Vita Chiesa

GIOVANNI XXIII: BENEDETTO XVI, «UOMO E PASTORE DI DI PACE»

“Papa Giovanni indicò la fede in Cristo e l’appartenenza alla Chiesa, madre e maestra, quale garanzia di feconda testimonianza cristiana nel mondo. Così, nelle forti contrapposizioni del suo tempo, il Papa fu uomo e pastore di pace, che seppe aprire in Oriente e in Occidente inaspettati orizzonti di fraternità tra i cristiani e di dialogo con tutti”. Lo ha detto stasera Benedetto XVI, al termine della messa celebrata a San Pietro per il cinquantesimo dell’elezione al soglio pontificio di Angelo Giuseppe Roncalli, quando è sceso in basilica per venerare le spoglie del beato Giovanni XXIII e rivolgere un discorso ai fedeli, tra i quali molti pellegrini bergamaschi. “Siete venuti per riaffermare i legami comuni e la fede li apre ad una dimensione veramente cattolica”, ha dichiarato il Papa rivolgendosi proprio ai fedeli bergamaschi, guidati dal vescovo, mons. Roberto Amadei, esortandoli a “seguire l’esempio e l’insegnamento del Papa vostro conterraneo”. “Un dono veramente speciale, offerto alla Chiesa con Giovanni XXIII, fu il Concilio Ecumenico Vaticano II, da lui deciso, preparato e iniziato – ha proseguito Benedetto XVI -. Siamo tutti impegnati ad accogliere in modo adeguato quel dono, continuando a meditarne gli insegnamenti e a tradurne nella vita le indicazioni operative”.“E’ quanto voi stessi avete cercato di fare in questi anni, come singoli e come comunità diocesana – ha affermato Benedetto XVI -. In particolare, vi siete di recente impegnati nel Sinodo diocesano, dedicato alla parrocchia: in esso siete tornati alla sorgente conciliare per attingervi quel supplemento di luce e di calore che si rivela necessario per riportare la parrocchia ad essere un’articolazione viva e dinamica della comunità diocesana”. Infatti, “è nella parrocchia che si impara a vivere concretamente la propria fede. Ciò consente di mantenere viva la ricca tradizione del passato e di riproporne i valori in un ambiente sociale secolarizzato, che si presenta spesso ostile o indifferente”. Riprendendo le parole di Giovanni XXIII nell’enciclica Pacem in terris, il credente “deve essere una scintilla di luce, un centro di amore, un fermento vivificante nella massa”, Benedetto XVI ha osservato: “Questo fu il programma di vita del grande Pontefice e questo può diventare l’ideale di ogni credente e di ogni comunità cristiana che sappia attingere, nella celebrazione eucaristica, alla fonte dell’amore gratuito, fedele e misericordioso del Crocifisso risorto”. Non è mancato un accenno alla famiglia, “soggetto centrale della vita ecclesiale, grembo di educazione alla fede e cellula insostituibile della vita sociale”.Benedetto XVI è tornato, quindi, alla parrocchia, tema del Sinodo diocesano. “Con molta fiducia Papa Roncalli affidava alla parrocchia, famiglia di famiglie, il compito di alimentare tra i fedeli i sentimenti di comunione e di fraternità – ha ricordato il Papa -. Plasmata dall’Eucaristia, la parrocchia potrà diventare – egli pensava – fermento di salutare inquietudine nel diffuso consumismo e individualismo del nostro tempo, risvegliando la solidarietà ed aprendo nella fede l’occhio del cuore a riconoscere il Padre, che è amore gratuito, desideroso di condividere con i figli la sua stessa gioia”. “Cari amici – ha affermato il Santo Padre continuando a rivolgersi ai fedeli bergamaschi – vi ha accompagnati a Roma l’immagine della Madonna che Papa Giovanni ricevette in dono nella visita a Loreto, a pochi giorni dall’apertura del Concilio. Egli volle che la statua fosse collocata nel Seminario Vescovile a lui intitolato nella diocesi natale”. “Affido volentieri alla Madre di Dio – ha proseguito – tutte le famiglie e le parrocchie, proponendo loro il modello della Santa Famiglia di Nazaret: siano esse il primo seminario e sappiano far crescere nel proprio ambito vocazioni al sacerdozio, alla missione, alla consacrazione religiosa, alla vita familiare secondo il cuore di Cristo”.Sir