Vita Chiesa

Francesco, Udienza: nel giudizio finale non saremo soli

«Quando pensiamo al ritorno di Cristo e al suo giudizio finale, che manifesterà, fino alle sue ultime conseguenze, il bene che ognuno avrà compiuto o avrà omesso di compiere durante la sua vita terrena – ha detto il Papa – percepiamo di trovarci di fronte a un mistero che ci sovrasta, che non riusciamo nemmeno a immaginare. Un mistero che quasi istintivamente suscita in noi un senso di timore, e magari anche di trepidazione». «Se però riflettiamo bene su questa realtà – ha proseguito Papa Francesco – essa non può che allargare il cuore di un cristiano e costituire un grande motivo di consolazione e di fiducia». L’esempio additato dal Papa è la testimonianza «quanto mai suggestiva» delle prime comunità cristiane, che con l’acclamazione «maranathà» attestano che «il Signore viene, il Signore è vicino»: «È l’esclamazione in cui culmina tutta la Rivelazione cristiana», ha ricordato il Papa, secondo il quale «se pensiamo al giudizio in questa prospettiva, ogni paura e titubanza viene meno e lascia spazio all’attesa e a una profonda gioia».

«Nel momento del giudizio, non saremo lasciati soli». Ad assicurarlo è stato il Papa, che ha citato il Vangelo di Matteo e la lettera di san Paolo ai Corinzi e ha commentato: «Che bello sapere che in quel frangente, oltre che su Cristo, nostro Paràclito, nostro avvocato presso il Padre, potremo contare sull’intercessione e sulla benevolenza di tanti nostri fratelli e sorelle più grandi che ci hanno preceduto nel cammino della fede, che hanno offerto la loro vita per noi e che continuano ad amarci in modo indicibile!». «I santi già vivono al cospetto di Dio, nello splendore della sua gloria pregando per noi che ancora viviamo sulla terra», ha ricordato infatti il Papa: «Quanta consolazione suscita nel nostro cuore questa certezza», ha aggiunto. «La Chiesa è davvero una madre e, come una mamma, cerca il bene dei suoi figli, soprattutto quelli più lontani e afflitti, finché troverà la sua pienezza nel corpo glorioso di Cristo con tutte le sue membra», il commento di Papa Francesco.

«Il giudizio è già in atto, nel corso della nostra esistenza», ed è «pronunciato in ogni istante della vita, come riscontro della nostra accoglienza con fede della salvezza presente ed operante in Cristo, oppure della nostra incredulità, con la conseguente chiusura in noi stessi». Con queste parole il Papa, nella catechesi dell’udienza generale di oggi, ha spiegato che «è qui che entra in gioco la nostra responsabilità: il Signore Gesù si è donato e continua a donarsi a noi, per ricolmarci di tutta la misericordia e la grazia del Padre». «Se noi ci chiudiamo in noi stessi, all’azione di Gesù – ha proseguito a braccio – siamo noi stessi che ci condanniamo, siamo condannati da noi stessi. La salvezza è aprirci a Gesù, e Lui ci salva: se siamo peccatori, gli chiediamo perdono, e andiamo con la voglia di essere buoni, lui ci perdona, ma per questo dobbiamo aprirci a Gesù, che è più forte di tutte le cose». «Gesù è grande, è misericordioso, perdona – ha detto il Papa sempre fuori testo – ma tu devi aprirti, e aprirsi significa pentirsi, lamentarsi delle cose buone che non abbiamo fatto».

«Siamo noi quindi che possiamo diventare giudici di noi stessi, autocondannandoci all’esclusione dalla comunione con Dio e con i fratelli, con la profonda solitudine e tristezza che ne consegue», ha ammonito il Papa. Di qui il suo invito: «Non stanchiamoci di vigilare sui nostri pensieri e sui nostri atteggiamenti, per pregustare fin da ora il calore e lo splendore del volto di Dio, che nella vita eterna contempleremo in tutta la sua pienezza». La conclusione della catechesi è stata di nuovo a braccio: «Sarà bellissimo!», ha esclamato il Papa, riferendosi a Dio che «nella vita eterna noi contempleremo». «Avanti – l’esortazione del Papa ai circa 27mila fedeli, riferisce la Prefettura della Casa Pontificia, riuniti in piazza San Pietro – pensando a questo giudizio che comincia adesso, che è cominciato. Facendo sì che il nostro cuore sia aperto a Cristo, alla sua salvezza. Avanti senza paura, perché l’amore di Gesù è più grande, e se chiediamo perdono per i nostri peccati, lui ci perdona».

«Lo scandalo per i milioni di persone che soffrono la fame non deve paralizzarci, ma spingerci ad agire, tutti, singoli, famiglie, comunità, istituzioni, governi, per eliminare questa ingiustizia». È l’appello lanciato dal Papa, prima dei saluti ai fedeli di lingua italiana che come di consueto concludono l’appuntamento del mercoledì in piazza San Pietro. Dopo il videomessaggio inviato ieri, in occasione della Giornata mondiale dei diritti umani, il Papa ha rilanciato dunque oggi la campagna mondiale promossa dalla Caritas contro la fame e lo spreco di cibo, col motto: «Una sola famiglia umana, cibo per tutti». «Il Vangelo di Gesù ci mostra la strada: fidarsi della provvidenza del Padre e condividere il pane quotidiano senza sprecarlo», ha detto Papa Francesco, incoraggiando la Caritas a «portare avanti questo impegno» e invitando «tutti a unirsi a questa onda di solidarietà». Dialogando con i fedeli presenti in piazza, il Papa ha esortato a ripetere lo slogan della campagna della Caritas: «Lo ricordiamo assieme?», ha detto: «Una sola famiglia umana, cibo per tutti», ha ripetuto insieme ai fedeli.