Vita Chiesa

DOCUMENTI: I Congregazione

Lunedì 3 ottobre, nell’Aula del Sinodo, si è celebrata la prima Congregazione Generale della XI° Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi, presieduta dal Papa. Erano presenti 241 padri sinodali.

Benedetto XVI ha tenuto una riflessione iniziale. “Una delle funzioni della collegialità è di aiutarci a conoscere le lacune che non vogliamo vedere: non è facile -ha detto- vedere i propri difetti e gli altri li vedono meglio di noi”. Su questa linea, ha proseguito il Papa, “la correzione fraterna serve per aiutarci nel diventare più aperti, affinchè (…) ciascuno possa trovare la sua verità, la sua integrità come strumento di Dio. Tutto questo esige l’umiltà di non considerarsi superiori agli altri, ma di aiutarsi reciprocamente”. In questo modo “possiamo aiutarci con un grande atto di amore, atto di un vero affetto collegiale. Quando una persona è disperata, non sa come andare avanti, ha bisogno di consolazione, che qualcuno le sia accanto, le dia coraggio, che le porti il dono dello Spirito Santo consolatore”. “Questo è un invito a portare avanti noi stessi l’opera dello Spirito Santo Paraclito. Come possiamo fare ciò – si è domandato Benedetto XVI – se non condividendo la stessa fede che nessuno di noi ha inventato, ma che è la fede della Chiesa?”. “La fede è il fondamento comune su cui stiamo lavorando” e nelle parole di S.Paolo “c’è un invito a restare sempre su questo fondamento che ci precede, ad avere questa fede comune”. Ciascuno deve vivere la fede, – ha commentato il Papa – “secondo il suo modo di essere, ma sempre tenendo presente che questa fede ci precede”. Il Santo Padre ha concluso il suo saluto invitando i partecipanti al Sinodo ad essere “strumenti di Cristo” e a “entrare nei pensieri e nei sentimenti del Signore”. Il presiedente delegato di turno, Cardinale Francis Arinze, ha pronunciato un breve discorso all’inizio della sessione mattutina. “Veniamo – ha detto il cardinale – per riflettere su un tema che tocca il cuore pulsante della vita della Chiesa. Nella Santissima Eucaristia, come dice il Concilio Vaticano II, “è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, e cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua”. L’Eucaristia “è al centro della vita ecclesiale”. Successivamente il segretario generale del Sinodo dei Vescovi, l’Arcivescovo Nikola Eterovic, ha parlato delle attività del consiglio della segreteria generale durante il tempo precedente all’assemblea, e ha sottolineato che se Giovanni Paolo II ha cominciato la preparazione della XI° Assemblea Generale Ordinaria, il suo successore Benedetto XVI la concluderà. Il Cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia (Italia), relatore generale del Sinodo ha letto la Relazione ante disceptationem (nella forma che precede il dibattito). Riportiamo estratti del suo intervento: “Dopo aver fatto riferimento allo stupore eucaristico, l’Introduzione (Eucaristia: la libertà di Dio viene incontro alla libertà dell’uomo) evidenzia il nesso dell’Eucaristia con l’evangelizzazione e con la ratio sacramentalis propria della Rivelazione. Nel Primo Capitolo (Il novum del culto cristiano) cercherò di mettere in luce la novità del culto cristiano. Il Secondo Capitolo (L’azione eucaristica) tratterà dell’azione eucaristica nei suoi elementi distintivi e nel necessario nesso tra ars celebrandi e actuosa participatio. Un Terzo Capitolo (Dimensione antropologica, cosmologica e sociale dell’Eucaristia) vuole mostrare come l’Eucaristia possieda intrinsecamente una dimensione antropologica, una dimensione cosmologica e una dimensione sociale. La Conclusione (L’esistenza eucaristica nel travaglio contemporaneo) offrirà una ripresa sintetica della materia svolta per terminare con un breve auspicio circa i nostri lavori”. “Lo spegnersi dello stupore eucaristico dipende, in ultima analisi, dalla finitudine e dal peccato del soggetto. Spesso però questo trova un terreno di coltura nel fatto che la comunità cristiana che celebra l’Eucaristia è distante dalla realtà. Vive astrattamente. Non parla più all’uomo concreto, ai suoi affetti, al suo lavoro, al suo riposo, alle sue esigenze di unità, di verità, di bontà, di bellezza. (…) L’Assemblea Sinodale dovrà indagare attentamente questo stato di cose e suggerire i rimedi possibili”. “Per la sua natura di sorgente della logiken latreían l’azione rituale eucaristica viene ad essere oggettivamente anche la più essenziale e decisiva di tutte le azioni umane. Nel rito eucaristico infatti fa irruzione, in un preciso istante del tempo, il significato compiuto della storia, e quindi la sua verità. (…) La considerazione del rito in tutta la sua pienezza consente di evitare ogni frammentazione e giustapposizione tra l’azione eucaristica e le esigenze della nuova evangelizzazione, che vanno dall’annuncio testimoniale in ogni ambiente dell’umana