Vita Chiesa

Francesco, udienza: divisioni, liti, incomprensioni, gelosie smembrano la comunità

«Tutte queste cose non vanno bene, perché, invece che edificare e far crescere la Chiesa come corpo di Cristo, la frantumano in tante parti, la smembrano», ha ammonito il Papa, ricordando che «questo succede anche oggi: pensiamo alle comunità cristiane, alle parrocchie, ma anche ai quartieri nostri». «Quante divisioni, quante invidie, come si sparla», ha aggiunto il Papa a braccio: e questo ci smembra tra di noi. È l’irruzione della guerra».

«La guerra non comincia nel campo di battaglia, la guerra comincia nel cuore», ha detto il Papa, che ha pronunciato la parte centrale della catechesi di oggi interamente a braccio. La guerra, ha spiegato soffermandosi sulla Chiesa come «corpo di Cristo», comincia «con queste incomprensioni, con queste divisioni, liti, gelosie, con questa lotta tra gli altri». I Corinzi, al tempo di san Paolo, erano «campioni in queste incomprensioni e gelosie». «Quante gelosie», ha esclamato il Papa, secondo il quale spesso diciamo «questo ha comprato la macchina, questo ha vinto al Lotto… E questo fa male, non si deve fare», ha detto Francesco salutato dall’applauso dei circa 45mila fedeli presenti oggi in piazza: «Le gelosie crescono, crescono e riempiono il cuore». «Un cuore geloso è un cuore acido, un cuore che non è mai felice, è un cuore che smembra la comunità», ha ammonito il Papa. I cristiani, invece, dovrebbero «apprezzare i doni degli altri». «La gelosia – ha fatto notare il Papa – viene a tuti, tutti siamo peccatori. E quando viene la gelosia dobbiamo dire: ‘Grazie, Signore, perché hai dato questo a quella persona’».

«Sappiamo dire grazie sempre?».  Ha chiesto il Papa ai fedeli, instaurando a braccio un dialogo con loro, nella catechesi dell’udienza generale di oggi. «Non sempre», ha risposto Francesco, «perché l’invidia, la gelosia, ci frenano un po’». Il cuore del cristiano è invece un cuore aperto «alle sofferenze degli altri e dei più bisognosi». «Non reputiamo nessuno superiore agli altri!», ha esclamato Francesco sempre fuori testo: «Quante persone si sentono superiori agli altri!». Spesso, infatti, diciamo: «Ti ringrazio, Signore, perché non sono come quello». «È brutto, non farlo mai!», ha esclamato il Papa rivolgendosi idealmente a ognuno dei fedeli: «Quando ti viene questo – il suo consiglio – ricordati dei tuoi peccati, di quelli che nessuno conosce: ti dà una botta, e questo ti fa bene!».

«Leggere il capitolo 37 di Ezechiele». «Che bello se ci ricordassimo più spesso di quello che siamo, di che cosa ha fatto di noi il Signore Gesù!». Lo ha esclamato il Papa all’inizio della catechesi dell’udienza di oggi: «Siamo il suo corpo, quel corpo che niente e nessuno può più strappare da lui e che egli ricopre di tutta la sua passione e del suo amore, proprio come uno sposo con la sua sposa». Questo pensiero, per Francesco, «deve fare sorgere in noi il desiderio di corrispondere al Signore Gesù e di condividere il suo amore tra di noi, come membra vive del suo stesso corpo». Nel Libro di Ezechiele, ha ricordato il Papa, «viene descritta una visione un po’ particolare, impressionante, ma capace di infondere fiducia e speranza nei nostri cuori. Dio mostra al profeta una distesa di ossa, distaccate l’una dall’altra e inaridite. Uno scenario desolante… Dio gli chiede, allora, di invocare su di loro lo Spirito. A quel punto, le ossa cominciano ad avvicinarsi e ad unirsi, su di loro crescono prima i nervi e poi la carne e si forma così un corpo, completo e pieno di vita». «Ecco, questa è la Chiesa!». È «un capolavoro, il capolavoro dello Spirito, il quale infonde in ciascuno la vita nuova del Risorto e ci pone l’uno accanto all’altro, l’uno a servizio e a sostegno dell’altro, facendo così di tutti noi un corpo solo, edificato nella comunione e nell’amore».

