruzione di una società dove sono bandite una volta per tutte ogni forma di discriminazione, soprattutto quella subita a causa dell’appartenenza religiosa. Il versetto biblico di riferimento è tratto dal libro del profeta Michea: «Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la bontà, camminare umilmente con il tuo Dio». Quest’anno il testo della Settimana è stato preparato dallo Student Christian Movement of India, che ha scelto di prendere in considerazione la realtà dei Dalit. Sono «i fuori casta» del sistema sociale e religioso induista dell’India, e pur godendo oggi di nuove legislazioni, sono spesso vittime di emarginazione e abusi, sfruttati economicamente e soggiogati culturalmente. I cristiani dell’India sono in maggioranza Dalit.

La giornata ebraico-cristiana sulla famiglia

La famiglia e il vincolo «fedele e definitivo» tra un uomo e una donna è il tema della Giornata per il dialogo ebraico cristiano, che si celebra giovedì 17 gennaio. Sulla scia dell’approfondimento dei Dieci Comandamenti, quest’anno infatti è la volta del «Non commettere adulterio». La Giornata è presentata in un sussidio preparato da mons. Mansueto Bianchi, vescovo di Pistoia e presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo della Cei, e dal Rabbino Elia Enrico Richetti, presidente dell’Assemblea dei Rabbini d’Italia.

Gli appuntamenti in Toscana: incontri, conferenze e veglie di preghiera

Sono tanti gli appuntamenti che si svolgeranno in Toscana per la Giornata del dialogo ebraico cristiano e per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.

A Firenze Giovedì 17 gennaio alle 18 al Centro La Pira riflessione del Rabbino Joseph Levi, con introduzione della Pastora Metodista Alison Walker. Gli incontri ecumenico poi si susseguiranno per tutta la settimana: venerdì 18 gennaio alle 18 i vespri nella chiesa Anglicana (via Maggio, 16), sabato 19 gennaio conferenza-dibattito nella chiesa Avventista del Settimo Giorno (via del Pergolino). Lunedì 21, incontro di preghiera nella chiesa dell’Immacolata a Montughi. Martedì 22, culto serale nel tempio Valdese (via Micheli, 26). Mercoledì 23, incontro nella chiesa Luterana in via dei Bardi; giovedì 24 preghiera comune nella chiesa Ortodossa Russa e venerdì 25 la conclusione, nella Chiesa Episcopale Americana (via Rucellai). Sabato 26 gennaio, al Centro La Pira, ci sarà anche un incontro di dialogo islamico-cristiano con l’imam Izzedin Elzir.

A Pisa, sabato 19 gennaio alle 21,15 «Pregare cantando», incontro di cori cristiani nella chiesa di S.Michele in Borgo. Domenica 20 gennaio nella chiesa di S.Maria Madre della Chiesa incontro ecumenico di preghiera con l’arcivescovo Giovanni Paolo Benotto, il pastore della chiesa valdese, rappresentanti di chiese ortodosse). Altri incontri si svolgeranno lunedì 21 gennaio a Pontedera, mercoledì 23 gennaio a Pietrasanta. Giovedì 24 gennaio una giornata promossa dalla Scuola di Formazione Teologica sui 150 anni del Tempio valdese di Pisa e sul Concilio Vaticano II.

A San Miniato, giovedì 17 Gennaio in Seminario incontro con Mario Fineschi della Comunità Ebraica di Firenze. Venerdì 18 nel convento francescano preghiera per l’Unità dei Cristiani presieduta dal vescovo Fausto Tardelli. Altre preghiere si svolgeranno a Casciana, Bassa, San Donato. Lunedì 28 gennaio, giornata di incontro con l’Islam: alle 21,15 in Seminario conferenza dell’Imam Izzedin Elzir.

A Pescia, martedì 22 gennaio veglia di preghiera nella chiesa di Borgo a Buggiano, con il vescovo Giovanni De Vivo e padre Livio Marina della Chiesa Ortodossa Rumena di Lucca. Giovedì 24 gennaio alle 21 nel Monastero delle Benedettine di Montecatini Alto conferenza di Silvia Nannipieri sul Concilio. Domenica 27 gennaio, in Sala Simonetti, incontro di amicizia ebraico – cristiana con Giovanni Ibba (Facoltà Teologica dell’Italia Centrale).

A Prato, venerdì 25 gennaio veglia ecumenica nella chiesa di Sant’Agostino.

A Carrara, incontro ecumenico e veglia di preghiera con ortodossi romeni, metodisti e valdesi lunedì 21 alle 21 nel duomo. Nello stesso giorno saranno aperte la chiesa metodista e la chiesa ortodossa per chi volesse visitare e conoscere.

A Pitigliano, giovedì 17 gennaio, in Sala Ildebrando conferenza di Sandro Servi, dal tema «la penitenza e la riconciliazione con Dio nella cultura ebraica». Venerdì 18 gennaio, nella concattedrale di Orbetello, alle 18 messa di inizio della Settimana di preghiera celebrata del vescovo Guglielmo Borghetti; alle 2 conferenza di Riccardo Burigana sull’ecumenismo nel Concilio Vaticano II, nella sala del palazzo abbaziale di Orbetello. Venerdì 25 gennaio, messa di conclusione della Settimana nella cattedrale di Pitigliano.

Nell’abbazia di Monteoliveto verrà cantata, per tutta la Settimana, l’antifona «ut unum sit» nella Messa conventuale.

A Lucca, domenica 20 gennaio Messa nella Cattedrale di San Martino; martedì 22 Divina Liturgia nella chiesa Ortodossa Romena e alle 20,30 incontro di preghiera a Castelnuovo Garfagnana. Giovedì 24 alle 21, incontro nella chiesa di Montuolo, a Lucca: «Il vento del Concilio sul cammino delle chiese verso l’unità».