Vita Chiesa

Francesco, celebrazione penitenziale: «Nessuno può presumere di non essere peccatore»

«Chi tra di noi può presumere di non essere peccatore? Nessuno», ha sottolineato il Pontefice, che ha evidenziato come la Parola di Dio che abbiamo ascoltato abbia introdotto «due elementi essenziali della vita cristiana». Il primo è «rivestirci dell’uomo nuovo». L’uomo nuovo, «creato secondo Dio», nasce, ha chiarito il Santo Padre, «nel Battesimo, dove si riceve la vita stessa di Dio, che ci rende suoi figli e ci incorpora a Cristo e alla sua Chiesa. Questa vita nuova permette di guardare alla realtà con occhi diversi, senza più essere distratti dalle cose che non contano e non possono durare a lungo». Per questo «siamo chiamati ad abbandonare i comportamenti del peccato e fissare lo sguardo sull’essenziale».

Ed ecco la differenza tra la vita deformata dal peccato e quella illuminata della grazia: «Dal cuore dell’uomo rinnovato secondo Dio provengono i comportamenti buoni: parlare sempre con verità ed evitare ogni menzogna; non rubare, ma piuttosto condividere quanto si possiede con gli altri, specialmente con chi è nel bisogno; non cedere all’ira, al rancore e alla vendetta, ma essere miti, magnanimi e pronti al perdono; non cadere nella maldicenza che rovina la buona fama delle persone, ma guardare maggiormente al lato positivo di ognuno». Il secondo elemento è il «rimanere nell’amore». «L’amore di Gesù Cristo – ha osservato Francesco – dura per sempre, non avrà mai fine perché è la vita stessa di Dio. Questo amore vince il peccato e dona la forza di rialzarsi e ricominciare, perché con il perdono il cuore si rinnova e ringiovanisce». «Il nostro Padre – ha aggiunto – non si stanca mai di amare e i suoi occhi non si appesantiscono nel guardare la strada di casa, per vedere se il figlio che se n’è andato e si è perduto fa ritorno. E questo Padre non si stanca nemmeno di amare l’altro figlio che, pur rimanendo sempre in casa con lui, tuttavia non è partecipe della sua misericordia, della sua compassione».

«Dio – ha spiegato il Papa – non solo è all’origine dell’amore, ma in Gesù Cristo ci chiama ad imitare il suo stesso modo di amare». Allora, «nella misura in cui i cristiani vivono questo amore, diventano nel mondo discepoli credibili di Cristo. L’amore non può sopportare di rimanere rinchiuso in se stesso. Per sua stessa natura è aperto, si diffonde ed è fecondo, genera sempre nuovo amore». «Cari fratelli e sorelle, dopo questa celebrazione, molti di voi si faranno missionari per proporre ad altri l’esperienza della riconciliazione con Dio», ha proseguito il Pontefice. «24 ore per il Signore» è l’iniziativa a cui hanno aderito tante diocesi in ogni parte del mondo. «A quanti incontrerete – è stato l’invito del Santo Padre -, potrete comunicare la gioia di ricevere il perdono del Padre e di ritrovare l’amicizia piena con Lui. Chi sperimenta la misericordia divina, è spinto a farsi artefice di misericordia tra gli ultimi e i poveri». «In questi ‘fratelli più piccoli’ – ha concluso Papa Francesco – Gesù ci aspetta, andiamogli incontro! E celebreremo la Pasqua nella gioia di Dio!».