esistenza fino alle necessarie implicazioni antropologiche, cosmologiche e sociali che l’Eucaristia obiettivamente mette in campo. Permette inoltre alla comunità cristiana di perseguire simultaneamente un’accurata fedeltà alle rubriche liturgiche ed un’attenta duttilità alle istanze d’inculturazione”. “La celebrazione eucaristica è l’atto di culto chiamato ad esprimere in modo eminente l’unico evento pasquale. (…) Il sacramento è dato per la comunione degli uomini in Cristo. Al di fuori di questa comunione eucaristica e sacramentale la Chiesa non è pienamente costituita: l’Eucaristia fa la Chiesa”. “Il Vescovo non presiede l’eucaristia, in forza di una ragione meramente giuridica, perché è il capo della chiesa locale, ma per fedeltà al comando stesso del Signore che ha affidato il memoriale della sua Pasqua a Pietro e agli apostoli. (…) La comunione con il Vescovo è la condizione perché sia legittima la celebrazione eucaristica in favore del popolo di Dio”. “Una seconda conferma di come in concreto la celebrazione eucaristica fa la Chiesa è la radicale diversità tra il tempio cristiano e quello pagano o lo stesso tempio giudaico. Mentre il tempio pagano e quello giudaico erano caratterizzati dalla presenza della divinità e per tale presenza erano considerati sacri e sacralizzanti, il luogo di culto cristiano consiste in un certo senso nella stessa azione della celebrazione del mistero”. “Anzitutto va rilevata la sostanziale comunione di fede tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse in tema di Eucaristia e sacerdozio, comunione che, attraverso un maggiore reciproco approfondimento della Celebrazione Eucaristica e della Divina Liturgia, è destinata a crescere. Si deve inoltre salutare positivamente il nuovo clima a proposito dell’Eucaristia nelle comunità ecclesiali nate a partire dalla Riforma. Secondo gradi diversi e con qualche eccezione anche tali comunità sottolineano sempre di più la decisività dell’Eucaristia come elemento chiave nel dialogo e nella prassi ecumenica”. “L’intercomunione di fedeli appartenenti a diverse Chiese e comunità ecclesiali può costituire uno strumento adeguato per favorire il cammino verso l’unità dei cristiani? La risposta dipende da una attenta considerazione della natura dell’azione eucaristica in tutta la sua pienezza di mysterium fidei. La celebrazione eucaristica è per sua natura professione di fede integrale della Chiesa”. “Nell’evoluzione storica che va dall’Ultima Cena di Gesù Cristo all’Eucaristia di cui ancora oggi la Chiesa vive, il nucleo costitutivo e permanente dell’azione rituale è dato dalla stretta unità tra liturgia della parola e liturgia eucaristica”. “Il carattere di dono proprio dell’azione eucaristica, che implica il comunicarsi della libertà del Deus Trinitas, in Gesù Cristo, alla libertà degli uomini domanda che la sua gratuità non sia mai misconosciuta. Anche se provoca grande sofferenza, la sua mancanza non conferisce al fedele e al popolo di Dio alcun diritto all’Eucaristia. Per la stessa ragione il dono dell’Eucaristia non può mai essere idolatricamente posseduto da parte dell’uomo, non sopporta un’attitudine quasi gnostica di preteso dominio”. “Il problema della scarsità di presbiteri va affrontato con coraggio nell’orizzonte dell’Eucaristia come dono. Questo stato di cose ha dato luogo ad un incremento considerevole delle Assemblee domenicali in attesa di sacerdote (liturgia della Parola con o senza distribuzione della Comunione, celebrazione della Liturgia delle Ore o di devozioni popolari). (…) L’Eucaristia non è mai fatta mancare alla Chiesa particolare. Per questa ragione è buona prassi pastorale incoraggiare al massimo la partecipazione all’Eucaristia in una delle comunità della diocesi, anche quando ciò richieda un certo sacrificio. (…) Là dove una certa mobilità non fosse agevole, la convenienza di queste assemblee si vedrà proprio dalla loro capacità di accentuare nel popolo l’ardente desiderio dell’Eucaristia”. “I sacrifici e fino all’eroismo compiuti da non pochi cristiani perseguitati per vivere l’Eucaristia mostrano come la sua assenza non possa mai essere colmata da altre pur significative forme di culto. Vogliamo in proposito rendere omaggio alla straordinaria esperienza eucaristica del compianto Cardinale Van Thuan durante la sua prigionia”. “Per sopperire alla scarsità di sacerdoti, taluni, guidati dal principio salus animarum suprema lex, avanzano la richiesta di ordinare fedeli sposati, di provata fede e virtù, i cosiddetti viri probati. La richiesta è spesso accompagnata dal positivo riconoscimento della bontà della secolare disciplina del celibato sacerdotale. Essi però affermano che questa legge non dovrebbe impedire di dotare la Chiesa di un numero adeguato di ministri ordinati, quando la penuria di candidati al sacerdozio celibatario assumesse proporzioni estremamente gravi”. “È superfluo ribadire, in questa sede, i profondi motivi teologici che hanno condotto la Chiesa latina ad unire il conferimento del sacerdozio ministeriale al carisma del celibato. Si impone piuttosto la domanda: questa scelta e questa prassi sono pastoralmente valide anche in casi estremi come quelli cui si è fatto cenno?”