Vita Chiesa

Gmg, Francesco alla classe dirigente: Giustizia e dialogo per ascoltare i poveri che gridano

Per la politica del futuro, ci vuole “uno sguardo calmo, sereno e saggio”. Ne è convinto il Papa, che incontrando oggi, nel Teatro municipale di Rio, la classe dirigente del Brasile, ha citato il pensatore brasiliano Alceu Amoroso Lima, secondo il quale “quanti, in una nazione, hanno un ruolo di responsabilità, sono chiamati ad affrontare il futuro con lo sguardo calmo di chi sa vedere la verità”. Nel discorso odierno, Papa Francesco ha considerato “tre aspetti di questo sguardo calmo, sereno e saggio: primo, l’originalità di una tradizione culturale; secondo, la responsabilità solidale per costruire il futuro; e terzo, il dialogo costruttivo, per affrontare il presente”. Per il Papa “è importante, anzitutto, valorizzare la dinamica originalità che caratterizza la cultura brasiliana, con la sua straordinaria capacità d’integrare elementi diversi”. “Il comune sentire di un popolo, le basi del suo pensiero e della sua creatività, i principi fondamentali della sua vita, i criteri di giudizio in merito alle priorità, alle norme di azione, poggiano su una visione integrale della persona umana”, ha detto il Papa, sottolineando che “questa visione dell’uomo e della vita così come è propria del popolo brasiliano, ha ricevuto molto dalla linfa del Vangelo, attraverso la Chiesa cattolica”.

“Ma la ricchezza di questa linfa deve essere pienamente valorizzata”, perché “può fecondare un processo culturale fedele all’identità brasiliana e costruttore di un futuro migliore per tutti”, ha detto il Papa citando le parole pronunciate dall’“amato Papa Benedetto XVI” nel discorso inaugurale della V Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano, ad Aparecida. “Far crescere l’umanizzazione integrale e la cultura dell’incontro e della relazione – ha proseguito il Papa – è il modo cristiano di promuovere il bene comune, la gioia di vivere”. E qui “convergono fede e ragione, la dimensione religiosa con i diversi aspetti della cultura umana: arte, scienza, lavoro, letteratura…”. Per Papa Francesco, infatti, “il cristianesimo unisce trascendenza e incarnazione; rivitalizza sempre il pensiero e la vita, di fronte alla delusione e al disincanto che invadono i cuori e si diffondono nelle strade”.

La “responsabilità sociale” richiede “un certo tipo di paradigma culturale e, conseguentemente, di politica”: “Siamo responsabili della formazione di nuove generazioni, capaci nell’economia e nella politica, e ferme sui valori etici”. È la seconda attitudine raccomandata dal Papa alla classe dirigente del Brasile. “Il futuro – ha spiegato – esige da noi una visione umanista dell’economia e una politica che realizzi sempre più e meglio la partecipazione della gente, eviti gli élitarismi e sradichi la povertà”. “Che nessuno sia privo del necessario e che a tutti sia assicurata dignità, fratellanza e solidarietà: questa è la strada da seguire”, ha detto il Papa scendendo nelle raccomandazioni concrete e ricordando che, dai tempi del profeta Amos, “le grida che chiedono giustizia continuano ancor oggi”. “Chi ha un ruolo di guida – ha ammonito il Papa – deve avere obiettivi molto concreti e ricercare i mezzi specifici per raggiungerli, ma ci può essere il pericolo della disillusione, dell’amarezza, dell’indifferenza, quando le aspirazioni non si avverano”. Tuttavia, “la virtù dinamica della speranza spinge ad andare sempre oltre, a impiegare tutte le energie e le capacità in favore delle persone per cui si opera, accettando i risultati e creando condizioni per scoprire nuovi percorsi, donandosi anche senza vedere risultati, ma mantenendo viva la speranza”.

 “Chi agisce responsabilmente colloca la propria azione davanti ai diritti degli altri e davanti al giudizio di Dio. Questo senso etico appare oggi come una sfida storica senza precedenti”. Rivolgendosi alla classe dirigente del Brasile, il Papa ha usato parole forti per richiamare ciascuno alle proprie responsabilità: “Oltre alla razionalità scientifica e tecnica – ha detto – nella situazione attuale s’impone il vincolo morale con una responsabilità sociale e profondamente solidale”. Poi il Papa è entrato nel dettaglio dell’esercizio concreto delle proprie responsabilità pubbliche o istituzionali: “La leadership – ha spiegato – sa scegliere la più giusta delle opzioni dopo averle considerate partendo dalla propria responsabilità e dall’interesse per il bene comune; questa è la forma per andare al centro dei mali di una società e vincerli anche con l’audacia di azioni coraggiose e libere”. “Nella nostra responsabilità, pur sempre limitata – ha ammonito – è importante comprendere tutta la realtà, osservando, soppesando, valutando, per prendere decisioni nel momento presente, ma allargando lo sguardo verso il futuro, riflettendo sulle conseguenze delle decisioni”.

