Vita Chiesa

I MEDIA E LA PACE: MESSAGGIO DEL PAPA PER LA GIORNATA DELLE COMUNICAZIONI

I media sono oggi “attori chiave” nel mondo, e hanno un “enorme potere” che chiede ai giornalisti di essere “agenti di verità, giustizia, libertà e amore”, a favore di un “ordine sociale” basato sul “bene comune universale”. E’ quanto scrive il Papa, nel Messaggio per la 37a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che si celebrerà il 1° giugno sul tema: “I mezzi della comunicazione sociale al servizio di un’autentica pace alla luce della ‘Pacem in terris'”.

A 40 anni dall’enciclica di Giovanni XXIII, esordisce il Papa nel messaggio – diffuso, com’è tradizione, nel giorno della Festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti – “la divisione tra i popoli in blocchi opposti è in gran parte un doloroso ricordo del passato, ma la pace, la giustizia e la stabilità sociale mancano ancora in molte parti del mondo. Il terrorismo, il conflitto in Medio Oriente e in altre regioni, le minacce e le contro-minacce, l’ingiustizia, lo sfruttamento e gli attacchi alla dignità e alla santità della vita umana, sia prima sia dopo la nascita, sono sconfortanti realtà della nostra epoca”. Oggi, annota Giovanni Paolo II, “il potere dei media nel creare rapporti umani ed influenzare la vita politica e sociale, sia nel bene che nel male, è cresciuto enormemente”: di qui la “responsabilità ineluttabile” dei giornalisti per “il rispetto per la verità”. No, quindi, a media come “agenti di propaganda e disinformazione, al servizio di interessi ristretti, di pregiudizi nazionali, etnici, razziali e religiosi, di avidità materiale e di false ideologie”: tutti “errori”, questi, che per il Papa devono essere “contrastati”, non solo “dagli uomini e dalle donne che operano nei media, ma anche dalla Chiesa”. La parte centrale del messaggio papale è dedicata al rapporto tra informazione e globalizzazione: “l’estensione globale dei media”, ammonisce il Papa, “comporta speciali responsabilità”, e il loro compito consiste nel non favorire “la divisione tra i gruppi, in nome della lotta di classe, del nazionalismo esasperato, della supremazia razziale, della pulizia etnica”. Anche “mettere l’uno contro l’altro in nome della religione” è per il Papa “un errore particolarmente grave contro la verità e la giustizia”, come lo è “un atteggiamento discriminatori nei confronti delle diverse convinzioni religiose”.

I media “ostacolano la libertà quando si allontanano da quello che è vero, diffondendo falsità o creando un clima di insana reazione emotiva di fronte agli eventi”, scrive ancora il Papa nel Messaggio per la prossima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, e ammonisce: “se i media sono al servizio della libertà, essi stessi devono essere liberi e devono utilizzare questa libertà in modo corretto”, partendo dalla consapevolezza che “solo quando le persone hanno libero accesso ad una informazione verace e sufficiente, possono perseguire il bene comune”.

Lo “status privilegiato” dei media, osserva dunque Giovanni Paolo II, li “obbliga a porti al di sopra delle questioni puramente economiche e a mettersi al servizio dei veri bisogni e del vero benessere della società”: sì, allora, ad “una certa regolamentazione pubblica dei media”, no invece al “controllo governativo”. “I cronisti e i giornalisti – sottolinea il Papa –hanno il grave dovere di seguire le indicazioni della loro coscienza morale e di resistere alle pressioni che li sollecitano ad ‘adattare’ la verità, al fine di soddisfare le pretese dei ricchi e del potere politico”, Anche i “settori più deboli della società”, per il Papa, devono poter svolgere “un ruolo effettivo e responsabile, nel decidere i contenuti dei media e determinare le strutture e le linee di condotta delle comunicazioni sociali”.

I mass media, si legge a chiusura del messaggio, sono “attori chiave nel mondo di oggi”, ed “il loro potere è tale che in poco tempo possono provocare una reazione pubblica positiva o negativa agli eventi”. In questo contesto, “gli uomini e le donne dei media sono tenuti a contribuire alla pace in ogni parte del mondo, abbattendo le barriere della diffidenza, prendendo in considerazione il punto di vista degli altri e sforzandosi sempre di incoraggiare le persone e le nazioni alla comprensione reciproca e al rispetto”, fino “alla riconciliazione e alla misericordia”. Una “sfida enorme”, la definisce il Papa, ma dalla quale “dipendono in gran parte” non solo la “realizzazione personale” dei giornalisti – chiamati “per vocazione e per professione ad essere agenti di verità, giustizia, libertà e amore”, al “servizio del bene comune universale” – ma anche “la pace e la felicità del mondo”. Sir

Il testo integrale del Messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali 2003