Vita Chiesa

Grosseto, messaggio del vescovo: «Da San Lorenzo impariamo compassione e impegno»

«Una festa è povera se è solo una data del calendario. Prepariamoci a celebrare bene san Lorenzo e la festa nasca nuova e ricca dalla generosità di tutti, nell’animo e nelle opere». E’ l’invito che il vescovo di Grosseto Rodolfo Cetoloni rivolge a tutta la comunità cristiana, alle istituzioni, ai grossetani, attraverso il messaggio per le Feste Laurenziane 2016, stampato in 10mila copie e distribuito in tutte le parrocchie, negli info point turistici e in altri punti di aggregazione.

Il Vescovo lega il senso delle celebrazioni del patrono all’Anno giubilare della misericordia nella quale siamo immersi. E richiamando il senso biblico del giubileo come «tempo di riposo per la terra e di ritorno alle origini», un «nuovo inizio delle relazioni sociali, economiche, giuridiche, fondato sul valore di ogni persona e delle cose così come le ve vede Dio», sottolinea che «la misericordia è un bene senza fine, grande, immenso. Per la fede biblica è la dimensione tipica, eterna e quotidiana di Dio verso ogni persona e verso tutto il Creato».

Se, dunque, la misericordia deve diventare «la dimensione interiore nell’esercizio delle nostre azioni personali, dal pensare all’agire, dal cercare di costruire, al ri-costruire sempre», Lorenzo, diacono e martire, ci indica come vivere la misericordia e la compassione nei confronti dei più fragili e dei poveri.

«Lorenzo -scrive mons. Cetoloni – pensava ogni persona in quell’unica misura dell’Amore che ci fa esistere e dal quale nulla può strapparci», perché «sapeva, nella fede in Cristo, di essere egli stesso un tesoro per il quale il Padre delle misericordie aveva dato tutto». Credeva che «questo modo era un frammento che poteva cambiare i rapporti, spezzare l’ingiustizia in cui schiavi e poveri erano schiacciati, offriva nuovi sentieri per una società umana più civile e fraterna».

E a noi cosa suggerisce la festa di san Lorenzo in questo anno giubilare? «Prima di tutto – scrive il Vescovo – ci insegna ad avere fiducia, a fidarsi, a non avere paura, ad immergerci nell’oceano della misericordia di Dio» ed individua un frutto immediato di questa fiducia: la sua trasformazione «in azioni e opere pratiche», in quella «delicata fantasia della carità» che può far scoprire «mille occasioni di misericordia: in famiglia, sul lavoro, nella scuola, nelle nostre relazioni quotidiane».

Il Vescovo invita, poi, ad allargare lo sguardo e a passare dalla delega ad una sempre più forte capacità di lasciarsi coinvolgere dalla realtà. Egli invita «a non fermarsi a guardare, ad aspettare in atteggiamenti poco costruttivi o a continuare a delegare. E’ necessario che ogni persona, ogni associazione e istituzione si scuota nella sua capacità di pensare, agire, inventare, creare, sostenere situazioni nuove, uscendo da individualismi ed estremismi infecondi». Il desiderio di «maggiore vitalità», infatti, «si percepisce ovunque», ma «non è automatico», esso «nasce sempre dalla dedizione generosa e costante delle persone».

Per questo il Vescovo esorta singoli e comunità a riscoprire il valore delle opere di misericordia spirituale e corporale «sintesi espressiva dell’umanesimo cristiano, che ha generato nei secoli tante attività sociali e tante opere di bene ancora capaci di rispondere ai bisogni attuali con lo stesso ardore e con forme nuove».