Vita Chiesa

Iniziazione cristiana, le proposte per rinnovare la catechesi

L’iniziazione cristiana è tra le più importanti azioni ecclesiali, perché tramite essa si viene introdotti alla vita cristiana vissuta con maturità e consapevolezza, nella comunità cristiana. Questa affermazione, di per sé, semplice e scontata è nella realtà dei fatti messa duramente alla prova dal fenomeno facilmente constatabile che i ragazzi continuano dopo la cresima a partecipare alla vita della comunità cristiana solo in piccola percentuale. La stessa constatazione si potrebbe fare, e forse sarebbe anche più grave, se ci domandassimo la consapevolezza della propria vita spirituale e della propria adesione al vangelo di quanti hanno concluso l’itinerario di iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi.

Non importa fare analisi sociologiche o ricerche complicate per constatare questo fenomeno che denota un profondo disagio della catechesi in Italia, e nel mondo, che sembra non riuscire più a introdurre i ragazzi alla vita di fede. Si potrebbe dire che la catechesi oggi accompagna i giovani per molti anni, in modo spesso anche piacevole e ben accolto, ma non li introduce nel Mistero della fede e della testimonianza cristiana ed ecclesiale.

Il fenomeno è noto, e da anni la Chiesa in Italia e nel mondo si interroga sul perché questo avviene e sul come rispondere a questa situazione. I vescovi italiani hanno invitato in questi ultimi due decenni a una profonda conversione pastorale delle parrocchie e in special modo hanno autorizzato sperimentazioni catechistiche che hanno portato diocesi in Italia a mutare il loro impianto catechistico anche radicalmente. Ultimamente anche il Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione ha ribadito nei documenti preparatori e poi nelle proposizioni che da come la Chiesa saprà rivedere le sue pratiche di introduzione alla fede dipenderà il futuro delle chiese nel mondo e in particolare in occidente. Infine nell’anno passato l’Ufficio Catechistico Nazionale (Ucn) ha indetto in tutte le regioni italiane una serie di convegni volti a monitorare l’andamento della catechesi in Italia, le sperimentazioni in atto, e i suggerimenti per un ripensamento globale dei percorsi di iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi. A livello nazionale inoltre la commissione episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi, insieme all’Ucn sta portando avanti una serie di seminari di studio nazionali per giungere con il consenso e il contributo di vescovi ed esperti del settore alla individuazione di alcuni Orientamenti condivisi, che aggiornino e rinnovino il Documento di Base per la Catechesi, in quegli aspetti che le mutate condizioni culturali e antropologiche rispetto a quelle di 40 anni fa, hanno reso necessarie. Questo documento degli Uffici Catechistici Toscani, nato dalla collaborazione di tutti i direttori della toscana coordinati e guidati da mons. Simone Giusti, vescovo di Livorno e delegato Cet per la catechesi, si inserisce in questo ampio movimento di riflessione e ripensamento della catechesi in Italia. Il documento parte dalla convinzione forte che il Vangelo è ancora un dono capace di rendere bella e buona la vita degli uomini di oggi, ma allo stesso tempo prende atto di una crisi profonda che nasce dal mutamento culturale che i nostri itinerari di iniziazione cristiana non hanno saputo adeguatamente seguire. In particolare il documento individua come problema di fondo della catechesi l’inadeguatezza dei modelli pedagogici che vi sottostanno. Questo significa che non si tratta tanto di cambiare i contenuti della catechesi, quanto di cambiare il modo con cui si comunicano e soprattutto con cui si aiutano i ragazzi ad assimilare, a vivere, a capire e a fare propri quei contenuti.

