Vita Chiesa

Francesco, udienza: La coppia matrimoniale è immagine di Dio. Le tre «parole magiche»

«L’immagine di Dio è la coppia di sposi», ha esordito il Papa, che ha pronunciato la catechesi quasi interamente a braccio: «Non soltanto il maschio, non soltanto l’uomo, ma tutt’e due». All’inizio del libro della Genesi, il primo libro della Bibbia, a coronamento del racconto della creazione – ha ricordato il Papa – si dice: «Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò… Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne». «Siamo creati per amare, come riflesso di Dio e del suo amore», ha commentato il Papa: «E nell’unione coniugale l’uomo e la donna realizzano questa vocazione nel segno della reciprocità e della comunione di vita piena e definitiva».

«Il matrimonio è icona dell’amore di Dio», ha proseguito il Papa, che nella catechesi dell’udienza generale di oggi ha spiegato che «quando un uomo e una donna celebrano il sacramento del matrimonio, Dio, per così dire, si rispecchia in essi, imprime in loro i propri lineamenti e il carattere indelebile del suo amore». «La Bibbia è forte, dice un’unica carne», ha ricordato il Papa: «Così intima è l’unione tra uomo e donna nel matrimonio, ed è proprio questo il mistero del matrimonio: l’amore di Dio si rispecchia nel matrimonio, nella coppia che decide di vivere insieme. Per questo l’uomo lascia la casa dei suoi genitori e va a vivere con sua moglie e si unisce tanto fortemente a lei che diventa una sola carne». Poi il Santo Padre ha citato la lettera agli Efesini, per spiegare come «il matrimonio risponde a una vocazione specifica e deve essere considerato come una consacrazione». «Il matrimonio è una consacrazione, uomo e donna sono consacrati in questo amore», ha ribadito il Papa, secondo il quale «gli sposi, in forza del sacramento, vengono investiti di una vera e propria missione, perché possano rendere visibile, a partire dalle cose semplici, ordinarie, l’amore con cui Cristo ama la sua Chiesa».

«Tre parole magiche: permesso, grazie, scusa»; la «preghiera» reciproca, «lo sposo per la sposa e la sposa per lo sposo»; «fare la pace sempre, prima che finisca la giornata». È la ricetta per un matrimonio felice. A consegnarla ai fedeli, al termine della catechesi dell’udienza generale di oggi, è stato il Papa, sottolineando come il sacramento del matrimonio «si attua nella semplicità e anche nella fragilità della condizione umana». «Sappiamo bene quante difficoltà e prove conosce la vita di due sposi», ha detto il Papa, ma «l’importante è mantenere vivo il legame con Dio, che è alla base del legame coniugale». «Il vero legale è sempre col Signore», ha ammonito: «Quando lo sposo prega per la posa e la sposa prega per lo sposo, il legame diviene forte». «Ci sono tante difficoltà», ha ribadito il Papa tracciando un’analisi del vissuto coniugale: «Il lavoro, i soldi non bastano, i bambini hanno problemi e tante volte il marito e la moglie diventano un po’ nervosi e litigano tra loro».

«Sempre si litiga nel matrimonio!». ha esclamato il Papa: «Alcune volte volano i piatti, ma non dobbiamo diventare tristi per questo. La condizione umana è così, ma il segreto è che l’amore è più forte del momento nel quale si litiga». «Non finire la giornata nella quale avete litigato senza fare la pace, sempre», il consiglio del Papa, che ha usato anche toni scherzosi quando ha detto che «per fare la pace non è necessario chiamare le Nazioni Unite: è sufficiente un piccolo gesto, una carezza, e domani si ricomincia un’altra volta». «Portare avanti nel coraggio di volerla vivere insieme»: questo, in sintesi, il segreto della riuscita di un matrimonio. «È una cosa bellissima la vita matrimoniale e dobbiamo custodirla sempre», l’esortazione del Papa. «Una cosa che aiuta tanto ha ripetuto il Papa tornando su un tema che gli è caro – sono tre parole che si devono dire sempre, che devono essere nella casa: permesso, grazie, scusa, le tre parole magiche». «Permesso», è tornato a spiegare il Papa come già aveva fatto in altre catechesi e negli incontri con le famiglie e con i fidanzati, «per non essere invadenti nella vita dei coniugi». «Grazie», per «ringraziare per quello che hai fatto per me». Infine «scusa», «quell’altra parola un po’ difficile» da dire. «Permesso, grazie, scusa: ripetiamo queste tre parole magiche», l’invito finale alla piazza.

«Attesa» per la canonizzazione di Giovanni Paolo II, occasione per «ravvivare il patrimonio della fede da lui lasciato». Salutando i pellegrini polacchi Francesco ha citato l’anniversario della morte del beato Giovanni Paolo II, che «cade oggi» e «dirige il nostro pensiero verso il giorno della sua canonizzazione che celebreremo alla fine del mese». «L’attesa di questo evento – l’auspicio del Santo Padre – sia per noi l’occasione per prepararci spiritualmente e per ravvivare il patrimonio della fede da lui lasciato». «Imitando Cristo – ha proseguito Francesco – è stato per il mondo predicatore instancabile della Parola di Dio, della verità e del bene. Egli fece del bene perfino con la sua sofferenza. Questo è stato il magistero della sua vita a cui il popolo di Dio ha risposto con grande amore e stima». «La sua intercessione – ha concluso il Papa – rafforzi in noi la fede, la speranza e l’amore».

«A cinque anni dal terremoto che ha devastato la vostra città, mi unisco alla preghiera per le numerose vittime e affido alla protezione della Madonna di Roio quanti ancora vivono nel disagio». Con queste parole, al termine dell’udienza generale di oggi, il Papa ha salutato i rappresentanti del gruppo «Jemo ‘Nanzi» dell’Aquila. Un saluto speciale, inoltre, Papa Francesco lo ha rivolto ai lavoratori dell’Alcoa di Portovesme, insieme all’Associazione Sclerosi Multipla, l’Associazione Artiglieri d’Italia e la Lega di calcio professionistico. Un saluto speciale, infine, ai giovani, specialmente quelli del «Villaggio dei ragazzi» di Maddaloni.

All’udienza di oggi, alla quale hanno partecipato in una piazza San Pietro baciata dal sole primaverile almeno 50 mila persone, erano presenti nche 200 rappresentanti della Lega italiana Calcio professionistico e 250 membri dell’Associazione direttori sportivi e segretari di calcio professionisti. Spiccavano anche diverse migliaia di studenti, provenienti da istituti di tutta Italia e riconoscibili dai loro cappellini multicolori. Come di consueto, la jeep bianca con a bordo Papa Francesco ha fatto la sua comparsa dall’Arco delle Campane prima delle dieci, accolta dalla folla che acclamava a più riprese il suo nome. Molte le soste per baciare e accarezzare i bambini consegnati al Papa dai membri della Gendarmeria vaticana.