Vita Chiesa

Francesco ai nuovi cardinali: la Chiesa ha bisogno del vostro coraggio

«Questa è la nostra gioia: camminare con Gesù», ha assicurato il Papa secondo il quale «anche in questo momento Gesù cammina davanti a noi. Lui è sempre davanti a noi. Lui ci precede e ci apre la via. E questa è la nostra fiducia e la nostra gioia: essere suoi discepoli, stare con Lui, camminare dietro a Lui, seguirlo». Poi Papa Francesco è tornato indietro di circa un anno: «Quando abbiamo concelebrato insieme la prima Santa Messa nella Cappella Sistina – ha ricordato – camminare è stata la prima parola che il Signore ci ha proposto: camminare, e poi costruire e confessare». «Oggi ritorna quella parola, ma come un atto, come l’azione di Gesù che continua», ha esclamato il Papa: «Gesù camminava…». «Questo ci colpisce nei Vangeli», ha proseguito: «Gesù cammina molto, e istruisce i suoi lungo il cammino». «Questo è importante», il comento del Papa.

«Se prevale la mentalità del mondo, subentrano le rivalità, le invidie, le fazioni». È l’ammonimento del Papa, che durante il Concistoro ha messo in guardia i cardinali dalla “tentazione di pensare alla maniera degli uomini e non di Dio”. “Diversamente dai discepoli – ha spiegato il Papa – noi sappiamo che Gesù ha vinto, e non dovremmo avere paura della Croce, anzi, nella Croce abbiamo la nostra speranza. Eppure, siamo anche noi pur sempre umani, peccatori, e siamo esposti alla tentazione di pensare alla maniera degli uomini e non di Dio”. “E quando si pensa in modo mondano, qual è la conseguenza?”, si è chiesto il Papa, che citando il Vangelo di Marco ha risposto: “Gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni. Si sdegnarono”. Camminare con Gesù, ha ammesso il Papa, “non è facile, non è comodo, perché la strada che Gesù sceglie è la via della croce. Mentre sono in cammino, Egli parla ai suoi discepoli di quello che gli accadrà a Gerusalemme: preannuncia la sua passione, morte e risurrezione. E loro sono stupiti e pieni di timore”. Di qui l’invito del Papa a “sintonizzarci pienamente con Gesù, e a farlo insieme, nel momento in cui il Collegio dei Cardinali si accresce con l’ingresso di nuovi membri”.

“La Chiesa ha bisogno di voi, della vostra collaborazione, e prima ancora della vostra comunione, comunione con me e tra di voi”, ha detto ancora il Papa, nell’omelia. “La Chiesa – ha proseguito – ha bisogno del vostro coraggio, per annunciare il Vangelo in ogni occasione opportuna e non opportuna, e per dare testimonianza alla verità. La Chiesa ha bisogno della vostra preghiera, per il buon cammino del gregge di Cristo, la preghiera che, con l’annuncio della Parola, è il primo compito del vescovo”. “Lasciamo che il Signore Gesù ci chiami a Sé!”, l’invito del Papa: “Lasciamoci con-vocare da Lui. E ascoltiamolo, con la gioia di accogliere insieme la sua Parola, di lasciarci istruire da essa e dallo Spirito Santo, per diventare sempre di più un cuore solo e un’anima sola, intorno a Lui”.

