Vita Chiesa

ECUMENISMO: PRESENTATA DA MONS. BETORI LA NUOVA TRADUZIONE DELLA BIBBIA

Il testo è ancora nella fase della correzione di bozze e sarà disponibile solo a metà del prossimo anno, sicuramente nel settembre 2008. Ma questa mattina la nuova traduzione italiana della Bibbia a cura della Cei è stata presentata da mons. Giuseppe Betori, segretario generale della Conferenza episcopale italiana parlando a Roma al convegno dei delegati diocesani per l’ecumenismo. La nuova traduzione arriva alla sua terza edizione, dopo quelle del 1971 e del 1974. La revisione – resa necessaria dopo la pubblicazione della “Nova Vulgata” nel 1986 – è costato 12 anni di lavoro ed è frutto di suggerimenti forniti da esegeti specialisti dei diversi libri biblici. In questi anni – ha ricordato mons. Betori – “non sono mancati anche apporti di carattere ecumenico ed interreligioso. In particolare è stato chiesto un confronto sulla traduzione del Nuovo Testamento alla Federazione delle Chiese evangeliche d’Italia; altre osservazioni, relative alla traduzione del Pentateuco, sono state richieste alla presidente della Assemblea dei Rabbini d’Italia”. Il testo è stato poi mandato ai vescovi che hanno inviato a loro volta circa 2500 osservazioni: i 2/3 sono stati accolti. Nel 2002, il testo è stato inviato alla Congregazione per il culto e il 17 settembre di quest’anno la Presidenza della Cei l’ha approvata formalmente.

Obiettivo della nuova traduzione della Bibbia è stato quello di offrire un testo “più sicuro nei confronti degli originali; più coerente nelle dinamiche interne; più comunicativo nei confronti della cultura contemporanea e più adatto alla proclamazione nel contesto liturgico”. Così mons. Giuseppe Betori, segretario generale della Cei, ha delineato le finalità seguite dagli specialisti nell’opera di traduzione. Parlando questa mattina ai delegati diocesani per l’ecumenismo e il dialogo della Cei, mons. Betori ha detto che la nuova traduzione ha cercato di “mantenere per quanto possibile” una “terminologia religiosa specifica”, per cui si è deciso di mantenere termini come “Verbo”, “Paraclito”, “Parasceve”. Altro criterio è stato quello di presentare un testo “che si lasci ascoltare e che già dall’ascolto manifesti il messaggio che racchiude”. “Ciò comporta – ha detto mons. Betori – una costruzione semplice della frase e del periodo, il ricorso a un vocabolario essenziale, senza tuttavia perdere in distinzioni e ricchezza”. La nuova edizione corregge poi “inesattezze, incoerenze ed errori della traduzione del 1971-74”; ha cercato di “recuperare un’aderenza verso una traduzione più letterale al tono e allo stile delle lingue originali”; si è preoccupata di rendere il testo in buona lingua italiana” curando anche “il ritmo della frase”.

La nuova traduzione italiana della Bibbia a cura della Cei presenta “uno stile italiano più scorrevole”; semplifica l’onomastica, (rendendola più omogenea nelle sue corrispondenze fonetiche con i testi originali) ma mantiene “alcuni passi maggiormente noti e consacrati da un uso linguistico ormai divenuto patrimonio comune del lessico o del linguaggio religioso italiana”. Nel presentare questa mattina al convegno annuale dei delegati diocesani per l’ecumenismo la nuova traduzione della bibbia, mons. Giuseppe Betori, segretario generale, ha anticipato alcune delle variazioni più significative. Per il libro di Ester si è deciso di offrire le due traduzioni; quella tratta dal testo originale greco e quella dall’originale ebraico. Per il libro del Siracide, invece, si è scelto di tradurre il testo greco lungo. “Il testo biblico – ha spiegato Betori – rispecchia un mondo culturale diverso dal nostro”, spetta pertanto all’esegesi il compito di cogliere in quel linguaggio i significati culturali e teologici più vicini alla nostra sensibilità. Per questo si è scelto volutamente di conservare l’appellativo divino “signore degli eserciti” che “non va giudicato – precisa Betori – in base ai nostri criteri pacifisti moderni”.

Andando incontro al “desiderio di molti” si è scelto di cambiare nella formulazione del Padre Nostro l’attuale “non indurci in tentazione”, scegliendo l’espressione “non abbandonarci alla tentazione” che – ha spiegato Betori – lascia aperta l’interpretazione sia alla richiesta di essere preservati dall’entrare nella tentazione sia di essere soccorsi quando si è nella tentazione”. C’è poi il passaggio del saluto dell’angelo a Maria che si è preferito tradurre: “Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te”, rispetto al vecchio “Ti saluto, o piena di grazia”. Infine il passaggio in Giovanni 20,29: la parola di Gesù a Tommaso non è più: “Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!”, bensì “Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!”.

Sir