Vita Chiesa

Francesco e i terremotati. Mons. Pompili, «una vicinanza fatta di sguardi e di abbracci»

«Non volevo dare fastidio, per questo ho lasciato passare un po’ di tempo. Sono qui semplicemente per dire che vi sono vicino e prego per voi. Vicinanza e preghiera, questa è la mia offerta a voi». Così Papa Francesco appena giunto ieri mattina alle 9,20 ad Amatrice. Tenendo in mano un piccolo microfono con altoparlante, il Pontefice ha poi aggiunto: «Dobbiamo andare avanti nonostante tanti cari che ci hanno lasciato. Dobbiamo andare sempre avanti insieme perché da soli è difficile, aiutatevi l’un l’altro. Si cammina meglio insieme. Da soli no. Che il Signore benedica tutti voi, la Madonna vi custodisca in momento di tristezza, andiamo avanti, ci sono tanti cari che ci hanno lasciato. Sono caduti qui, sotto le macerie preghiamo la Madonna per loro». Ricorda le parole del Pontefice, monsignor Domenico Pompili, vescovo di Rieti, per raccontare «la breve ma intensa visita» del Papa ad Amatrice e Accumoli, nei luoghi più colpiti dal sisma del 24 agosto scorso, i due piccoli borghi che hanno pagato il tributo di vite umane più alto 246 delle 298 totali.

«Il Papa è arrivato qui in macchina verso le nove, partendo molto presto dal Vaticano – dice al Sir il vescovo reatino – venendo qui, nel giorno di san Francesco, ha voluto un po’ attualizzarne la figura, che per la diocesi di Rieti, è un ‘faro spirituale’. Ha cercato il contatto con le persone, giovani e vecchi, quelle chiamate all’incontro tra generazioni per trovare insieme le strade per ricostruire materialmente e moralmente le loro comunità. La sua preghiera e la sua attenzione a questa tragedia per noi rappresenta un valore aggiunto che tornerà a beneficio di tutti».

Come si è svolta la visita?

«Si è sviluppata attraverso il contatto diretto con le persone ferite piuttosto che con le macerie. Soprattutto i bambini che ha incontrato nella scuola e ai quali ha voluto donare una piccola corona del Rosario. Il Papa ha notato che i piccoli erano ancora turbati dal terremoto, privi di quella scioltezza tipica della loro giovane età. Il trauma subito è ancora lì, presente».

Cosa hanno donato gli alunni della scuola al Papa?

«Un dono significativo, un ricordo che voleva simboleggiare il vecchio e il nuovo: una tavoletta di legno dei moduli che ospitano il plesso scolastico, sulla quale era stata realizzata in cartapesta la figura del Pontefice con dei bambini, accompagnata da costruzioni in forma di fiorellini, insieme a una piccola pietra della scuola crollata. E poi un libro rilegato, con le pagine riempite dai pensieri dei bimbi di materna ed elementare dedicati ai loro sogni, desideri e speranze, con la copertina realizzata dai ragazzi delle medie».

Dai più piccoli, l’abbraccio del Pontefice si allargato anche ai più grandi. Ha voluto incontrarli e parlare con loro. Cosa si sono detti?

«Ha raccolto l’invocazione di aiuto di alcuni adulti – uno gli ha detto “siamo veramente messi male” e poi lo ha ringraziato per la visita che “ci dona forza per andare avanti”. Molti sono scoppiati in lacrime commossi per tanta vicinanza. Una vicinanza fatta di sguardi, di abbracci, di baci, di contatto con le persone colpite. A sorpresa il Pontefice ha voluto visitare alcuni anziani della Residenza Sanitaria Assistenziale “San Raffaele” di Borbona. Ha mangiato con loro un piatto di riso, seduto vicino a due anziane ospiti di 92 e 89 anni, che non credevano ai loro occhi nel vedere Papa Francesco. Il Papa si è poi trasferito ad Accumoli dove ha scambiato alcune parole con dei bambini che gli hanno fatto gli auguri di buon onomastico. È riuscito anche a salutare alcuni sacerdoti che erano nelle vicinanze e che sono riusciti ad incontrarlo».

Della visita resta significativa la preghiera silenziosa del Papa davanti la zona rossa, nel centro di Amatrice…

«Il Papa è rimasto molto colpito dal disastro. Ha voluto pregare nella zona rossa. È stato colui che più di tutti si è inoltrato tra le macerie, da solo, sostando in preghiera a lungo.

La forza della preghiera è indispensabile».

La partecipazione al dolore delle persone è stata accompagnata anche dal ringraziamento per tutti i soccorritori che si sono subito prodigati per aiutare i colpiti…

«Il Papa ha espressamente ringraziato i Vigili del Fuoco per il lavoro svolto, e con i quali ha voluto una foto. Ma non solo loro. Ha voluto dire grazie anche alla Protezione civile, all’Esercito e a tutte le altre Forze impegnate sul terreno. Ai volontari. Tutti decisivi per superare i momenti più tragici e difficili del post terremoto. Il Pontefice si è detto colpito dalla professionalità e dalla prossimità messe in campo dagli uomini e dalle donne appartenenti a tutte queste Forze».