Vita Chiesa

Francesco, udienza: «Dio è un papà per noi»

«Papà: così è il nostro Dio, è un papà per noi». Lo ha detto Papa Francesco, a braccio, salutato subito dopo da un applauso, quando ha commentato l’affermazione di san Paolo nella Lettera ai Romani: «Avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: Abbà! Padre!». «Lo Spirito Santo realizza in noi questa nuova condizione di figli di Dio», ha spiegato Papa Francesco nella catechesi dell’udienza di oggi: «E questo è il più grande dono che riceviamo dal mistero pasquale di Gesù». «Dio ci tratta da figli, ci comprende, ci perdona, ci abbraccia, ci ama anche quando sbagliamo», ha assicurato il Papa, ricordando che «già nell’Antico Testamento, il profeta Isaia affermava che se anche una madre si dimenticasse del figlio, Dio non si dimentica mai di noi, in nessun momento». «E questo è bello», ha commentato Papa Francesco sempre fuori testo, e ricevendo un altro applauso dai 30mila fedeli presenti oggi in piazza san Pietro.

«Noi possiamo vivere da figli, e questa è la nostra dignità», ha spiegato il Papa durante l’udienza di oggi. Per il Santo Padre «comportarci come veri figli» vuol dire che «ogni giorno dobbiamo lasciare che Cristo ci trasformi e ci renda come lui, vuol dire cercare di vivere da cristiani, cercare di seguirlo, anche se vediamo i nostri limiti e le nostre debolezze». «La tentazione di lasciare Dio da parte per mettere al centro noi stessi è sempre alle porte e l’esperienza del peccato ferisce la nostra vita cristiana, il nostro essere figli di Dio», ha ammonito il Santo Padre: per questo «dobbiamo avere il coraggio della fede, non lasciarci condurre dalla mentalità che ci dice: Dio non serve, non è importante per te». Per il Papa, invece, «è proprio il contrario: solo comportandoci da figli di Dio, senza scoraggiarci per le nostre cadute, sentendoci amati da lui, la nostra vita sarà nuova, animata dalla serenità e dalla gioia». «Dio è la nostra forza, Dio è la nostra speranza!», ha esclamato Papa Francesco: «Dobbiamo avere noi per primi ben ferma questa speranza e dobbiamo esserne un segno visibile, chiaro, luminoso per tutti. Il Signore Risorto è la speranza che non viene mai meno, che non delude». Questa «relazione filiale con Dio», ha precisato infatti il Papa, «non è come un tesoro che conserviamo in un angolo della nostra vita, ma deve crescere».

«Mostriamo la gioia di essere figli di Dio, la libertà che ci dona il vivere in Cristo, che è la vera libertà, quella dalla schiavitù del male, del peccato, della morte!». È l’invito rivolto ai fedeli dal Papa nella parte finale della catechesi di oggi. «Guardiamo alla Patria celeste, avremo una nuova luce e forza anche nel nostro impegno e nelle nostre fatiche quotidiane», l’invito di Papa Francesco: «È un servizio prezioso che dobbiamo dare a questo nostro mondo, che spesso non riesce più a sollevare lo sguardo». «Essere cristiani – ha spiegato il Papa – non si riduce a seguire dei comandi, ma vuol dire essere in Cristo, pensare come Lui, agire come Lui, amare come Lui, è lasciare che Lui prenda possesso della nostra vita e la cambi, la trasformi, la liberi dalle tenebre del male e del peccato». «A chi ci chiede ragione della speranza che è in noi», ha detto il Papa citando la prima lettera di Pietro, «indichiamo il Cristo Risorto, con l’annuncio della Parola, ma soprattutto con la nostra vita». «Quante volte», invece, «nella nostra vita le speranze svaniscono, quante volte le attese che portiamo nel cuore non si realizzano», ha fatto notare il Santo Padre. «La speranza di noi cristiani è forte, sicura, solida in questa terra, dove Dio ci ha chiamati a camminare, ed è aperta all’eternità, perché fondata su Dio, che è sempre fedele», ha assicurato Papa Francesco.

Tra i 30mila fedeli presenti oggi in piazza san Pietro per l’udienza generale, ai quali il Papa ha dedicato un lungo giro sulla jeep scoperta prima di cominciare la catechesi – con 20 minuti di un «bagno di folla» di cui sono stati protagonisti soprattutto i bambini – c’erano anche, direttamente dall’Argentina, gli atleti del Club San Lorenzo de Almagro, la squadra di calcio di cui Papa Francesco è tifoso. Si è rivolto ai giocatori in spagnolo, durante i saluti nelle varie lingue che – novità di questo pontificato – vengono letti da uno speaker nella lingua di turno e poi ripetuti in italiano dal Santo Padre. Unica eccezione, almeno per oggi, la lingua spagnola.

«Ho appreso la notizia del forte terremoto che ha colpito il Sud dell’Iran e che ha causato morti, numerosi feriti e gravi danni. Prego per le vittime ed esprimo la mia vicinanza alle popolazioni colpite da questa calamità». È l’appello rivolto dal Papa al termine l’udienza generale di oggi. Subito prima, durante i saluti ai fedeli di lingua italiana, il Santo Padre si è rivolto al gruppo di dipendenti dell’Idi presenti in piazza san Pietro, auspicando che «quanto prima si possa trovare una positiva soluzione in una situazione così difficile». Tra gli altri, Papa Francesco ha salutato anche i membri della Società italiana di radiologia medica, nel centenario della fondazione.

Come è ormai già una consuetudine con Papa Francesco, l’udienza generale, dopo i saluti nelle varie lingue, ha una lunga «appendice» per i saluti personali non solo con le autorità o gli ecclesiastici, ma soprattutto con la folla assiepata lungo le transenne, che il Papa saluta con cura, stringendo mani. Dopo essere, alla fine dell’udienza, salito sulla jeep per fare a ritroso il giro della piazza – durato circa venti minuti – il Papa ha fatto fermare oggi la «Papamobile» per salutare altri bambini che lo aspettavano, qualcuno di loro gli ha consegnato anche dei disegni. Poi il caloroso, e prolungato, abbraccio con le persone disabili in carrozzina, che lo aspettavano all’altezza dell’arco delle campane. È per loro il saluto più affettuoso, fatto di abbracci e di carezze. In omaggio al Papa, intanto, dalla folla dei fedeli in piazza cori e canti festosi.

Due nuovi tweet di Papa Francesco, oggi, al termine dell’udienza generale: «Essere cristiani – si legge nel primo – non si riduce a seguire dei comandi, ma è lasciare che Cristo prenda possesso della nostra vita e la trasformi». Nel secondo tweet, il Pontefice scrive che «se noi ci comportiamo come figli di Dio, sentendoci amati da Lui, la nostra vita sarà nuova, piena di serenità e di gioia». L’account Twitter del Papa in 9 lingue conta circa 5 milioni e 300mila follower.