Vita Chiesa

Germania: documento della diocesi di Friburgo sulla pastorale dei separati risposati

Un documento di 14 pagine dell’Ufficio per la pastorale di Friburgo contiene indicazioni per gli addetti alla pastorale. «Il sacramento del matrimonio rimane intatto», ha tenuto però a precisare il portavoce della diocesi Robert Eberle, in un’intervista pubblicata dal portale cattolico «katholisch.de». Preparazione al matrimonio, aiuto alle famiglie giovani, l’assistenza a matrimoni in crisi: questi i principali temi affrontati dal documento: «Si intende offrire luoghi aperti alle vittime di un matrimonio fallito, luoghi in cui ci si senta di appartenere e in cui essere assistiti». Il fine, come dichiarato da Eberle, è «recuperare una piena appartenenza alla comunità cristiana». In tal senso, «sono indispensabili colloqui dei separati risposati con la persona che si occupa di pastorale», in cui si possano conoscere i mezzi offerti dalla Chiesa per chiarire la posizione giuridica della coppia, a partire dall’annullamento del matrimonio, e per ottenere una «riconciliazione con la propria storia esistenziale.

Il decano del duomo e rettore dell’Ufficio per la pastorale della diocesi di Friburgo, Andreas Möhrle, ha sottolineato che «esiste un gran numero di persone che, in questa situazione della vita, sperano di avere un consiglio e un sostegno nel loro cammino da parte della Chiesa, per conoscere ciò che Gesù Cristo ha insegnato e vissuto. La fedeltà e la misericordia di Dio esiste anche per coloro il cui progetto di vita sia fallito. Un accompagnamento che incoraggi e dei colloqui condotti con sensibilità possono sostenere le persone affinché trovino nuove prospettive per continuare a vivere».

Per Möhrle, nel contatto con i separati e i risposati con rito civile, occorre «rendere tangibile l’atteggiamento fondamentale di Gesù, aperto alla gente e pieno di rispetto. Nei loro colloqui con i separati risposati, molte persone che si occupano di pastorale hanno avvertito insicurezza», poiché «da un lato si rendono conto che le persone coinvolte si sentono spesso emarginate e ne soffrono, dall’altro conoscono i precetti della dottrina e del diritto ecclesiastico». Il documento serve da supporto «per distinguere le diverse situazioni», come raccomandato anche da Papa Francesco.