«Nelle proposte attuali i tempi della catechesi sono ancora ritmati dal comprendere. Essi si basano sulla domanda: quanto tempo occorre per sapere l’alfabeto della fede cristiana? Non sono modulati secondo la domanda: quanto tempo occorre per far interessare, desiderare e abilitare alla vita cristiana». Così si esprime il documento che invita a costruire itinerari di iniziazione cristiana dei ragazzi che tengano conto delle condizioni dei ragazzi di oggi che, ad esempio imparano più nel gruppo dei pari piuttosto che da adulti o autorità tradizionali, che riconoscono come vero solo quello che sentono e sperimentano. La preoccupazione dunque della catechesi oggi deve essere quella di pensare modelli pedagogici di trasmissione della fede che rispettino la libertà dei ragazzi, che li porti ad una scelta personale e consapevole, attraverso un cammino dove essi possano non solo apprendere chi è il Cristo ma anche sperimentarlo. Sarà perciò decisivo nella catechesi porsi il problema non dell’età della cresima, ma di abilitare i ragazzi a vivere la cresima. Questo significa che la catechesi dovrà essere ripensata per obiettivi educativi, in un percorso che aiuti i ragazzi a maturare la capacità e le abilità necessarie per vivere la fede nella comunità cristiana.

Il documento degli Uffici catechistici toscani dopo aver ricordato nella prima parte le idee cardine che inducono ad una conversione pastorale, si pone il problema di quale direzione prendere per il rinnovamento della Iniziazione cristiana dei ragazzi, infine propone alcuni punti fermi per costruire itinerari di Iniziazione cristiana nella linea della Receptio. In quest’ultima parte si troveranno suggerimenti concreti delle tappe da rispettare perché la catechesi sia non solo tràdita (la traditio), cioè comunicata, ma anche recepita (la receptio), cioè accolta. Tra i molti elementi suggeriti ne segnalo solo alcuni, tra cui la necessità di organizzare itinerari catechistici senza tempi predefiniti, l’invito a prendersi in carico la formazione dei catechisti in maniera più forte e decisa di quanto si sia fatto fino ad oggi, la necessità di un’adeguata pedagogia della fede, esperienziale e catecumenale, e infine il necessario coinvolgimento di tutta la comunità cristiana nel processo educativo. Questo documento dunque non propone ricette preconfezionate per la catechesi, ma traccia un cammino, e indica degli orizzonti. Il suo contributo vuole anzitutto essere quello di invitare a capire la crisi che stiamo vivendo, perché non di rado la forza di compiere scelte nuove nasce da una nuova comprensione delle cose. La sfida sarà quella di riuscire ad organizzarsi nelle diocesi e nelle parrocchie perché le competenze da acquisire e i necessari cambiamenti da operare, possano concretamente essere messi in atto. La sfida non solo è impossibile, ma anzi è entusiasmante, solo che si prenda coscienza di essere attori di un cambiamento epocale che se da una parte vede il morire di forme di cristianesimo, dall’altro vede l’alba di una nuova epoca cristiana, dove il Vangelo ha ancora molto da dire.

*Responsabile della Commissione regionale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi

Il DocumentoSi intitola «L’iniziazione cristiana in Toscana» il documento della Conferenza Episcopale Toscana che fa il punto sui percorsi di rinnovamento della catechesi.  La nota è stata diffusa durante il seminario di studio regionale che si è svolto venerdì 25 e sabato 26 gennaio al Centro Regina Mundi di Calambrone (Pisa), sul tema «Giovani e Vangelo: un incontro ancora possibile».

Il documento sulla catechesi, realizzato dagli Uffici catechistici delle diocesi toscane, propone fin dal sottotitolo alcune domande fondamentali. Come annunciare Cristo alle nuove generazioni? Quale percorso di risposta al dono della fede si può proporre, oggi, a bambini e ragazzi? Il libretto (24 pagine) contiene una introduzione a firma di don Cristiano D’Angelo, responsabile della Commissione regionale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi, quindi riporta l’intervento che il cardinale Giuseppe Betori (arcivescovo di Firenze e presidente della onferenza episcopale toscana) ha pronunciato lo scorso 28 aprile a Casalguidi, durante il convegno catechistico regionale, dedicato proprio al tema del rinnovamento dell’iniziazione cristiana.

La seconda parte del documento riporta invece le tesi elaborate dai direttori degli Uffici catechistici diocesani, con il contributo di esperti e teologi. Il documento, che ha avuto il consenso alla pubblicazione da parte dei Vescovi toscani, si propone come «solida base sulla quale costruire in ogni Diocesi, nel rispetto delle peculiarità di ogni singola Chiesa locale, un efficace percorso per generare giovani cristiani».