“Tra l’indifferenza egoista e la protesta violenta c’è un’opzione sempre possibile: il dialogo. Il dialogo tra le generazioni, il dialogo con il popolo, la capacità di dare e ricevere, rimanendo aperti alla verità”. È il “dialogo costruttivo”, per il Papa, il terzo requisito richiesto allo “sguardo” di chi riveste cariche pubbliche, “oltre all’umanesimo integrale che rispetti la cultura originale e alla responsabilità solidale”. “Un Paese cresce – ha ammonito il Papa – quando dialogano in modo costruttivo le sue diverse ricchezze culturali: cultura popolare, cultura universitaria, cultura giovanile, cultura artistica e tecnologica, cultura economica e cultura familiare, e cultura dei media”. Per Papa Francesco, “è impossibile immaginare un futuro per la società senza un forte contributo di energie morali in una democrazia che non sia mai immune dal rimanere chiusa nella pura logica di rappresentanza degli interessi costituiti”. “Fondamentale”, a questo proposito, è “il contributo delle grandi tradizioni religiose, che svolgono un fecondo ruolo di lievito della vita sociale e di animazione della democrazia”. “Favorevole alla pacifica convivenza tra religioni diverse – ha proseguito il Papa – è la laicità dello Stato, che, senza assumere come propria nessuna posizione confessionale, rispetta e valorizza la presenza del fattore religioso nella società, favorendone le sue espressioni concrete”.

“Oggi, o si scommette sulla cultura dell’incontro, o tutti perdono”, la tesi di fondo del Papa, che ha rivelato: “Quando i leader dei diversi settori mi chiedono un consiglio, la mia risposta è sempre la stessa: dialogo, dialogo, dialogo”. “L’unico modo di crescere per una persona, una famiglia, una società, l’unico modo per far progredire la vita dei popoli – ha spiegato – è la cultura dell’incontro, una cultura in cui tutti hanno qualcosa di buono da dare e tutti possono ricevere qualcosa di buono in cambio”, perché “l’altro ha sempre qualcosa da darmi, se sappiamo avvicinarci a lui con atteggiamento aperto e disponibile, senza pregiudizi”. Solo così, ha assicurato il Papa, “può crescere una buona intesa fra le culture e le religioni, la stima delle une per le altre senza precomprensioni gratuite e nel rispetto per i diritti di ciascuna”. “La fraternità tra gli uomini e la collaborazione per costruire una società più giusta non sono un’utopia, ma sono il risultato di uno sforzo concertato di tutti in favore del bene comune”, ha concluso il Papa.

“Io sono piccolo davanti a questa folla”. La testimonianza di un giovane, che dà voce a quella d’innumerevoli suoi coetanei. Quelli delle strade di Rio, vite a volte così difficili che rischiano di perdersi. Sono le parole di Walmir Junior, che oggi, prima del discorso pronunciato dal Papa alla classe dirigente del Brasile, all’interno del teatro municipale di Rio ha preso la parola, in maniche di camicia, visibilmente emozionato fin dall’inizio del suo discorso, semplice ma intenso, profondo, pronunciato con la convinzione di chi ce l’ha fatta. Walmir, un passato quasi da “meninho de rua”, un presente da laureato alla Pontificia Università Cattolica di Rio. “Amare il prossimo è fuori moda”: una “provocazione”, questa, che Walmir ha raccontato di aver voluto raccogliere, per vivere controcorrente grazie alla sua fede. “Ho sempre voluto cambiare la mia vita, cambiando la vita degli altri”, ha rivelato. Poi giunto quasi al termine del suo discorso ha detto “sono un po’ nervoso”, con un sorriso si è rivolto al Papa e poi si è visibilmente commosso, è stato sopraffatto dalla commozione. Così Walmir ha lasciato il suo leggio per slanciarsi di corsa verso Papa Francesco, tra di loro un lungo e intenso abbraccio, ricambiato da un Papa che durante il discorso del giovane brasiliano non gli ha mai tolto gli occhi di dosso, girando appositamente la testa dalla sua parte.