Vita Chiesa

GMG: INCONTRO DEI GIOVANI DI ROMA CON IL PAPA; LE DOMANDE DEI GIOVANI

“I giovani amano Gesù Cristo e la Chiesa e sono pieni di affetto per il Papa ma avvertono anche gli interrogativi e le difficoltà della società in cui vivono e dell’atmosfera culturale che respirano ogni giorno”. Per questo “attendono dalla Sua parola luce e forza per il cammino della vita”. Lo ha detto il card. Camillo Ruini, vicario del Papa per la diocesi di Roma, rivolgendo il suo saluto a Benedetto XVI che ieri in piazza san Pietro ha incontrato, i giovani delle diocesi di Roma e del Lazio, nell’imminenza della XXI Giornata mondiale della Gioventù, secondo una tradizione iniziata da Giovanni Paolo II che era solito incontrare i giovani della diocesi di Roma il giovedì antecedente la Domenica delle Palme, quest’anno il 9 aprile. “In particolare – ha affermato il cardinale – essi avvertono il bisogno di condividere la certezza che chi fa entrare Cristo nella propria vita non perde nulla di ciò che rende la vita libera, bella e grande e che solo in questa amicizia si dischiudono realmente le grandi potenzialità della condizione umana”. “Padre Santo – ha concluso il card. Ruini – questa sera i giovani di Roma e del Lazio iniziano con lei quel pellegrinaggio ideale verso la Gmg del 2008 a Sidney”.

“Don Andrea ha amato la Parola di Dio più di qualunque altra cosa al mondo, ha cercato di conformare la sua vita a Cristo e di ripercorrere le sue vie”. A raccontare ai giovani delle diocesi di Roma e del Lazio, riuniti in piazza San Pietro per incontrare il Papa, chi era don Andrea Santoro, il sacerdote romano ucciso in Turchia nei mesi scorsi, è stata la sorella, Maddalena Santoro, presente insieme con la mamma Maria e l’altra sorella Imelda. “Io mi sento prete per tutti – ha raccontato Maddalena ripetendo parole di don Andrea – Dio ama i musulmani, gli ebrei, i cristiani. Questo amore guida i nostri occhi. E sappiamo che questo amore ha guidato anche i suoi passi verso il Medio Oriente, una terra verso cui siamo debitori”. “Il perdono per coloro che hanno ucciso don Andrea che è sgorgato dal cuore di nostra madre e di tutti noi – ha aggiunto la sorella del sacerdote – nasce anch’esso dalla meditazione e dall’assimilazione della Parola di Dio. Che questo perdono, unito al suo sacrificio, contribuisca all’unità delle confessioni cristiane e alla crescita del dialogo tra le diverse religioni del Medio Oriente”.

Benedetto XVI è entrato in piazza San Pietro accolto da canti e balli africani. Dopo i saluti personali con gli artisti e gli altri ospiti della serata, alcuni giovani gli hanno regalato una casula e portato le loro testimonianze. La Croce della Gmg, portata in spalla dai giovani di Colonia, è poi passata nelle mani dei giovani di Sidney, facendo in suo ingresso in piazza insieme all’icona mariana Salus Populi Romani, che dal 2004 peregrina nel mondo insieme alla Croce.

Fulcro dell’incontro sono state le domande che alcuni giovani hanno rivolto al Papa, alle quali ha risposto parlando a braccio. Simone, 21 anni, studente di chimica, ha chiesto al Santo Padre come riconoscere “che quanto leggo è comunque Parola di Dio che interpella la mia vita?”. Benedetto XVI ha consigliato di “leggere la Sacra Scrittura come se fosse un colloquio con Dio, pregando, chiedendo aiuto al Signore”, con “l’aiuto di maestri” che “hanno esperienza della fede” e conoscono bene le Sacre scritture, e qui ha citato i libri del cardinale Carlo Maria Martini. Il Papa ha suggerito anche di farsi “accompagnare da compagni di strada, nella grande compagnia del popolo di Dio peregrinante nella Chiesa”. In questo modo, ha detto, gli avvenimenti delle Scritture “diventano di nuovo presenti, realmente con noi oggi”.

Ad Anna, 19 anni, studentessa di lettere, che parlava della “fatica di amare”, di matrimonio e rapporti prematrimoniali, Benedetto XVI ha risposto ricordando che “il matrimonio è stato istituito da Dio già nel momento della creazione”, quindi “non è una invenzione della Chiesa”. “Tutte le culture – ha aggiunto – si orientano sulla monogamia, sull’essere uomo/donna, perché così, nella continuità, può essere ed esistere il progresso”. E ha parlato del vivere l’amore usando la metafora di un trapianto di cuore, “come fosse un trapianto spirituale”. “Possiamo vivere solo curando questo nuovo cuore perché diventi veramente nostro, così il matrimonio e l’affetto tra uomo e donna diventa possibile, anche in questo clima in cui sembra tanto impossibile”. “In questo modo – ha precisato – possiamo vedere che, nonostante tanti altri modelli di vita, molte famiglie cristiane vivono con gioia l’amore e così cresce una nuova umanità”. E “come nello sport ci vuole disciplina e rinuncia per raggiungere il successo”, allo stesso modo “anche la vita stessa, il divenire uomini, esige delle rinunce per vivere con cuore nuovo e una vita felice”. “Nonostante l’esistenza di una cultura consumistica – ha detto – dobbiamo avere il coraggio di creare delle isole e dei grandi terreni di cultura cattolica nelle quali vivere il disegno del creatore”.

“La grande sfida del nostro tempo è il secolarismo, il modo di vivere il presente e il mondo come se Dio non esistesse, riducendo Dio al privato”: è questa la risposta alla domanda di Inelida, scout di 17 anni che ha chiesto al Papa quali sono le maggiori sfide da affrontare, per un cristiano. “Con questa visione – ha spiegato – si lacera la società, ognuno segue il suo progetto e sta contro l’altro. Così non possiamo vivere, dobbiamo far sì che Dio sia presente nelle nostre società”. Anche perché, ha aggiunto, ci sono “tante false immagini di Dio, un Dio violento”. Rispondendo poi a Vittorio che chiedeva suggerimenti sulla vita sacerdotale il Papa ha raccontato commosso la sua scelta vocazionale nata durante il nazismo, “contro quel sistema e cultura anti-umano” e ha consigliato di “essere attenti ai gesti del Signore nel nostro cammino”. Alla domanda sul rapporto tra scienza e fede ha spiegato che “la grande opzione del cristianesimo è la razionalità e la priorità della ragione”. Dopo aver risposto alle domande il Papa ha consegnato ad alcuni giovani la Sacra Scrittura e insieme ad una rappresentanza dei partecipanti all’incontro si è recato sulla tomba di Giovanni Paolo II portando la Croce dell’Anno Santo e l’icona di Maria Santissima “Salus Populi Romani”. Sir