Vita Chiesa

Giovani, una generazione sospesa tra sogno e disegno

di Giovanni SeminoGiovani e futuro, dal sogno, al segno, al disegno: questo il tema trattato nel convegno regionale di pastorale giovanile, che si è svolto domenica scorsa a Prato presso la Chiesa di Sant’Agostino. Lungo il cammino che porterà alla GMG 2005 a Colonia, si è deciso di inserire una tappa che avesse come tema uno spunto per un percorso interiore, «per prepararsi anche spiritualmente e come singoli a questo grande ed attesissimo evento, un incontro di riflessione e formazione, lasciando da parte almeno per una giornata i particolari organizzativi» come ha tenuto a sottolineare Marco Cerruti, responsabile della pastorale giovanile per la diocesi di Firenze, uno degli organizzatori del Convegno.

Sono intervenuti due relatori esterni don Marcello Brunini, psicologo, insegnante presso l’istituto di Scienze Religiose di Pisa ed il professor Giovanni Bachelet, ordinario di Fisica all’Università «La Sapienza» di Roma.

Nel suo intervento don Marcello Brunini ha inizialmente fornito ai molti giovani presenti uno stimolo provocatorio sulla dimensione del sogno, del desiderio, analizzandone le ambivalenze, le difficoltà, le problematiche piuttosto intrecciate: ha spiegato che il passaggio da una vita sognata ad una vita reale è molto complesso, a volte contraddittorio e che i giovani fanno spesso fatica a realizzarlo. C’è un cammino da fare, per passare dal sogno al disegno: bisogna riuscire a capire che noi siamo «il sogno di Dio, che ha un progetto su ognuno di noi e pertanto spetta a ciascuno interpretare la Sua volontà, cercando di realizzarla».

Puntando poi sul tema delle emozioni, ha spiegato come spesso si accusino i giovani di vivere pensando solo al presente, di non avere memoria del passato e preoccupazione per l’avvenire: ma la realtà giovanile è questa, quella emozionale, è proprio dei giovani vivere secondo la categoria delle idee e delle emozioni. Essi vivono emozioni profonde che però come Chiesa e comunità cristiana dobbiamo riuscire a interpretare per aiutarli nel cammino della vita. Poi ha fatto riferimento ai passi della Scritture dove Dio parla all’uomo attraverso il sogno, una comunicazione diretta che porta all’azione umana, Dio che comunica direttamente qual è il suo disegno.

Argomento citato e trattato anche nell’intervento del professor Bachelet, molto applaudito dai centoventi giovani presenti. Il sogno come trasmissione diretta di Dio, tanti gli esempi celebri nelle Scritture, il sogno di Giuseppe, quello dei Magi, il sogno di Samuele. Citando San Francesco, Bachelet ci invita ad un’opera di discernimento essenziale, perché il sogno non è sempre espressione del bene, ma anche opera del male. E dunque sogni, desideri, aspettative come si possono concretizzare? È faticoso e contraddittorio il passaggio dal sogno alla vita concreta: il professor Bachelet ha cercato di dare concretezza laica alla relazione fatta al mattino da don Brunini, raccontando la sua esperienza di uomo: «Negli anni settanta noi giovani amavano sognare un mondo migliore e confrontarci fra noi – dice – seguivamo tutti una nostra utopia, per assurdo anche i terroristi delle Brigate Rosse, quegli stessi che uccisero mio padre, volevano realizzare un sogno, il loro sogno. Anche quei giovani volevano un mondo più bello: sbagliarono, sul terreno dello stile, del metodo».

Troppe volte nel voler realizzare i nostri sogni siamo sordi alla chiamata del Padre, «lo strumento è la parola di Dio, con essa dobbiamo scoprire che cosa Dio vuole da noi», cominciando con il fare bene ciò che quotidianamente siamo chiamati a fare, il nostro lavoro. Bachelet ha concluso il suo intervento citando alcuni grandi figure del passato che inseguirono con grande volontà il proprio sogno di un «altro mondo possibile», da lui definiti «pietre preziose» in un’epoca difficile e contrastata: «Giovanni XXIII, Gandhi, Martin Luther King, tre grandi uomini, dimostrazione del fatto che i sogni possono produrre del bene, fondamentale è crederci».

Giovanni Bachelet: «Mio padre, ucciso dalle Brigate Rosse»Giovanni Bachelet, nato a Roma nel 1955, sposato, quattro figli, è ordinario di Fisica alla Sapienza. Cresciuto fra gli scouts ed impegnato nel dialogo ecumenico è stato fino al 2002 vicepresidente della Società Biblica in Italia. Attualmente è socio dell’Azione Cattolica e collabora saltuariamente a giornali e iniziative culturali della comunità cristiana. Così come è avvenuto domenica scorsa in occasione dell’incontro con i giovani dei gruppi di pastorale giovanile delle diocesi della Toscana. Durante l’incontro ha molte volte fatto cenno al suo impegno politico, che come cristiano reputa essenziale e doveroso. Alla nostra domanda se considerasse sufficiente l’impegno attuale dei giovani cattolici in politica, ha risposto rammaricandosi sia dello scarso interesse di molti giovani per l’attività politica, sia degli scarsi spazi che ad essi sono lasciati dalle istituzioni politiche, eccessivamente legate a logiche partitiche.

Molte volte durante l’incontro di domenica ha citato il padre Vittorio, riferimento e modello di vita costante. Vittorio Bachelet, giurista ed esponente dell’associazionismo cattolico, fu ucciso il 12 febbraio 1980 presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Roma, in un attentato terroristico delle Brigate Rosse. Come presidente nazionale dell’Azione Cattolica si adoperò per adeguare l’associazione allo spirito del Concilio Vaticano II perseguendo, come tenta di fare oggi il figlio Giovanni, la valorizzazione della funzione dei laici nella vita della Chiesa.