Vita Chiesa

Gmg Rio, catechesi card. Betori: «La speranza è una virtù difficile»

Oggi lo è in modo particolare, perché si trova compressa «da un’ideologia scientista che domina molto pensare scientifico e tecnologico e, a partire da questo ambito, pretende di occupare l’intero spazio dell’esperienza umana». Essenziale in questa visione è «la concezione deterministica del reale, per la quale non ci può essere orizzonte di finalità e neppur di libertà». Nati dal caso, «saremmo legati da cieche leggi naturali che non lascerebbero spazio ad alcuna scelta e quindi a nessuna etica. Soprattutto non ci sarebbe un futuro da costruire secondo un progetto e una valutazione del bene e del male, ma solo l’asservimento a processi evolutivi di cui saremmo schiavi». Questa è una «lettura semplicistica del mondo naturale». La scienza, quella vera, «non si rispecchia in questo determinismo cieco». Inoltre, la scienza non può pretendere di dire il tutto della realtà, ma deve limitarsi alla dimensione del come delle cose, lasciando spazio ad altri approcci, filosofici e religiosi, per addentrarsi nel mondo dei perché».

 «Si apre così davanti a noi – ha sottolineato il cardinale Betori – l’orizzonte ampio della speranza, come futuro che si determina nell’incrocio tra il dono e la libertà, il dono di senso che per noi è la rivelazione di Dio e l’esercizio responsabile della nostra risposta». Ma, ha proseguito l’arcivescovo, «la speranza oggi è virtù particolarmente difficile anche in quanto si deve misurare contro un altro ostacolo, quello che le viene opposto dall’ideologia narcisistica dell’autodeterminazione assoluta di un uomo che non avrebbe limiti alla costruzione di sé». Anche in questo caso, infatti, «saremmo svincolati da ogni responsabilità e libertà, perché avremmo solo da seguire pulsioni e desideri – per lo più indotti – di cui si nutrirebbe il nostro io». Così, «dissolvendosi in un cielo senza riferimenti, perché privo delle nozioni di bene e di male, la speranza rischia di svanire, come proiezione verso il futuro, a favore di un presente in cui si vorrebbe tutto e subito. La speranza, che apre a un progetto, a un itinerario, verrebbe sostituita da una volontà di potenza a cui tutto dovrebbe essere asservito, premessa di una società frammentata e conflittuale». Allora, «abbiamo bisogno di recuperare il vero volto della speranza, come ciò che dal futuro illumina il presente e, ponendosi come un traguardo, chiarisce il cammino». eve essere «specchio di questa paternità di Dio per i fratelli». Inoltre, «l’uomo è caro al cuore di Dio. Nessuno è orfano: Dio non è astratto e lontano, non è energia cosmica, ma è volto, vicinanza e compagnia come sulla via di Emmaus». Infine, alla domanda «dove vado?», il cardinale Bagnasco ha risposto: «Verso la vita piena».