Vita Chiesa

Firenze, il monachesimo nel cuore delle città

Sono diventati punto di riferimento spirituale nel centro storico. La «loro» Badia Fiorentina, tra il Duomo e Palazzo Vecchio, è tornata alla vocazione di oasi di preghiera. Tutti i giorni confessioni, accompagnamento spirituale, canto delle «ore» e una Messa liturgicamente perfetta, senza fretta, accompagnata da un canto polifonico soave, di tradizione bizantina. Loro sono i monaci e le monache delle Fraternità monastiche di Gerusalemme, portati a Firenze dal cardinale Silvano Piovanelli nel 1998 direttamente da Parigi, città del fondatore, Pierre-Marie Delfieux, già cappellano degli studenti della Sorbona, poi eremita per due anni nel deserto del Sahara. Il loro carisma è quello di inserirsi nella realtà cittadina «per essere testimoni dell’Assoluto e annunciare il Vangelo di Cristo attraverso la testimonianza di un’esistenza essenzialmente consacrata alla contemplazione, soprattutto attraverso l’adorazione eucaristica, l’orazione comune e la lectio divina». «Vogliamo attivare la città nell’esperienza di preghiera – spiega il giovane priore Antoine-Emmanuel –. Il nostro è un monachesimo aperto alla città». Da qui le caratteristiche tipiche dei fratelli e delle sorelle di Gerusalemme che, oltre ad essere cittadini inseriti nel contesto delle grandi città, hanno un lavoro part-time, sono semplici inquilini delle case e delle chiese a loro affidate, sono inseriti nella realtà della Chiesa locale e non hanno una clausura circoscritta da muri, ma «morale», che li porta a riservare per sé tempi e luoghi di silenzio, di deserto e di solitudine, anche prolungati.

Nel cuore delle città il self service del silenzio