“La Chiesa ha bisogno della vostra compassione soprattutto in questo momento di dolore e sofferenza in tanti Paesi del mondo”. Ne è convinto il Papa, che durante il Concistoro ha rivolto un appello: “Vogliamo esprimere la nostra vicinanza spirituale alle comunità ecclesiali e a tutti i cristiani che soffrono discriminazioni e persecuzioni”. “Dobbiamo lottare contro ogni discriminazione”; ha aggiunto il Papa a braccio. “La Chiesa – ha proseguito – ha bisogno della nostra preghiera per loro, perché siano forti nella fede e sappiano reagire al male con il bene. E questa nostra preghiera si estende a ogni uomo e donna che subisce ingiustizia a causa delle sue convinzioni religiose”. “La Chiesa ha bisogno di noi anche affinché siamo uomini di pace e facciamo la pace con le nostre opere, i nostri desideri, le nostre preghiere”, ha detto il Santo Padre, e fuori testo ha aggiunto: “Fare la pace, artigiani della pace”. “Per questo invochiamo la pace e la riconciliazione per i popoli che in questi tempi sono provati dalla violenza e dalla guerra”, l’appello del Papa. “Grazie, fratelli carissimi!”, ha detto al termine dell’omelia: “Camminiamo insieme dietro il Signore, e lasciamoci sempre più convocare da Lui, in mezzo al popolo fedele, al santo popolo fedele cristiano, alla santa madre Chiesa”.

Dopo aver consegnato la berretta e l’anello a ciascun cardinale, inginocchiato davanti a lui presso l’altare della benedizione, il Papa ha assegnato a ciascuno dei nuovi cardinali una chiesa di Roma come “segno di partecipazione alla sollecitudine pastorale del Papa nell’Urbe”. Questo l’elenco dei titoli e delle diaconie: cardinale Pietro Parolin, titolo dei Santi Simone e Giuda Taddeo a Torre Angela; cardinale Lorenzo Baldisseri, diaconia di Sant’Anselmo all’Aventino; cardinale Gerhard Ludwig Muller, diaconia di Sant’Agnese in Agone; cardinale Beniamino Stella, diaconia dei Santi Cosma e Damiano; cardinale Vincent Gerard Nichols, titolo del Santissimo Redentore e Sant’Alfonso in via Merulana; cardinale Leopoldo José Brenes Solorzano, titolo di San Gioacchino ai Prati di Castello; cardinale Gérald Cyprien Lacroix, titolo di San Giuseppe all’Aurelio; cardinale Jean-Pierre Kutwa, titolo di Sant’Emerenziana a Tor Fiorenza; cardinale Orani João Tempesta, titolo di Santa Maria Madre della Provvidenza a Monte Verde; cardinale Gualtiero Bassetti, titolo di Santa Cecilia.

Cardinale Mario Aurelio Poli, titolo di San Roberto Bellarmino; cardinale Andrew Yeom Soo-Jung, titolo di San Crisogono; cardinale Ricardo Ezzati Andrello, titolo del Santissimo Redentore a Valmelania; cardinale Philippe Nakellentuba Ouedraogo, titolo di Santa Maria Consolatrice al Tiburtino; cardinale Orlando B. Quevedo, titolo di Santa Maria Regina Mundi a Torre Spaccata; cardinale Chibly Langlois, titolo di San Giacomo in Augusta; cardinale Loris Francesco Capovilla, titolo di Santa Maria in Trastevere; cardinale Fernando Sebastian Aguilar, titolo di Sant’Angela Merici, cardinale Kelvin Edward Felix, titolo di Santa Maria della Salute a Primavalle. Poi l’“abbraccio di pace”: prima fra il Papa e ogni cardinale, poi di ciascun cardinale con i suoi confratelli.

Una stretta di mano, calorosa, prolungata e accompagnata da un ampio sorriso. Si è concluso così il primo Concistoro ordinario pubblico convocato da Papa Francesco, che al termine della celebrazione, prima di cominciare la processione del Collegio cardinalizio lungo la navata centrale della basilica di San Pietro, ha voluto salutare il Papa emerito, Benedetto XVI, seduto in prima fila, con una stretta di mano, richiamando così il gesto dell’abbraccio tra i due Papi con cui Francesco aveva voluto “inaugurare” il Concistoro, entrando in basilica. Per una volta, Benedetto XVI – a sorpresa e senza essere preceduto da nessun genere di annuncio – ha fatto un’eccezione alla sua scelta di vivere “nascosto al mondo”, dopo la rinuncia al pontificato di un anno fa. E lo ha fatto in uno dei momenti più solenni e significativi, quasi a voler marcare la continuità tra i due magisteri e confermare al suo successore la propria vicinanza spirituale.