Vita Chiesa

Francesco ai calciatori: «Rimanete uomini, portatori di umanità»

“Voi, cari giocatori, siete molto popolari: la gente vi segue molto, non solo quando siete in campo ma anche fuori”, ha affermato il Pontefice, sottolineando che “questa è una responsabilità sociale! Mi spiego: nel gioco, quando siete in campo, si trovano la bellezza, la gratuità e il cameratismo. Se a una partita manca questo perde forza, anche se la squadra vince”. In realtà, “non c’è posto per l’individualismo, ma tutto è coordinazione per la squadra. Forse queste tre cose: bellezza, gratuità, cameratismo si trovano riassunte in un termine sportivo che non si deve mai abbandonare: ‘dilettante’, amateur. È vero che l’organizzazione nazionale e internazionale professionalizza lo sport, e dev’essere così, ma questa dimensione professionale non deve mai lasciare da parte la vocazione iniziale di uno sportivo o di una squadra: essere amateur, ‘dilettante’”.

“Uno sportivo, pur essendo professionista – ha chiarito il Santo Padre -, quando coltiva questa dimensione di ‘dilettante’, fa bene alla società, costruisce il bene comune a partire dai valori della gratuità, del cameratismo, della bellezza”. E questo, ha aggiunto, “vi porta a pensare che, prima di essere campioni, siete uomini, persone umane, con i vostri pregi e i vostri difetti, con il vostro cuore e le vostre idee, le vostre aspirazioni e i vostri problemi. E allora, anche se siete dei personaggi, rimanete sempre uomini, nello sport e nella vita. Uomini, portatori di umanità”. Ai dirigenti Francesco ha dato “un incoraggiamento” per il loro lavoro.

“Lo sport – ha dichiarato – è importante, ma deve essere vero sport! Il calcio, come alcune altre discipline, è diventato un grande business! Lavorate perché non perda il carattere sportivo. Anche voi promuovete questo atteggiamento di ‘dilettanti’ che, d’altra parte, elimina definitivamente il pericolo della discriminazione. Quando le squadre vanno per questa strada, lo stadio si arricchisce umanamente, sparisce la violenza e tornano a vedersi le famiglie sugli spalti”. Il Papa ha, poi, proseguito in spagnolo: “Ricordo che quando da bambini andavamo in famiglia al Gasometro (uno stadio di calcio di Buenos Aires, ndr), tornavamo a casa felici”, soprattutto nel 46.Il Pontefice ha salutato, sempre in spagnolo “in modo speciale i dirigenti e gli sportivi argentini”: “Grazie per questa visita, tanto gradita per me. Vi chiedo di vivere lo sport come un dono di Dio, un’opportunità per far fruttificare i suoi talenti, ma anche una responsabilità”.

“Cari giocatori – ha aggiunto -, vorrei ricordarvi soprattutto che con il vostro modo di comportarvi, tanto sul campo quanto fuori di esso, nella vita, siete un punto di riferimento. Anche se non ve ne rendete conto, per tante persone che vi guardano con ammirazione siete un modello, nel bene o nel male. Siate pertanto coscienti di questo e date esempio di lealtà, rispetto e altruismo. Voi siete anche artefici dell’accordo e della pace sociale. Siete riferimento per tanti giovani e modello di valori incarnati nella vita. Ho fiducia in tutto il bene che potrete fare tra la gioventù”. Il Santo Padre ha, poi, concluso in italiano: “Cari amici, prego per voi, che possiate portare avanti questa vocazione così nobile dello sport. Chiedo al Signore che vi benedica e alla Vergine Madre che vi custodisca. E, per favore, vi chiedo che preghiate per me, perché anch’io, nel ‘campo’ in cui Dio mi ha posto, possa giocare una partita onesta e coraggiosa per il bene di tutti noi.