Vita Chiesa

Francesco, Udienza: «No a Babele, sì alla Pentecoste»

Commentando la parte del Credo in cui diciamo «Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica», Papa Francesco ha sottolineato che «è lo Spirito Santo che dà la vita alla Chiesa, guida i suoi passi», perché «senza la presenza e l’azione incessante dello Spirito Santo, la Chiesa non potrebbe vivere e non potrebbe realizzare il compito che Gesù risorto le ha affidato di andare e fare discepoli tutti i popoli». Il «vero motore dell’evangelizzazione nella nostra vita e nella Chiesa», ha ribadito il Santo Padre citando Paolo VI, è lo Spirito Santo, che «oggi come agli inizi della Chiesa, opera in ogni evangelizzatore che si lasci possedere e condurre da lui». Per evangelizzare, allora, «è necessario ancora una volta aprirsi all’azione dello Spirito di Dio, senza avere timore di che cosa ci chieda e di dove ci guidi». «Affidiamoci a lui!», l’invito del Papa: «Lui ci renderà capaci di vivere e testimoniare la nostra fede, e illuminerà il cuore di chi incontriamo».

Unità, coraggio, preghiera: con queste parole Papa Francesco ha riassunto gli «effetti» della Pentecoste nella vita della Chiesa, dopo che lo Spirito Santo, sceso sugli apostoli, «li fa uscire dalla stanza in cui erano chiusi per timore, li fa uscire da se stessi, e li trasforma in annunciatori e testimoni delle ‘grandi opere di Dio’», e questa «trasformazione operata dallo Spirito Santo si riflette sulla folla», che «ascolta le parole degli Apostoli come se fossero pronunciate nella propria lingua». L’unità, la «comunione», è dunque il «primo effetto importante dell’azione dello Spirito Santo che guida e anima l’annuncio del Vangelo»: a Babele «era iniziata la dispersione dei popoli e la confusione delle lingue, frutto del gesto di superbia e di orgoglio dell’uomo», a Pentecoste «queste divisioni sono superate». «Non c’è più l’orgoglio verso Dio, né la chiusura degli uni verso gli altri – ha fatto notare il Papa – ma c’è l’apertura a Dio, c’è l’uscire per annunciare la sua Parola: una lingua nuova, quella dell’amore che lo Spirito Santo riversa nei cuori, una lingua che tutti possono comprendere e che, accolta, può essere espressa in ogni esistenza e in ogni cultura».

«La lingua dello Spirito, la lingua del Vangelo è la lingua della comunione, che invita a superare chiusure e indifferenza, divisioni e contrapposizioni», ha ricordato il Papa, che ha invitato i fedeli ad un esame di coscienza: «Dovremmo chiederci tutti: come mi lascio guidare dallo Spirito Santo in modo che la mia testimonianza di fede sia di unità e di comunione? Porto la parola di riconciliazione e di amore che è il Vangelo negli ambienti in cui vivo?». «A volte sembra che si ripeta oggi quello che è accaduto a Babele: divisioni, incapacità di comprendersi, rivalità, invidie, egoismo». «Dobbiamo chiederci: io faccio unità o divido, con le critiche, le gelosie, le invidie?», ha detto il Papa a braccio, ricevendo un applauso dalla folla. «Portare il Vangelo – ha proseguito – è annunciare e vivere noi per primi la riconciliazione, il perdono, la pace, l’unità, l’amore che lo Spirito Santo ci dona. Ricordiamo le parole di Gesù: ‘Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avrete amore gli uni per gli altri’».

«Il coraggio di annunciare la novità del Vangelo di Gesù a tutti, con franchezza a voce alta, in ogni tempo e in ogni luogo». È questo, per il Papa, «un altro effetto dell’azione dello Spirito Santo». «Questo avviene anche oggi per la Chiesa e per ognuno di noi», le parole di Papa Francesco, secondo il quale «dal fuoco della Pentecoste, dall’azione dello Spirito Santo, si sprigionano sempre nuove energie di missione, nuove vie in cui annunciare il messaggio di salvezza, nuovo coraggio per evangelizzare». «Non chiudiamoci mai a questa azione! Viviamo con umiltà e coraggio il Vangelo! Testimoniamo la novità, la speranza, la gioia che il Signore porta nella vita», l’invito del Papa, che ha citato di nuovo Paolo VI per raccomandare «la dolce e confortante gioia di evangelizzare». «Annunciare Gesù – ha poi aggiunto Papa Francesco a braccio – ci dà gioia, l’egoismo ci dà tristezza. L’egoismo ci porta giù, l’evangelizzazione ci porta su!».

Infine, il terzo effetto dell’azione dello Spirito Santo, definito dal Papa «particolarmente importante»: «Una nuova evangelizzazione, una Chiesa che evangelizza deve partire sempre dalla preghiera, dal chiedere, come gli Apostoli nel Cenacolo, il fuoco dello Spirito Santo. Solo il rapporto fedele e intenso con Dio permette di uscire dalle proprie chiusure e annunciare con parresia il Vangelo. Senza la preghiera il nostro agire diventa vuoto e il nostro annunciare non ha anima, non è animato dallo Spirito». «Rinnoviamo ogni giorno la fiducia nell’azione dello Spirito Santo, lasciamoci guidare da lui, siamo uomini e donne di preghiera – l’appello finale della catechesi – che testimoniano con coraggio il Vangelo, diventando nel nostro mondo strumenti dell’unità e della comunione di Dio».

Tra gli oltre 50 mila presenti all’udienza generale di oggi – secondo i dati della Prefettura della Casa Pontificia –  anche le delegazioni delle due squadre di calcio della Roma e della Lazio, guidate dai loro rispettivi capitani: Francesco Totti e Christian Ledesma. L’appuntamento tradizionale dei fedeli in piazza S. Pietro con il Papa è cominciato, come di consueto, con il lungo giro sulla jeep bianca scoperta. Visto il vento di oggi, Papa Francesco si è trovato per buona parte del tragitto senza il suo «zucchetto» bianco che gli copre la testa, e che ha rimesso più volte. Lungo il tragitto, gli uomini della gendarmeria vaticana hanno porto al Santo Padre molti bambini, che Papa Francesco ha baciato e accarezzato con la solita tenerezza e naturalezza.