Vita Chiesa

Francesco, udienza: «Chi pratica la Misericordia non teme la morte»

«C’è un modo sbagliato di guardare la morte», ha esordito il Papa ricordando che «la morte ci riguarda tutti, e c’interroga in modo profondo, specialmente quando ci tocca da vicino, o quando colpisce i piccoli, gli indifesi in una maniera che ci risulta scandalosa». «Sempre mi ha colpito la domanda: perché soffrono i bambini?, perché muoiono i bambini?», ha rivelato il Papa, spiegando che «se viene intesa come la fine di tutto, la morte spaventa, atterrisce, si trasforma in minaccia che infrange ogni sogno, ogni prospettiva, che spezza ogni relazione e interrompe ogni cammino». «Questo capita quando consideriamo la nostra vita come un tempo rinchiuso tra due poli: la nascita e la morte», ha detto Papa Francesco: «Quando non crediamo in un orizzonte che va oltre quello della vita presente, quando si vive come se Dio non esistesse. Questa concezione della morte è tipica del pensiero ateo, che interpreta l’esistenza come un trovarsi casualmente nel mondo e un camminare verso il nulla». «Ma esiste anche un ateismo pratico – ha ammonito il Papa – che è un vivere solo per i propri interessi e le cose terrene». «Se ci lasciamo prendere da questa visione sbagliata della morte, non abbiamo altra scelta che quella di occultare la morte, di negarla, o di banalizzarla, perché non ci faccia paura», ha fatto notare il Papa.

«C’è un istinto potente dentro di noi, che ci dice che la nostra vita non finisce con la morte», ha detto ancora il Papa, che nella catechesi di oggi ha definito l’ateismo pratico una «falsa soluzione» a cui «si ribella il cuore dell’uomo, il suo desiderio di infinito, la sua nostalgia dell’eterno». «Qual è il senso cristiano della morte?», si è chiesto: «Se guardiamo ai momenti più dolorosi della nostra vita, quando abbiamo perso una persona cara – la risposta – ci accorgiamo che, anche nel dramma della perdita, anche lacerati dal distacco, sale dal cuore la convinzione che non può essere tutto finito, che il bene dato e ricevuto non è stato inutile». «Questa sete di vita ha trovato la sua risposta reale e affidabile nella risurrezione di Gesù Cristo», ha proseguito il Papa, secondo il quale «la risurrezione di Gesù non dà soltanto la certezza della vita oltre la morte, ma illumina anche il mistero stesso della morte di ciascuno di noi». «Se viviamo uniti a Gesù, fedeli a lui, saremo capaci di affrontare con speranza e serenità anche il passaggio della morte», ha assicurato il Papa, perché «una persona tende a morire come è vissuta»: «Se la mia vita è stata un cammino con il Signore, sarò preparato ad accettare il momento» della morte, «in attesa di contemplare faccia a faccia il suo volto». «E questo è bello», ha commentato il Papa a braccio: «Vederlo come egli è: bello, pieno di luce, di tenerezza».

«Chi pratica la misericordia non teme la morte: siete d’accordo?», ha poi chiesto ai fedeli, nel consueto dialogo con loro che caratterizza le udienze del mercoledì. Nell’udienza di oggi Francesco ha introdotto un’altra novità: ripetere insieme ai fedeli un concetto-chiave. «Lo diciamo insieme, per non dimenticarlo?», ha esortato il Papa: «Chi predica la misericordia non teme la morte». «Un’altra volta», ha detto Papa Francesco: «Perché?», ha proseguito spiegando il senso della frase: «Perché la guarda in faccia nelle ferite dei fratelli e la supera con l’amore di Gesù Cristo». «Prepararsi bene alla morte, stando vicino a Gesù con la preghiera, nei sacramenti e nella pratica della carità», l’invito del Papa, che ha citato la parabola del giudizio finale raccontata nel Vangelo di Matteo e ha ricordato che Gesù «è presente nei più deboli e bisognosi, si è identificato con loro». «Una via sicura» per prepararsi bene alla morte, ha detto il Papa, consiste nel «recuperare il senso della carità cristiana e della condivisione fraterna, prenderci cura delle piaghe corporali e spirituali del nostro prossimo». «Se apriremo la porta della nostra vita e del nostro cuore ai fratelli più piccoli, allora anche la nostra morte diventerà una porta che ci introdurrà al cielo, alla patria beata, verso cui siamo diretti, anelando di dimorare per sempre con il nostro Padre», ha concluso il Papa.

Il Papa era arrivato in piazza San Pietro intorno alle 10, a bordo della jeep bianca, e aveva fatto il giro di piazza San Pietro con il cappotto bianco «adornato» da una sciarpa di lana dello stesso colore, omaggio al freddo pungente di oggi, inconsueto per Roma, dove tira un’aria quasi da neve. Il primo abbraccio Papa Francesco lo ha tributato a un bambino down, che ha abbracciato sorridente, subito ricambiato. Poi l’ormai abituale «teoria» di bambini che i solerti uomini della sicurezza vaticana gli  hanno «passato» quasi al volo. Tra i circa 50mila fedeli presenti in piazza, circa 9mila studenti, una folta rappresentanza di numerose scuole d’Italia, aderenti all’iniziativa promossa dalla Fondazione Sorella Natura.

E prima dell’udienza generale, il Papa ha incontrato in Aula Paolo VI circa 50 bambine affette dalla sindrome di Rett, con i loro familiari. «È stato un incontro semplice e commovente, con Papa Francesco che ha salutato e accarezzato con affetto le bimbe, una per una», riferisce Radio Vaticana. La Sindrome di Rett è una patologia progressiva dello sviluppo neurologico che colpisce quasi esclusivamente le bambine. L’appuntamento si è concluso con la recita di un’Ave Maria e la benedizione finale. Intanto, circa 50mila fedeli attendono Papa Francesco in piazza, nonostante il freddo pungente di Roma.