Vita Chiesa

Francesco, udienza generale: non si può dire «Cristo sì, Chiesa no»

Il «progetto di Dio», ha spiegato il Papa «è fare di tutti noi l’unica famiglia dei suoi figli, in cui ciascuno lo senta vicino e si senta amato da lui, senta il calore di essere famiglia di Dio». «In questo grande disegno – ha proseguito il Papa citando la parabola del figliol prodigo – trova la sua radice la Chiesa», che «nasce dal desiderio di Dio di chiamare tutti gli uomini alla comunione con Lui, alla sua amicizia, anzi a partecipare come suoi figli della sua stessa vita divina». La stessa parola «Chiesa», dal greco ekklesia, significa «convocazione», ha ricordato il Papa: «Dio ci convoca, ci spinge ad uscire dall’individualismo, dalla tendenza a chiudersi in se stessi e ci chiama a far parte della sua famiglia. E questa chiamata ha la sua origine nella stessa creazione».

«Dio ci ha creati perché viviamo in una relazione di profonda amicizia con lui, e anche quando il peccato ha rotto questa relazione con lui, con gli altri e con il creato, Dio non ci ha abbandonati», ha fatto notare il Papa, secondo il quale «tutta la storia della salvezza è la storia di Dio che cerca l’uomo, gli offre il suo amore, lo accoglie»: «Ha chiamato Abramo ad essere padre di una moltitudine, ha scelto il popolo di Israele per stringere un’alleanza che abbracci tutte le genti, e ha inviato, nella pienezza dei tempi, il suo Figlio perché il suo disegno di amore e di salvezza si realizzi in una nuova ed eterna alleanza con l’umanità intera». «Quando leggiamo i Vangeli – le parole del Papa – vediamo che Gesù raduna intorno a sé una piccola comunità che accoglie la sua parola, lo segue, condivide il suo cammino, diventa la sua famiglia, e con questa comunità Egli prepara e costruisce la sua Chiesa». La Chiesa, quindi, «nasce dal gesto supremo di amore della Croce»: «Nella famiglia di Dio, nella Chiesa, la linfa vitale è l’amore di Dio che si concretizza nell’amare Lui e gli altri, tutti, senza distinzioni e misura. La Chiesa è famiglia in cui si ama e si è amati». La Chiesa, infine, «si manifesta quando il dono dello Spirito Santo riempie il cuore degli Apostoli e li spinge ad uscire e iniziare il cammino per annunciare il Vangelo, diffondere l’amore di Dio».

«Ancora oggi qualcuno dice: ‘Cristo sì, la Chiesa no’, oppure «io credo in Dio, ma non nei preti». Ma «è proprio la Chiesa che ci porta Cristo e che ci porta a Dio», perché «la Chiesa è la grande famiglia dei figli di Dio», ha detto il Papa, nella parte finale della catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata quasi interamente a braccio. Papa Francesco ha ammesso che la Chiesa «ha anche aspetti umani», e che «in coloro che la compongono, pastori e fedeli, ci sono difetti, imperfezioni, peccati». «Anche il Papa ne ha, e ne ha tanti», ha aggiunto, ma la Chiesa «è di Dio, fa parte del suo grande disegno di amore per tutta l’umanità, è opera sua». «Il bello è che quando noi ci accorgiamo di essere peccatori – ha spiegato il Papa ai fedeli, sempre fuori testo – proviamo la misericordia di Dio: Dio sempre perdona, non dimentichiamo questo». Il peccato, ha detto infatti il Papa, «è offesa a Dio», ma è anche un modo «per accorgersi che c’è un’altra cosa più bella che è la misericordia di Dio».

«Pensiamo a queste cose», l’invito del Papa. «Domandiamoci oggi», ha proseguito: «Quanto amo io la Chiesa? Prego per lei? Mi sento parte della famiglia della Chiesa? Che cosa faccio perché sia una comunità in cui ognuno si senta accolto e compreso, senta la misericordia e l’amore di Dio che rinnova la vita?». La fede, ha spiegato infatti Papa Francesco, «è un dono e un atto che ci riguarda personalmente, ma Dio ci chiama a vivere insieme la nostra fede, come famiglia, come Chiesa». «Chiediamo al Signore, in modo del tutto particolare in quest’Anno della fede – ha concluso il Papa rivolgendosi ai fedeli – che le nostre comunità, tutta la Chiesa, siano sempre più vere famiglie che vivono e portano il calore di Dio».

«La paternità è un dono di Dio e una grande responsabilità per dare una nuova vita, la quale è un’irripetibile immagine di Dio. Non abbiate paura di essere genitori», ha detto il Papa, che durante i saluti ai fedeli polacchi si è rivolto ai giovani che si incontreranno il 1° giugno nei Campi di Lednica. «Molti di voi certamente diventeranno padri», le parole di Papa Francesco, che ha raccomandato: «Siate anche aperti alla paternità spirituale, un grande tesoro della nostra fede». Riferendosi alla paternità, tema dell’incontro dei giovani polacchi, il Papa ha detto loro: «Ricordate che Dio è Padre di ciascuno di noi. È stato Lui a crearci, ad elargire a ciascuno di noi i talenti, a guidarci nel cammino della vita; Egli è con noi, nonostante la nostra debolezza, il nostro peccato, le nostre omissioni. Vuole salvarci!». Dio, ha spiegato il Papa, «è modello di ogni paternità, anche di quella terrena. Ciascuno di noi deve tanto al padre terreno, che ci ha trasmesso la vita, che ha avuto cura di noi e che continua a provvedere alla nostra esistenza quotidiana e alla nostra crescita». «Non dimenticate di rendere grazie a Dio per il vostro genitore!», l’invito di Papa Francesco: «Ricordatelo nella preghiera anche se la vostre relazioni dovessero forse essere non buone».

Oggi il giro della jeep bianca che trasporta, con molte soste, Papa Francesco intorno al colonnato di piazza San Pietro era cominciato 40 minuti prima, alle 9.50, quando il tradizionale inizio dell’udienza generale è previsto alle 10.30. I 90mila fedeli – secondo i dati della Prefettura della Casa Pontificia – hanno acclamato, come al solito, il Papa, applaudendolo e scandendo il suo nome. All’inizio del giro in «papamobile», lo zucchetto bianco è subito volato via, e Papa Francesco ha continuato imperterrito a capo scoperto, salutando la folla e abbracciando e baciando i bambini che gli ha «passato» la vigilanza vaticana. Tutto ciò, nonostante la pioggia che era cominciata a scendere copiosa su Roma, rendendo la folla in piazza San Pietro un’enorme distesa di parapioggia multicolore. «Nonostante la pioggia, bravi!», ha detto il Papa rivolgendosi ai fedeli in apertura dell’udienza.