«Mi raccomando: oggi, a casa, prendete la Bibbia e cercate nel profeta Ezechiele il capitolo 37 e leggetelo. È bellissimo!». Questo il consiglio ripetuto due volte dal Papa ai fedeli, a braccio, all’inizio e al termine dell’udienza generale di oggi. «La Chiesa, però, non è solamente un corpo edificato nello Spirito: la Chiesa è il corpo di Cristo!», ha esclamato il Papa: «E non si tratta semplicemente di un modo di dire: lo siamo davvero! È il grande dono che riceviamo il giorno del nostro battesimo», dove «Cristo ci fa suoi, accogliendoci nel cuore del mistero della croce, il mistero supremo del suo amore per noi, per farci poi risorgere con lui, come nuove creature». «Così nasce la Chiesa, e così la Chiesa si riconosce corpo di Cristo», ha ricordato il Papa, secondo il quale «il battesimo costituisce una vera rinascita, che ci rigenera in Cristo, ci rende parte di lui, e ci unisce intimamente tra di noi, come membra dello stesso corpo, di cui lui è il capo».

«Nessuna famiglia senza lavoro». «Per favore, faccio un appello a tutti i responsabili: nessuna famiglia senza lavoro!». Con queste parole, pronunciate a braccio al termine dell’udienza e applaudite calorosamente dalla piazza, il Papa ha espresso oggi la sua «profonda vicinanza e solidarietà ai dipendenti della compagnia aerea Meridiana, che stanno vivendo ore di apprensione per il loro futuro lavorativo». «Auspico vivamente – le parole di Francesco – che si possa trovare un’equa soluzione, che tenga conto anzitutto della dignità della persona umana e delle imprescindibili necessità di tante famiglie».

La memoria di Giovanni Paolo II. «Oggi celebriamo la memoria liturgica di san Giovanni Paolo II, il quale ha invitato tutti ad aprire le porte a Cristo». Con queste parole, durante l’udienza di oggi, il Papa ha salutato i pellegrini polacchi presenti in piazza San Pietro. «Nella sua prima visita nella vostra patria – ha ricordato Francesco – ha invocato lo Spirito Santo perché scendesse a rinnovare la terra della Polonia; a tutto il mondo ha ricordato il mistero della Divina misericordia». «La sua eredità non sia dimenticata, ma ci spinga alla riflessione e al concreto agire per il bene della Chiesa, della famiglia e della società».

Si era conclusa con un incontro con i lavoratori in esubero della Meridiana, il consueto giro del Papa con la jeep bianca scoperta. Papa Francesco arrivato in piazza alle 9.40 circa, e dopo l’abituale bagno di folla con i bimbi protagonisti, nella fase finale del suo percorso, alle soglie del sagrato, aveva fermato la «papamobile» e si era soffermato con un folto gruppo di persone, donne e uomini, che indossavano ognuno una maglietta rossa con la scritta bianca a caratteri maiuscoli: «Io sono un esubero. Meridiana». Poco prima, sempre a piedi, prima di dirigersi sulla sua postazione al centro del palco, il Papa si era soffermato con un altro gruppo di fedeli, stringendo mani e scambiando sorrisi. Uno di loro gli ha porto un cappello di paglia di un giallo vivace, con una foggia a metà tra il sombrero e il cappello da cowboy, e lo ha messo direttamente sulla testa del Papa che, divertito e sorridente, prima se lo è assicurato un po’ sulla testa e poi lo ha restituito all’uomo di colore che glielo aveva offerto, facendoglielo indossare a sua volta. Prima di arrivare in piazza, Papa Francesco ha ricevuto brevemente in Auletta Paolo VI la squadra di calcio del Bayern Monaco.

C‘erano anche 150 «clochard» della Francia questa mattina a Roma in piazza San Pietro all’udienza generale di Papa Francesco. E una ventina di loro lo hanno potuto salutare personalmente. «Papa Francesco si è fermato, è venuto a salutarci, si è avvicinato e noi lo abbiamo potuto salutare. È stato con noi 3/4 minuti», racconta al Sir Etienne Villemain, responsabile dell’associazione Lazare, che si occupa in Francia di aiuto ai senza fissa dimora. L‘Associazione ha organizzato in questi giorni un pellegrinaggio a Roma a cui hanno aderito 150 persone di cui 50 accompagnatori provenienti per lo più da Parigi, ma anche da Marsiglia e Nantes. «È importante – aggiunge Villemain – che queste persone si sentano accolte dalla Chiesa che loro amano profondamente. È importante far sentire loro che Cristo ama i poveri e permettere a queste persone di vivere un’esperienza forte di fede e di amore di Dio». Per questa ragione, i «clochard» hanno lanciato oggi a Papa Francesco una proposta: «Organizzare una Giornata mondiale dei poveri sulla scia delle Gmg. Lui ci ha sorriso e ha fatto un segno di sì con la testa». Arrivati a Roma in treno, i senza fissa dimora hanno visitato in questi giorni i giardini vaticani, hanno trascorso una serata di festa al seminario francese e sono stati ricevuti anche dal cardinale Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum.