Vita Chiesa

Francesco, Udienza: «Cercate la data del vostro battesimo»

E ai fedeli, è tornato a chiedere, come aveva fatto in occasione di un’altra udienza: «Chi di noi si ricorda la data del suo battesimo?». «Sono pochi», ha constatato Papa Francesco scrutando le mani che si sono alzate, tra la folla di circa 45mila persone – riferisce la Prefettura della Casa Pontificia – radunatasi oggi in piazza S. Pietro, nonostante il cielo minaccioso di pioggia. «Oggi, quando tornate a casa – la richiesta rinnovata dal Papa – domandate: in quale giorno sono stato battezzato? Cercate: questo è il secondo compleanno», perché c’è «il compleanno della vita» e il «compleanno della Chiesa», cioè il nostro «giorno di nascita nella Chiesa». «Cercate il giorno nel quale io sono nato – ha detto il Papa ai fedeli – per ringraziare Gesù perché ci ha aperto la porta nella Chiesa».

«Il battesimo è un fatto del passato, o è presente in ogni momento? Ti senti forte, con la forza che ti dà Gesù Cristo, con lo Spirito Santo, o ti senti giù?». Lo ha chiesto il Papa, nell’ormai consueto dialogo a braccio con i fedeli, durante l’udienza: «Ti senti illuminato? Sei un uomo che dona luce o un uomo, o una donna, oscuro?», ha proseguito, soffermandosi sul battesimo come «immersione spirituale nella morte di Cristo, dalla quale si risorge con Lui come nuove creature», e come «lavacro di rigenerazione e di illuminazione». «Per questo – ha spiegato – ai genitori si dà una candela accesa nel battesimo».

Altro tema della catechesi, lo stretto legame tra il sacramento del battesimo e quello della penitenza: la confessione, ha spiegato il Papa, è come un «secondo battesimo», che rimanda sempre al primo per consolidarlo e rinnovarlo». «Il giorno del nostro battesimo – ha detto Papa Francesco – è il punto di partenza di un cammino di conversione che dura tutta la vita e che è continuamente sostenuto dal sacramento della penitenza».

«Quando andiamo a confessarci, delle nostre debolezze, dei nostri peccati – ha aggiunto il Papa a braccio – andiamo a chiedere perdono a Gesù, ma pure a rinnovare il nostro battesimo: è come festeggiare in ogni confessione il giorno del battesimo». La confessione, allora, «non è una seduta in una sala di lettura, è una festa per festeggiare il giorno del battesimo».

«Il battesimo ci apre le porte della Chiesa». Lo ha detto il Papa, che nella parte finale della catechesi odierna ha ripetuto ai fedeli la consegna di «cercare la data del battesimo», ma ha anche detto che «quando questa porta si chiude un po’, per le nostre debolezze e i nostri peccati, la confessione la riapre, perché è come un secondo battesimo», ha ripetuto. «Andiamo avanti gioiosi, perché il battesimo si deve vivere con la gioia di Cristo», l’invito finale del Papa, che subito prima aveva ricordato che «nel sacramento del battesimo sono rimessi tutti i peccati, il peccato originale e tutti i peccati personali, come pure tutte le pene del peccato». Con il battesimo, quindi, «si apre la porta a un’effettiva novità di vita che non è oppressa dal peso di un passato negativo, ma risente già della bellezza e della bontà del Regno dei cieli». «Tutti siamo deboli, tutti siamo peccatori», ha aggiunto il Papa, ma abbiamo la «responsabilità di chiedere perdono ogni volta che sbagliamo, e questo è bello».

Appello per Siria e Filippine. Un doppio appello: per la Siria e per il tifone nelle Filippine. A lanciarlo è stato il Papa, prima dei saluti in lingua italiana che come di consueto concludono l’udienza generale del mercoledì in piazza S. Pietro. «Ho appreso con grande dolore che due giorni fa, a Damasco, colpi di mortaio hanno ucciso alcuni bambini che tornavano da scuola e l’autista dell’autobus», le parole del Papa: «Altri bambini sono rimasti feriti». «Per favore, che queste tragedie non accadano mai!», l’appello del Papa: «Preghiamo fortemente». «In questi giorni stiamo pregando e unendo le forze per aiutare i nostri fratelli e sorelle delle Filippine, colpiti dal tifone», il secondo appello di Papa Francesco, che ha esclamato, ricevendo subito dopo un applauso fragoroso della folla: «Queste sono le vere battaglie da combattere. Per la vita! Mai per la morte!».

Un saluto ai malati di malattie rare. Al termine dell’udienza di oggi, Papa Francesco ha salutato personalmente anche oltre tremila malati di malattie rare, a cui è stato riservato il settore della piazza in corrispondenza dell’Arco delle Campane. I malati erano accompagnati da monsignor Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari. La delegazione è coordinata dall’associazione culturale «Giuseppe Dossetti: i Valori – sviluppo e tutela dei diritti», organismo impegnato da tempo nella promozione della piena inclusione degli affetti da malattie rare alle possibilità di diagnosi e di cura oggi esistenti. «La partecipazione all’udienza – si legge in una nota dell’associazione, presieduta da Ombretta Fumagalli Carulli – è un omaggio e un’espressione di gratitudine verso il Santo Padre e il suo impegno in favore dei malati e delle fasce deboli della popolazione, nonché della loro piena equiparazione nella società e nel sistema sanitario nazionale». L’associazione culturale intitolata a Dossetti è statutariamente apartitica e impegnata «nella costruzione di una società sempre più giusta e per la tutela della salute sia collettiva sia individuale».