Vita Chiesa

Francesco: a Meeting Rimini, «Il cristiano non ha paura di andare verso le periferie»

Il destino non ha lasciato solo l’uomo”. Papa Francesco, si legge nel messaggio, “ringrazia i responsabili del Meeting di avere accolto e diffuso il suo invito a camminare in questa prospettiva. Una Chiesa ‘in uscita’ è l’unica possibile secondo il Vangelo; lo dimostra la vita di Gesù, che andava di villaggio in villaggio annunciando il Regno di Dio e mandava davanti a sé i suoi discepoli. Per questo il Padre lo aveva mandato nel mondo”. “Il cristiano – prosegue il testo – non ha paura di decentrarsi, di andare verso le periferie, perché ha il suo centro in Gesù Cristo. Egli ci libera dalla paura”.

“In sua compagnia – si legge nel messaggio – possiamo avanzare sicuri in qualunque luogo, anche attraverso i momenti bui della vita, sapendo che, dovunque andiamo, sempre il Signore ci precede con la sua grazia, e la nostra gioia è condividere con gli altri la buona notizia che Lui è con noi”, nella consapevolezza che “non siamo noi a salvare il mondo, è solo Dio che lo salva”. In realtà, “gli uomini e le donne del nostro tempo corrono il grande rischio di vivere una tristezza individualista, isolata anche in mezzo a una quantità di beni di consumo, dai quali comunque tanti restano esclusi. Spesso prevalgono stili di vita che inducono a porre la propria speranza in sicurezze economiche o nel potere o nel successo puramente terreno. Anche i cristiani corrono questo rischio”. Ma “questo non ci deve scoraggiare”. Papa Francesco invita a collaborare, anche con il Meeting, al “ritorno all’essenziale, che è il Vangelo di Gesù Cristo”. E, come si legge nel messaggio, il Santo Padre indica ai responsabili e ai partecipanti al Meeting “due attenzioni particolari”. Anzitutto, “invita a non perdere mai il contatto con la realtà, anzi, ad essere amanti della realtà. Anche questo è parte della testimonianza cristiana: in presenza di una cultura dominante che mette al primo posto l’apparenza, ciò che è superficiale e provvisorio, la sfida è scegliere e amare la realtà”.

Inoltre, il Papa “invita a tenere sempre lo sguardo fisso sull’essenziale. I problemi più gravi, infatti, sorgono quando il messaggio cristiano viene identificato con aspetti secondari che non esprimono il cuore dell’annuncio. In un mondo nel quale, dopo duemila anni, Gesù è tornato ad essere uno sconosciuto in tanti Paesi anche dell’Occidente, ‘conviene essere realisti e non dare per scontato che i nostri interlocutori conoscano lo sfondo completo di ciò che diciamo o che possano collegare il nostro discorso con il nucleo essenziale del Vangelo’”. Per questo, “un mondo in così rapida trasformazione chiede ai cristiani di essere disponibili a cercare forme o modi per comunicare con un linguaggio comprensibile la perenne novità del Cristianesimo”. “Sua Santità – conclude il cardinale Parolin – offre queste riflessioni come contributo alla settimana del Meeting, a tutti coloro che vi parteciperanno, in particolare ai responsabili, agli organizzatori e ai relatori che giungeranno dalle periferie del mondo e dell’esistenza per testimoniare che Dio Padre non lascia soli i suoi figli. Il Papa auspica che tanti possano rivivere l’esperienza dei primi discepoli di Gesù, i quali, incontrandolo sulla riva del Giordano, si sentirono domandare: ‘Che cosa cercate?’. Possa questa domanda di Gesù accompagnare sempre il cammino di quanti visitano il Meeting per l’amicizia tra i popoli”.