Vita Chiesa

Francesco, Messa a S. Marta: «Il tesoro è quello che hai dato agli altri»

«Che il Signore ci cambi il cuore! E così ci salverà. Ci salverà dai tesori che non possono aiutarci nell’incontro con Lui, nel servizio agli altri, e anche ci darà la luce per conoscere e giudicare secondo il vero tesoro: la sua verità. Il Signore ci cambi il cuore per cercare il vero tesoro e così diventare persone luminose e non persone delle tenebre». Con queste parole Papa Francesco ha concluso l’omelia della messa mattutina a Santa Marta, in cui ha parlato di «tesori rischiosi», che seducono, e del tesoro vero, che non è «quello che hai risparmiato per te», ma «quello che hai dato agli altri». «Quel tesoro che noi abbiamo dato agli altri, quello lo portiamo», ha spiegato Papa Francesco: «E quello sarà il nostro merito – fra virgolette, ma è il nostro ‘merito’ di Gesù Cristo in noi! E quello dobbiamo portarlo. È quello che il Signore ci lascia portare. L’amore, la carità, il servizio, la pazienza, la bontà, la tenerezza sono tesori bellissimi: quelli portiamo. Gli altri no». Dunque, come asserisce il Vangelo, il tesoro che vale agli occhi di Dio è quello che già dalla terra si è accumulato in cielo. Ma Gesù, rileva Papa Francesco, fa un passo oltre: lega il tesoro al «cuore», perché il nostro «è un cuore inquieto».

 «Il Signore – ha detto il Papa – ci ha fatto inquieti per cercarlo, per trovarlo, per crescere. Ma se il nostro tesoro è un tesoro che non è vicino al Signore, che non è dal Signore, il nostro cuore diventa inquieto per cose che non vanno, per questi tesori… Tanta gente, anche noi siamo inquieti… Per avere questo, per arrivare a questo alla fine il nostro cuore si stanca, mai è pieno: si stanca, diventa pigro, diventa un cuore senza amore. La stanchezza del cuore». «Pensiamo a quello», l’invito di Papa Francesco: «Io cosa ho: un cuore stanco, che soltanto vuol sistemarsi, tre-quattro cose, un bel conto in banca, questo, quell’altro? O un cuore inquieto, che sempre cerca di più le cose che non può avere, le cose del Signore? Questa inquietudine del cuore bisogna curarla sempre». L’«intenzione del cuore», per il Papa, si riflette sul corpo: un «cuore che ama» rende il corpo «luminoso», un «cuore cattivo» lo rende buio. Dal contrasto luce-tenebre, secondo il Papa, dipende «il nostro giudizio sulle cose», come peraltro dimostra il fatto che da un «cuore di pietra», «attaccato a un tesoro della terra» – a «un tesoro egoista» che può diventare anche un tesoro «dell’odio» – «vengono le guerre…». «Tutti questi pezzi di cuore che sono di pietra – la preghiera del Papa – il Signore li faccia umani, con quella inquietudine, con quell’ansia buona di andare avanti, cercando Lui e lasciandosi cercare da Lui».