Vita Chiesa

Il Papa invoca la «pedagogia della pace»

“Davanti a scenari di terrorismo e violenza che non accennano a dissolversi, la religione non può che essere foriera di pace”: lo ha detto Benedetto XVI nel messaggio inviato al vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino, nel 20° anniversario dell’incontro interreligioso di preghiera per la pace inaugurato da Giovanni Paolo II il 27 ottobre 1986 nella città di San Francesco.

“Nonostante le differenze che caratterizzano i vari cammini religiosi, il riconoscimento dell’esistenza di Dio, a cui gli uomini possono pervenire anche solo partendo dall’esperienza del creato non può non disporre i credenti a considerare gli altri esseri umani come fratelli. A nessuno è dunque lecito assumere il motivo della differenza religiosa come presupposto o pretesto di un atteggiamento bellicoso verso altri esseri umani” ha proseguito il Papa, aggiungendo: “La pace è un valore in cui confluiscono tante componenti. Per costruirla, sono certo importanti le vie di ordine culturale, politico, economico. In primo luogo però la pace va costruita nei cuori. Qui infatti si sviluppano sentimenti che possono alimentarla o, al contrario, minacciarla, indebolirla, soffocarla”.

Il Pontefice ha voluto ricordare “tra gli aspetti qualificanti dell’Incontro del 1986”, il “valore della preghiera nella costruzione della pace” testimoniato da esponenti di diverse tradizioni religiose “non a distanza”, ma nel contesto di un incontro: “In questo modo gli oranti delle varie religioni poterono mostrare, con il linguaggio della testimonianza, come la preghiera non divida ma unisca, e costituisca un elemento determinante per un’efficace pedagogia della pace, imperniata sull’amicizia, sull’accoglienza reciproca, sul dialogo tra uomini di diverse culture e religioni. Di questa pedagogia abbiamo più che mai bisogno – ha sottolineato – specialmente guardando alle nuove generazioni. Tanti giovani, nelle zone del mondo segnate da conflitti, sono educati a sentimenti di odio e di vendetta, entro contesti ideologici in cui si coltivano i semi di antichi rancori e si preparano gli animi a future violenze. Occorre abbattere tali steccati e favorire l’incontro”.

Il Papa ha anche evidenziato la figura di San Francesco, di cui ricorre l’ottavo centenario della conversione: “In effetti, il Poverello incarnò in modo esemplare la beatitudine proclamata da Gesù nel Vangelo: «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5, 9). La testimonianza che egli rese nel suo tempo ne fa un naturale punto di riferimento per quanti anche oggi coltivano l’ideale della pace, del rispetto della natura, del dialogo tra le persone, tra le religioni e le culture”.Misna

Messaggio di Benedetto XVI per l’Incontro interreligioso di Assisi

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L’appello di pace conclusivo