. “Sembra ragionevole rispondere in senso positivo. Essendo intimamente correlato all’Eucaristia, il sacerdozio ordinato partecipa della sua natura di dono e non può essere oggetto di un diritto. Se è un dono il sacerdozio ordinato chiede di essere incessantemente domandato. E diventa assai difficile stabilire il numero ideale di sacerdoti nella Chiesa, dal momento che essa non è una azienda che si debba dotare di una determinata quota di quadri dirigenti!”. “Saranno, perciò, di grande utilità le proposte che in questa Assemblea Sinodale verranno fatte per individuare i criteri di una più adeguata distribuzione del clero nel mondo”. “La differenza radicale tra Colui che si dona e colui che riceve il dono, (…) apre il fedele alla coscienza del mysterium tremendum dell’Eucaristia. Non ci si può accostare ad Essa senza percepire tutta la propria indegnità e senza prepararvisi invocando il perdono dei peccati. (…) Per questa ragione un’adeguata catechesi eucaristica non può mai essere disgiunta dalla proposta di un cammino penitenziale. Nell’atteggiamento di confessione affonda le proprie radici anche la venerabile pratica del digiuno eucaristico, alla quale, in quest’Assemblea, sarà utile dedicare qualche riflessione”. “A nessuno sfugge la diffusa tendenza alla comunione eucaristica dei divorziati risposati, al di là di quanto indicato dall’insegnamento della Chiesa. (…) Occorre che tutta la comunità cristiana sostenga i divorziati risposati nella consapevolezza di non essere esclusi dalla comunione ecclesiale. La loro partecipazione alla celebrazione eucaristica consente, in ogni caso, quella comunione spirituale che, se ben vissuta, fa eco al sacrificio stesso di Gesù Cristo”. “La partecipazione consapevole, attiva e fruttuosa del popolo di Dio – s-oprattutto in occasione del precetto domenicale – coincide infatti con l’adeguata celebrazione dei santi misteri. (…) Si tratta di obbedire al rito eucaristico nella sua straordinaria completezza, riconoscendone la forza canonica e costitutiva dal momento che, non a caso, da duemila anni assicura l’esistenza della Santa Chiesa di Dio”. “La considerazione del rito eucaristico come azione sacramentale che sola è in grado di rendere ragione dell’Eucaristia come fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa. (…) Si tratta di obbedire al rito eucaristico nella sua straordinaria completezza, riconoscendone la forza canonica e costitutiva dal momento che, non a caso, da duemila anni assicura l’esistenza della Santa Chiesa di Dio”. “La considerazione del rito eucaristico come azione sacramentale che sola è in grado di rendere ragione dell’Eucaristia come fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa, non sarebbe completa se non si mostrasse la sua forza di trasformazione della vita personale e comunitaria dei fedeli e, attraverso di essa, la sua fecondità nei confronti di tutta la famiglia degli uomini e dei popoli”. “La celebrazione eucaristica ripresenta l’evento pasquale che pone, per se stesso, le condizioni della sua comunicabilità a tutte le culture umane. (…) Per esprimere la dimensione interculturale dell’Eucaristia è prezioso (…) l’impiego della lingua latina”. “Se l’Eucaristia è il dono dell’incontro sacramentale tra l’uomo e il Dio di Gesù Cristo che rende liberi davvero, allora tale evento possiede per sua natura una fondamentale dimensione antropologica”. “La dimensione comunitaria dell’azione eucaristica consente inoltre ai cristiani di non dimenticare che il creato-cosmo è un bene comune ed universale e che l’impegno verso di esso si estende non solo alle esigenze del presente, ma anche a quelle del futuro”. “Riunirsi ogni domenica, in qualunque luogo della terra, per aver parte allo stesso Corpo e allo stesso Sangue di Cristo, impone il dovere di una lotta tenace a tutte le forme di emarginazione e di ingiustizia economica, sociale e politica cui sono sottoposti i nostri fratelli e sorelle, soprattutto i bambini e le donne”. “L’Eucaristia diviene simultaneamente fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa nell’azione stessa in cui viene celebrata. (…) Le meraviglie della grazia divina sono racchiuse nelle sacre specie del pane e del vino convertite nel Corpo e nel Sangue di Cristo. (…) La Chiesa celebra questi misteri, si alimenta a questo cibo celeste e lo adora riconoscendo in Gesù sacramentato la Via alla Verità e alla Vita”.“Questa forma eucaristica della personalità e della comunità cristiana non è un’utopia. Già vive pienamente in Maria, donna eucaristica”.

Sinodo, la meditazione di apertura

La relazione del card. Scola